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Respuesta  Mensaje 1 de 15 en el tema 
De: solidea  (Mensaje original) Enviado: 22/05/2012 14:06
 
Santa Rita da Cascia
Vedova e religiosa
Roccaporena,  Cascia, Perugia, c. 1381 - Cascia, Perugia, 22 maggio 1447

22 maggio - Memoria Facoltativa

Santa Rita da Cascia, una delle sante più venerate in Italia  è stata beatificata ben 180 anni dopo la sua morte e addirittura proclamata santa a 453 anni dalla morte. Quindi una santa che ha avuto un cammino ufficiale per la sua canonizzazione molto lento. Rita ha il titolo di “santa dei casi impossibili”, cioè di quei casi clinici o di vita, per cui non ci sono più speranze e che con la sua intercessione, tante volte miracolosamente si sono risolti. Nacque intorno al 1381 a Roccaporena, un villaggio montano a 710 metri s. m. nel Comune di Cascia, in provincia di Perugia; i suoi genitori Antonio Lottius e Amata Ferri erano già in età matura quando si sposarono e solo dopo dodici anni di vane attese, nacque Rita, accolta come un dono della Provvidenza. La vita di Rita fu intessuta di fatti prodigiosi, che la tradizione, più che le poche notizie certe che possediamo, ci hanno tramandato; ma come in tutte le leggende c’è alla base senz’altro un fondo di verità. Si racconta quindi che la madre molto devota, ebbe la visione di un angelo che le annunciava la tardiva gravidanza, che avrebbero ricevuto una figlia e che avrebbero dovuto chiamarla Rita. Poiché a Roccaporena mancava una chiesa con fonte battesimale, la piccola Rita venne battezzata nella chiesa di S. Maria della Plebe a Cascia e alla sua infanzia è legato un fatto prodigioso; dopo qualche mese, i genitori, presero a portare la neonata con loro durante il lavoro nei campi, riponendola in un cestello di vimini poco distante. E un giorno mentre la piccola riposava all’ombra di un albero, mentre i genitori stavano un po’ più lontani, uno sciame di api le circondò la testa senza pungerla, anzi alcune di esse entrarono nella boccuccia aperta depositandovi del miele. Nel frattempo un contadino che si era ferito con la falce ad una mano, lasciò il lavoro per correre a Cascia per farsi medicare; passando davanti al cestello e visto la scena, prese a cacciare via le api e qui avvenne la seconda fase del prodigio, man mano che scuoteva le braccia per farle andare via, la ferita si rimarginò completamente. L’uomo gridò al miracolo e con lui tutti gli abitanti di Roccaporena, che seppero del prodigio. Rita crebbe nell’ubbidienza ai genitori, i quali a loro volta inculcarono nella figlia tanto attesa, i più vivi sentimenti religiosi; visse un’infanzia e un’adolescenza nel tranquillo borgo di Roccaporena, dove la sua famiglia aveva una posizione comunque benestante e con un certo prestigio legale, perché a quanto sembra ai membri della casata Lottius, veniva attribuita la carica di ‘pacieri’ nelle controversie civili e penali del borgo. Già dai primi anni dell’adolescenza Rita manifestò apertamente la sua vocazione ad una vita religiosa, infatti ogni volta che le era possibile, si ritirava nel piccolo oratorio, fatto costruire in casa con il consenso dei genitori, oppure correva al monastero di Santa Maria Maddalena nella vicina Cascia, dove forse era suora una sua parente.  Aveva tredici anni quando i genitori, forse obbligati a farlo, la promisero in matrimonio a Fernando Mancini, un giovane del borgo, conosciuto per il suo carattere forte, impetuoso, perfino secondo alcuni studiosi, brutale e violento. Rita non ne fu entusiasta, perché altre erano le sue aspirazioni, ma in quell’epoca il matrimonio non era tanto stabilito dalla scelta dei fidanzati, quando dagli interessi delle famiglie, pertanto ella dovette cedere alle insistenze dei genitori e andò sposa a quel giovane ufficiale che comandava la guarnigione di Collegiacone, del quale “fu vittima e moglie”, come fu poi detto. Da lui sopportò con pazienza ogni maltrattamento, senza mai lamentarsi, chiedendogli con ubbidienza perfino il permesso di andare in chiesa. Con la nascita di due gemelli e la sua perseveranza di rispondere con la dolcezza alla violenza, riuscì a trasformare con il tempo il carattere del marito e renderlo più docile; fu un cambiamento che fece gioire tutta Roccaporena, che per anni ne aveva dovuto subire le angherie. I figli Giangiacomo Antonio e Paolo Maria, crebbero educati da Rita Lottius secondo i principi che le erano stati inculcati dai suoi genitori, ma essi purtroppo assimilarono anche gli ideali e regole della comunità casciana, che fra l’altro riteneva legittima la vendetta. E venne dopo qualche anno, in un periodo non precisato, che a Rita morirono i due anziani genitori e poi il marito fu ucciso in un’imboscata una sera mentre tornava a casa da Cascia; fu opera senz’altro di qualcuno che non gli aveva perdonato le precedenti violenze subite. Ai figli ormai quindicenni, cercò di nascondere la morte violenta del padre, ma da quel drammatico giorno, visse con il timore della perdita anche dei figli, perché aveva saputo che gli uccisori del marito, erano decisi ad eliminare gli appartenenti al cognome Mancini; nello stesso tempo i suoi cognati erano decisi a vendicare l’uccisione di Fernando Mancini e quindi anche i figli sarebbero stati coinvolti nella faida di vendette che ne sarebbe seguita. Narra la leggenda che Rita per sottrarli a questa sorte, abbia pregato Cristo di non permettere che le anime dei suoi figli si perdessero, ma piuttosto di toglierli dal mondo, “Io te li dono. Fà di loro secondo la tua volontà”. Comunque un anno dopo i due fratelli si ammalarono e morirono, fra il dolore cocente della madre. S. Rita è un modello di donna adatto per i tempi duri. I suoi furono giorni di un secolo tragico per le lotte fratricide, le pestilenze, le carestie, con gli eserciti di ventura che invadevano di continuo l’Italia e anche se nella bella Valnerina questi eserciti non passarono, nondimeno la fame era presente.  Ormai libera da vincoli familiari, si rivolse alle Suore Agostiniane del monastero di S. Maria Maddalena di Cascia per essere accolta fra loro; ma fu respinta per tre volte, nonostante le sue suppliche. I motivi non sono chiari, ma sembra che le Suore temessero di essere coinvolte nella faida tra famiglie del luogo e solo dopo una riappacificazione, avvenuta pubblicamente fra i fratelli del marito ed i suoi uccisori, essa venne accettata nel monastero. Per la tradizione, l’ingresso avvenne per un fatto miracoloso, si narra che una notte, Rita come al solito, si era recata a pregare sullo “Scoglio” (specie di sperone di montagna che s’innalza per un centinaio di metri al disopra del villaggio di Roccaporena), qui ebbe la visione dei suoi tre santi protettori, che la trasportarono a Cascia, introducendola nel monastero, si cita l’anno 1407; quando le suore la videro in orazione nel loro coro, nonostante tutte le porte chiuse, convinte dal prodigio e dal suo sorriso, l’accolsero fra loro. Quando avvenne ciò Rita era intorno ai trent’anni e benché fosse illetterata, fu ammessa fra le monache coriste, cioè quelle suore che sapendo leggere potevano recitare l’Ufficio divino, ma evidentemente per Rita fu fatta un’eccezione, sostituendo l’ufficio divino con altre orazioni. La nuova suora s’inserì nella comunità conducendo una vita di esemplare santità, praticando carità e pietà e tante penitenze, che in breve suscitò l’ammirazione delle consorelle. Devotissima alla Passione di Cristo, desiderò di condividerne i dolori e questo costituì il tema principale delle sue meditazioni e preghiere. Gesù l’esaudì e un giorno nel 1432, mentre era in contemplazione davanti al Crocifisso, sentì una spina della corona del Cristo conficcarsi nella fronte, producendole una profonda piaga, che poi divenne purulenta e putrescente, costringendola ad una continua segregazione. Si era talmente immedesimata nella Croce, che visse nella sofferenza gli ultimi quindici anni, logorata dalle fatiche, dalle sofferenze, ma anche dai digiuni e dall’uso dei flagelli, che erano tanti e di varie specie; negli ultimi quattro anni si cibava così poco, che forse la Comunione eucaristica era il suo unico sostentamento e fu costretta a restare coricata sul suo giaciglio. E in questa fase finale della sua vita, avvenne un altro prodigio, essendo immobile a letto, ricevé la visita di una parente, che nel congedarsi le chiese se desiderava qualcosa della sua casa di Roccaporena e Rita rispose che le sarebbe piaciuto avere una rosa dall’orto, ma la parente obiettò che si era in pieno inverno e quindi ciò non era possibile, ma Rita insisté. Tornata a Roccaporena la parente si recò nell’orticello e in mezzo ad un rosaio, vide una bella rosa sbocciata, stupita la colse e la portò da Rita a Cascia, la quale ringraziando la consegnò alle meravigliate consorelle. Così la santa vedova, madre, suora, divenne la santa della ‘Spina’ e la santa della ‘Rosa’; nel giorno della sua festa questi fiori vengono benedetti e distribuiti ai fedeli. Il 22 maggio 1447 Rita si spense, mentre le campane da sole suonavano a festa, annunciando la sua ‘nascita’ al cielo. Si narra che il giorno dei funerali, quando ormai si era sparsa la voce dei miracoli attorno al suo corpo, comparvero delle api nere, che si annidarono nelle mura del convento e ancora oggi sono lì, sono api che non hanno un alveare, non fanno miele e da cinque secoli si riproducono fra quelle mura. Il corpo riposa incorrotto in un’urna trasparente, esposto alla venerazione degli innumerevoli fedeli, nella cappella della santa nella Basilica-Santuario di S. Rita a Cascia.

 

Patronato: Donne maritate infelicemente, Casi disperati

 Etimologia: Rita = accorc. di Margherita 

Autore: Antonio Borrelli



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Respuesta  Mensaje 3 de 15 en el tema 
De: Lelina Enviado: 22/05/2012 20:06
 
Santa Rita da Cascia Vedova e religiosa
22 maggio

La tradizione ci racconta che, portata alla vita religiosa, fu data in sposa ad un uomo brutale e violento che, convertito da lei , venne in seguito ucciso per una vendetta. I due figli giurarono di vendicarlo e Rita, non riuscendo a dissuaderli, pregò Dio farli piuttosto morire. Quando ciò si verificò, Rita si ritirò nel locale monastero delle Agostiniane di Santa Maria Maddalena. Qui condusse una santa vita con una particolare spiritualità in cui veniva privilegiata la Passione di Cristo. Durante un'estasi ricevette una speciale stigmata sulla fronte, che le rimase fino alla morte. La sua esistenza di moglie di madre cristiana, segnata dal dolore e dalle miserie umane, è ancora oggi un esempio.
 

Respuesta  Mensaje 4 de 15 en el tema 
De: Nando1 Enviado: 23/05/2012 05:33

Respuesta  Mensaje 5 de 15 en el tema 
De: lucy46 Enviado: 22/05/2014 06:14

Respuesta  Mensaje 6 de 15 en el tema 
De: marinaeisuoiangeli Enviado: 22/05/2014 07:56

Respuesta  Mensaje 7 de 15 en el tema 
De: Rubacuori Enviado: 22/05/2014 15:45
 
SANTA RITA DA CASCIA

La giovinezza

La prima parte della vita di Rita è oscura, le fonti scritte sono alquanto tarde, come ad esempio la ricostruzione agiografica fatta nel 1610 da Agostino Cavallucci con la Documentazione Ritiana Antica (D.R.A).
Essendo in possesso di pochi documenti scritti per ricostruirne la biografia, occorre in parte rifarsi alla leggenda. La maggior parte delle biografie composte sui dati certi concordano nel fatto che sia nata a Roccaporena, a circa cinque chilometri da Cascia (PG), e che il suo nome derivi dal nome Margherita. Studi incrociati e ricerche confermano che sia nata nel 1381 e morta nel 1457, tuttavia per molti anni erano stati accettati rispettivamente il 1371 ed il 1447 (P. Agostino Trapè 'Il messaggio di Rita'). 
Rita morì in età avanzata in relazione al tempo (Medioevo) e al modo in cui era vissuta: le fonti dicono che nei quarant'anni di clausura sottoponeva il suo corpo a penitenze e a digiuni continui.
Rita era figlia unica di Antonio Lotti e Amata Ferri, descritti come persone molto religiose e "pacieri di Cristo" nelle lotte politiche e familiari tra guelfi e ghibellini. La leggenda narra che Rita nacque quando i genitori erano in età avanzata. Furono loro ad insegnarle a leggere e a scrivere e ad educarla ai valori cristiani.
Il primo evento considerato miracoloso per la tradizione è la leggenda delle api, che avrebbero deposto il loro miele sulle labbra della piccola quand'era in culla.
 
La leggenda delle api

La leggenda narra che, mentre i genitori erano occupati a mietere, la piccolissima Rita era stata posta sotto un albero entro una cesta. Un contadino si ferì con la falce ed abbandonò il lavoro per farsi medicare. Passò davanti alla bambina e vide delle api intorno alla cesta e, con la mano ferita, tentò di allontanarle. La ferita si rimarginò. Le api non punsero la piccola Rita, invece le depositarono il miele nella bocca.
Le agiografie la descrivono come una ragazza mite, rispettosa ed obbediente. Affascinata dalla famiglia Agostiniana, Rita in giovane età desiderava farsi suora ma i genitori l'indirizzarono verso il matrimonio.
Era usanza del tempo che i matrimoni fossero programmati presto, soprattutto se i genitori non erano più giovani. In sostanza Rita verso i quindici anni andò sposa a Paolo Mancini (detto anche Paolo di Ferdinando), ufficiale comandante della guarnigione di Collegiacone, descritto come uomo molto orgoglioso e autoritario, discendente della nobile famiglia Mancini. Ebbero due figli, forse gemelli, di nome Giangiacomo Antonio e Paolo Maria. Rita si dedicò senza sosta alla sua famiglia creando le premesse per la conversione di suo marito. In effetti avvicinò il suo sposo alla fede ed educò i figli alla religione. L'unione durò circa diciotto anni. Proprio quando l'unione matrimoniale sembrava andare bene, Paolo Mancini fu ucciso, in piena notte nei pressi di Collegiacone mentre rincasava probabilmente per rancori passati dai suoi ex-compagni ed amici. Rita, credente fino in fondo, perdonò gli assassini del marito, ma si angosciò quando capì che i suoi figli volevano prendere la via della vendetta. Si affidò allora alla preghiera, auspicando la loro morte piuttosto che vederli responsabili di atti di violenza che avrebbero messo in pericolo la loro anima. Poco tempo dopo entrambi si ammalarono e morirono.

L'ingresso nel monastero

Il santuario di Santa Rita a Cascia, posto accanto al monastero agostiniano.
Ormai rimasta sola, Rita volle esaudire quel desiderio che era in lei già dalla giovinezza; il desiderio di prendere i voti e dedicarsi completamente a Dio e a quel carisma Agostiniano che a Cascia era fortemente presente nel monastero di Santa Maria Maddalena. Per tre volte chiese inutilmente di entrare presso il monastero di Santa Maria Maddalena a Cascia. Il suo stato vedovile e forse anche le implicazioni dell'omicidio del marito potrebbero averle ostacolato l'ingresso in monastero. Ma Rita trovò la terza via. Era tradizione medioevale che quando si offendeva con un omicidio, la parte offesa, per vendicare il defunto, doveva incaricare un membro familiare di uccidere i suoi uccisori. Rita impedì di far spargere altro sangue perdonando gli assassini dei due figli e spingendo i parenti a fare altrettanto, abbandonando ogni proposito di vendetta. Dopo aver pacificato gli animi e riconciliato la famiglia di suo marito e quella dell'assassino, Rita entrò in monastero con la benedizione dei familiari rimasti del marito. Secondo la tradizione Rita, in piena notte, fu portata in volo fino dentro le mura del monastero dai suoi tre Santi protettori (Agostino d'Ippona, Giovanni Battista e Nicola da Tolentino) dallo scoglio di Roccaporena (luogo dove andava spesso a pregare). Così la badessa, compresa la vera fede di Rita, l'accolse in monastero, dove visse fino alla morte, dedicandosi alla preghiera. Nel periodo del noviziato la Badessa la mise alla prova facendole annaffiare un arido legno nel chiostro del Monastero, per mettere alla prova la sua vocazione. Dall'amore e dalla costanza della cura l'arido legno riprese vita e dette molti frutti.Ancora oggi nel chiostro è possibile ammirare la meravigliosa vite che ogni anno produce abbondanti frutti, come il roseto ammirabile prima di concludere la visita al Monastero.
 
Il culto
Alcuni episodi

Molti sono i segni soprannaturali attribuiti a Rita da Cascia dai credenti: la sera del Venerdì Santo dopo la predica di Fra' Giacomo della Marca, affascinata dalla descrizione della passione di Cristo, avrebbe ricevuto una spina dalla corona di Cristo conficcata sulla fronte. La madre badessa rifiutò, in seguito a tale evento, la richiesta della santa di partire per Roma con le altre suore per un pellegrinaggio. Però secondo la tradizione il giorno prima di partire la spina nella fronte sparì e così Rita partì. La spina fu portata da santa Rita per i suoi ultimi quindici anni. Sarebbero apparse api bianche sulla sua culla il giorno del battesimo, api nere al suo letto di morte, una rosa rossa fiorita in inverno e due fichi sull'albero nel suo orto vicino a casa. Prima di morire mandò sua cugina a prenderli nel suo orticello di Roccaporena. La cugina, incredula, pensava che delirasse, trovò tra la neve ed il freddo una bellissima rosa rossa e due fichi maturi sull'albero, segno interpretato come la salvezza ed il candore dell'anima di suo marito e dei suoi figli.
 
La canonizzazione
 

Alla sua morte, avvenuta il 22 maggio 1457, il suo corpo venne collocato in una cassa in legno di pioppo lavorata per atto devozionale dall'artigiano casciano Cecco Barbari e poi successivamente in un'altra. I primi miracoli, una volta verificati, venivano puntualmente registrati nel codex miraculorum, Codice dei miracoli in cui è presente quello di Cecco Barbari il quale, zoppo, allorché voleva far sistemare il corpo di Rita degnamente, ebbe la gamba guarita e, come gesto di devozione, le costruì lui stesso la cassa. Successivamente venne realizzata la cassa solenne con il vero volto della Santa e un'iscrizione che brevemente riassume gli ultimi anni della sua vita, ancora oggi visibile e conservata nella cella dove morì nella parte antica del Monastero di Cascia.
La venerazione di Rita da Cascia da parte dei fedeli iniziò subito dopo la sua morte e fu caratterizzata dall'elevato numero e dalla qualità di eventi prodigiosi, riferiti alla sua intercessione, tanto che acquisì l'allocuzione di "santa degli impossibili". La sua beatificazione è del 1627, 180 anni dopo la sua morte, durante il pontificato di Urbano VIII, già vescovo di Spoleto. Leone XIII, nel 1900, la canonizzò come santa. I credenti suoi devoti la chiamano "santa degli impossibili", perché dal giorno della sua morte sarebbe "scesa" al fianco dei più bisognosi, realizzando per loro miracoli molto prodigiosi, eventi altrimenti ritenuti irrealizzabili. La devozione popolare cattolica per santa Rita è tuttora senza dubbio una delle più diffuse al mondo, raccogliendo fedeli in ogni angolo della Terra; si documentano gruppi di fedeli anche in Australia.
Con la riforma dell'anno liturgico del Martirologio Romano, il 22 maggio, sua festività, è diventata memoria.
 
Il corpo
 

Il corpo di Santa Rita a Cascia nell'urna.I resti della santa sono conservati all'interno della basilica di Santa Rita da Cascia, a Cascia, facente parte del omonimo santuario: ad esso è collegata il monastero di Santa Rita da Cascia. Il corpo è rivestito dall'Abito Agostiniano cucito dalle suore del Monastero, come voluto dalla Beata Madre Teresa Fasce. Il suo corpo è in una teca di vetro e argento posto nella cappella, in stile neobizantino. Nelle pareti sono raffigurate magnifiche tele che rappresentano le tappe principali della sua vita. Tutto è dietro una grata in ferro battuto.
Recenti ricognizioni mediche hanno confermato la presenza, sulla zona frontale sinistra, di tracce di una lesione ossea aperta (forse osteomielite), mentre il piede destro mostra segni di una malattia sofferta negli ultimi anni di vita, forse associata ad una sciatalgia. Era alta 1 metro e 57 cm. Il viso, le mani e i piedi sono mummificati, il resto del corpo, coperto dall'abito agostiniano, è in forma di semplice scheletro.
 
 
 
 
 
 
 
Santa Rita da Cascia
S.Rita da Cascia.jpg
 
Religiosa
 
 
 
 
 
 

Respuesta  Mensaje 8 de 15 en el tema 
De: Rubacuori Enviado: 22/05/2014 15:50

Respuesta  Mensaje 9 de 15 en el tema 
De: lucy46 Enviado: 22/05/2016 11:51

Respuesta  Mensaje 10 de 15 en el tema 
De: Lelina Enviado: 22/05/2016 16:16
Il primo miracolo da defunta avvenne al momento di celebrare le sue esequie. Un falegname, Cicco Barbari, era da poco diventato invalido alle mani, non potendo più lavorare. Vedendo la salma di Rita, disse: “Oh, se non fossi 'struppiato', la farei io questa cassa!”. Il falegname guarì immediatamente, e le suore lo incaricarono della costruzione della “cassa umile”. Ancora oggi si dice che ogni qualvolta Rita interceda per un miracolo il suo corpo, conservato all'interno della Basilica di Santa Rita da Cascia, emani profumo di rosa. È chiamata anche, oltre “Santa della Rosa” e “Santa della Spina”, dal popolo “Santa degli Impossibili” vista la quantità di miracoli attribuitole.

Ancora oggi si dice che ogni qualvolta Rita interceda per un miracolo il suo corpo, conservato all'interno della Basilica di Santa Rita da Cascia, emani profumo di rosa. È chiamata anche, oltre “Santa della Rosa” e “Santa della Spina”, dal popolo “Santa degli Impossibili” vista la quantità di miracoli attribuitole.

Fu beata, 180 anni dopo la sua morte, nel 1627 sotto il pontificato di Urbano VII. Fu canonizzata durante il Giubileo del 1900 da Leone XIII.

Ogni anno Cascia celebra il suo Santo Protettore il 22 di Maggio con la Festa di S. Rita e le Celebrazioni Ritiane.


La giovinezza
La prima parte della vita di santa Rita è piuttosto oscura, esistono fonti scritte piuttosto tarde, come la ricostruzione agiografica fatta da Agostino Cavallucci nel 1610 con la Documentazione Ritiana Antica (D.R.A). Non essendo in possesso di molti documenti scritti per ricostruire la biografia di questa grande umile donna, occorrerà in parte ricorrere alla leggenda popolare. Comunque la maggior parte delle biografie composte sui pochi dati certi concordano nel fatto che sia nata a Roccaporena, a circa 5 Km da Cascia (PG), e che il suo nome sia diminutivo di Margherita. Studi incrociati e molteplici ricerche confermano come anno di morte il 1457, e quello della nascita il 1381. Anche se per molti anni vennero considerate il 1371 l'anno di nascita ed il 1447 l'anno di morte (P. Agostino Trapè -Il messaggio di Rita-). Rita morì in età avanzata per il tempo e il modo in cui viveva: le fonti dicono che, nei quarant'anni di clausura, il suo corpo era sottoposto continuamente a penitenze e a digiuni e, nonostante ciò, visse a lungo per l'epoca medioevale.

Figlia unica di Antonio Lotti e Amata Ferri, entrambi sono descritti come persone molto religiose e "pacieri di Cristo" nelle lotte politiche e familiari tra guelfi e ghibellini. La leggenda narra che Rita nacque quando i genitori erano già in età avanzata. Furono loro ad insegnarle a leggere, a scrivere e soprattutto le insegnarono i Valori Cristiani quel grande amore e la speranza in Dio .
Il primo evento considerato miracoloso dalla tradizione relativo alla vita di Santa Rita è la leggenda delle api, che avrebbero deposto il loro miele sulle labbra della piccola ancora in culla.

La leggenda delle api
La leggenda narra che, mentre i genitori erano occupati a mietere, la piccolissima Rita si era stata posta dentro una cesta sotto un albero. Un contadino si ferì con la falce ed abbandonò il lavoro per andare a farsi medicare. Passò davanti alla bambina e vide delle api intorno alla cesta e, con la mano ferita, tentò di allontanarle. La ferita si rimarginò. Le api non punsero la piccola Rita ma le depositarono il miele nella bocca.


Le agiografie la descrivono come una ragazza mite che rispettava ed obbediva ai genitori. Affascinata dalla famiglia Agostiniana, Rita in giovane età desiderava farsi suora ma per volere dei genitori fu indirizzata verso il matrimonio. Come era usanza del tempo, i matrimoni spesso venivano programmati già in giovanissima età, soprattutto se l'età dei genitori cominciava ad essere elevata. Così anche Rita, in giovane età sui 15 anni, andò sposa a Paolo Mancini (detto anche Paolo di Ferdinando), ufficiale comandante la guarnigione di Collegiacone, descritto come uomo dal carattere molto orgoglioso, autoritario e discendente da una diramazione della nobile famiglia Mancini. Ebbero due figli forse gemelli: Giangiacomo Antonio e Paolo Maria. Rita si dedicò instancabilmente alla sua famiglia creando le premesse per la successiva conversione di suo marito. Infatti riavvicinò il suo sposo alla fede ed educò i figli alla religione. Proprio quando l'unione matrimoniale, che durò circa diciotto anni, sembrava andare bene, Paolo Mancini fu ucciso, probabilmente dai suoi ex-compagni ed amici per rancori passati, in piena notte nei pressi di Collegiacone mentre rincasava.

Rita, credente fino in fondo, perdonò gli assassini di suo marito ma si angosciò profondamente quando capì che i suoi figli volevano prendere la strada della vendetta. Si affidò allora alla preghiera, auspicando addirittura la loro morte fisica piuttosto che vederli responsabili di atti di violenza e quindi con il rischio della morte della loro anima. Poco tempo dopo i due ragazzi si ammalarono contemporaneamente ed entrambi morirono.


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L'ingresso nel monastero
Ormai rimasta sola, Rita volle esaudire quel desiderio che era in lei già dalla giovinezza; il desiderio di prendere i voti e dedicarsi completamente a Dio e a quel carisma Agostiniano che a Cascia era fortemente presente nel monastero di Santa Maria Maddalena. Per tre volte chiese inutilmente di entrare presso il monastero di Santa Maria Maddalena a Cascia. Il suo stato vedovile e forse anche le implicazioni dell'omicidio del marito potrebbero averle ostacolato l'ingresso in monastero. Ma Rita trovò la terza via. Era tradizione medioevale che quando si offendeva con un omicidio, la parte offesa, per vendicare il defunto, doveva incaricare un membro familiare di uccidere i suoi uccisori. Rita impedì di far cospargere altro sangue e dimostrò la forza della Fede e il vero perdono che non chiede nulla in cambio: morti i due figli, dopo aver pacificato gli animi e riconciliato la famiglia di suo marito e quella dell'assassino, Rita entrò in monastero con la benedizione dei familiari rimasti del marito.[senza fonte] Secondo la tradizione Rita, in piena notte, fu portata in volo fino dentro le mura del monastero dai suoi tre Santi protettori (Agostino d'Ippona, Giovanni Battista e Nicola da Tolentino) dallo scoglio di Roccaporena (luogo dove andava spesso a pregare). Così la badessa, compresa la vera fede di Rita, la accolse in monastero, dove visse fino alla morte, dedicandosi alla preghiera. Nel periodo del noviziato la Badessa la mise alla prova facendole annaffiare un arido legno nel chiostro del Monastero, per mettere alla prova la sua vocazione. Dall'amore e dalla costanza della cura l'arido legno riprese vita e dette molti frutti. Ancora oggi nel chiostro è possibile ammirare la meravigliosa vite che ogni anno produce abbondanti frutti, come il roseto ammirabile prima di concludere la visita al Monastero.



Santa_Rita_da_Cascia



Alcuni episodi
Molti sono i segni soprannaturali che i credenti attribuiscono a Rita da Cascia: la sera del Venerdì Santo dopo la predica di Fra' Giacomo della Marca, affascinata dalla descrizione della passione di Cristo, avrebbe ricevuto una spina dalla corona di Cristo conficcata sulla fronte. La madre badessa rifiutò, in seguito a tale evento, la richiesta della santa di partire per Roma con le altre suore per un pellegrinaggio. Però, il giorno prima di partire, la tradizione vuole che la spina nella fronte sparì e così Rita poté partire. La spina fu portata da santa Rita per i suoi ultimi quindici anni. Il giorno del battesimo sarebbero apparse api bianche sulla sua culla; poi, api nere al suo letto di morte, una rosa rossa fiorita in inverno e due fichi sull'albero nel suo orto vicino a casa sua. Prima di morire mandò sua cugina a prenderli nel suo orticello di Roccaporena. La cugina incredula pensando ch'Ella delirasse trovò tra la neve ed il freddo invernale una bellissima rosa rossa e due fichi maturi sull'albero. Segno interpretato come la salvezza ed il candor dell'anima di suo marito e dei suoi de figli.


La canonizzazione
Alla sua morte, avvenuta il 22 maggio 1457, il suo corpo venne collocato in una cassa in legno di pioppo lavorata per atto devozionale dall'artigiano casciano Cecco Barbari e poi successivamente in un'altra. I primi miracoli, una volta verificati, venivano puntualmente registrati nel codex miraculorum, Codice dei miracoli in cui è presente quello di Cecco Barbari il quale, zoppo, allorché voleva far sistemare il corpo di Rita degnamente, ebbe la gamba guarita e, come gesto di devozione, le costruì lui stesso la cassa. Successivamente venne realizzata la cassa solenne con il vero volto della Santa e un'iscrizione che brevemente riassume gli ultimi anni della sua vita, ancora oggi visibile e conservata nella cella dove morì nella parte antica del Monastero di Cascia..
La venerazione di Rita da Cascia da parte dei fedeli iniziò subito dopo la sua morte e fu caratterizzata dall'elevato numero e dalla qualità di eventi prodigiosi, riferiti alla sua intercessione, tanto che acquisì l'allocuzione di "santa degli impossibili". La sua beatificazione è del 1627, 180 anni dopo la sua morte, durante il pontificato di Urbano VIII Barberini, già vescovo di Spoleto. Leone XIII, nel 1900, la canonizzò come santa. I credenti suoi devoti la chiamano "santa degli impossibili", perché dal giorno della sua morte sarebbe "scesa" al fianco dei più bisognosi, realizzando per loro miracoli molto prodigiosi, eventi altrimenti ritenuti irrealizzabili. La devozione popolare cattolica per santa Rita è tutt'ora senza dubbio una delle più diffuse al mondo, raccogliendo fedeli in ogni angolo della Terra; si documentano gruppi di fedeli anche in Australia.
Con la riforma dell'anno liturgico del Martirologio Romano, il 22 maggio, sua festività, è diventata memoria.


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Il corpo di Santa Rita
I resti mortali della santa si conservano nella Basilica, che fu consacrata come Chiesa il 18 maggio 1947 ed eretta a Basilica da papa Pio XII il 1 agosto 1955. La Basilica è collegata all'antico monastero di Santa Maria Maddalena oggi di Santa Rita. Il corpo è rivestito dall'Abito Agostiniano cucito dalle suore del Monastero espressamente voluto dalla Beata Madre Teresa Fasce, il suo corpo è all'interno di una teca di vetro e argento ed è posto nella cappella in stile neobizantino nelle pareti sono raffigurate delle magnifiche tele che rappresentano le tappe principali della sua vita, il tutto dietro una grande grata in ferro battuto, .

Recenti ricognizioni mediche hanno confermato la presenza, sulla zona frontale sinistra, di tracce di una lesione ossea aperta (forse osteomielite); mentre il piede destro mostra segni di una malattia sofferta negli ultimi anni di vita, forse associata ad una sciatalgia. La sua statura era di cm 157; il viso, le mani e i piedi sono mummificati, mentre il resto del corpo, coperto dall'abito agostiniano, è in forma di semplice scheletro.


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De: Lelina Enviado: 22/05/2016 16:19
AUGURI
 
BUON ONOMASTICO
 
A TUTTE COLORO CHE SPORTANO
 
IL DOLCISSIMO NOME DI
 
RITA
 
 
NANDO E CLELIA

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De: lucy46 Enviado: 22/05/2017 11:42
Risultati immagini per 22 maggio santo del giorno

Respuesta  Mensaje 13 de 15 en el tema 
De: lucy46 Enviado: 22/05/2019 11:28
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Respuesta  Mensaje 14 de 15 en el tema 
De: lucy46 Enviado: 22/05/2021 08:40
Santa Rita da Cascia. Sposa e madre in tempi difficili eBook: Edizioni, San  Paolo: Amazon.it: Kindle Store

Respuesta  Mensaje 15 de 15 en el tema 
De: lucy46 Enviado: 22/05/2022 07:05
Santa Rita da Cascia 22 maggio . Preghiera e storia

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De: lucy46 Enviado: 22/05/2023 07:34
Preghiera a Santa Rita da Cascia. - YouTube


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