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I LIBRI DEL CUORE: La solitudine dei numeri primi – Paolo Giordano
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Rispondi  Messaggio 1 di 4 di questo argomento 
Da: haiku04  (Messaggio originale) Inviato: 08/11/2010 19:45
 

                                                                                                                                                                    

 

 

 

 

 

 

 

Era stanca, di quella stanchezza che sa dare solo il vuoto. Si sentiva come se non avesse un passato, come se si fosse trovata in quel luogo senza sapere da dove veniva. Era stanca, di quella stanchezza che sa dare solo il vuoto.

 

***

I numeri primi sono divisibili soltanto per 1 e per sè stessi. Se ne stanno al loro posto nell’infinita serie dei numeri naturali, schiacciati come tutti fra due, ma un passo in là rispetto agli altri. Sono numeri sospettosi e solitari e per questo Mattia li trovava meravigliosi. Certe volte pensava che in quella sequenza ci fossero finiti per sbaglio, che vi fossero rimasti intrappolati come perline infilate in una collana. Altre volte, invece, sospettava che anche a loro sarebbe piaciuto essere come tutti, solo dei numeri qualunque, ma che per qualche motivo non ne fossero capaci.In un corso del primo anno Mattia aveva studiato che tra i numeri primi ce ne sono alcuni ancora più speciali. I matematici li chiamano primi gemelli: sono coppie di numeri primi che se ne stanno vicini,anzi,quasi vicini, perchè fra di loro vi è sempre un numero pari che gli impedisce di toccarsi per davvero. Numeri come l’11 e il 13, come il 17 e il 19, il 41 e il 43. Se si ha la pazienza di andare avanti a contare, si scopre che queste coppie via via si diradano. ci si imbatte in numeri primi sempre più isolati, smarriti in quello spazio silenzioso e cadenzato fatto solo di cifre e si avverte il presentimento angosciante che le coppie incontrate fino a lì fossero un fatto accidentale, che il vero destino sia quello di rimanere soli.Poi, proprio quando ci si sta per arrendere, quando non si ha più voglia di contare, ecco che ci si imbatte in altri due gemelli, avvinghiati stretti l’uno all’altro. Tra i matematici è convinzione comune che per quanto si possa andare avanti, ve ne saranno sempre altri due, anche se nessuno può dire dove, finchè non li si scopre.
Mattia pensava che lui e Alice erano così, due primi gemelli, soli e perduti, vicini ma non abbastanza per sfiorarsi davvero.

A lei non l’aveva mai detto.

 

***

 Le scelte si fanno in pochi secondi e si scontano per il tempo restante.

 

***

Vicini ma non abbastanza per sfiorarsi davvero.

 

***

 

L’amore porta via tutta quella inutile cappa di sofferenza, come la prima serata limpida dopo giorni di pioggia battente.

 

***

E’ tempo che te la vedi con la vita, è tempo che tu interrompa questo binario che ti ha condotto fino a qui, questo binario che hai percorso con gli occhi chiusi e le orecchie tappate.

 

***

Sentirsi speciali è la peggiore delle gabbie che uno possa costruirsi.

La 

*** 

 

 

 
 I protagonisti di questo romanzo  sono  due persone speciali che viaggiano sullo stesso binario ma destinati a non incontrarsi mai. Sono due universi implosi, incapaci di aprirsi al mondo che li circonda, di comunicare i pensieri e i sentimenti che affollano i loro abissi. Due storie difficili, due infanzie compromesse da un pesante macigno che si trascina nel tempo affollando le loro fragili esistenze fino alla maturità. Tra gli amici, in famiglia, sul lavoro, Alice e Mattia, portano dentro e fuori di sé i segni di un passato terribile. La consapevolezza di essere diversi dagli altri non fa che accrescere le barriere che li separano dal mondo fino a portarli a un isolamento atrocemente arreso.
 
Paolo Giordano descrive la parabola di queste due giovani esistenze attraverso parole commosse eppure lucidissime. Il tono del romanzo cresce non appena ci si inoltra nel racconto e nelle vite dei protagonisti. Anche la sintassi e la complessità della frase si evolvono a mano a mano che i due ragazzi crescono, guidandoci in un percorso che conduce lentamente verso significati più acuti. Le descrizioni quasi elementari dei primi capitoli, quando le vite di Mattia e Alice devono ancora incrociarsi, lasciano il posto a una profondità di pensiero imprevedibile e inaspettata. Il linguaggio si affina, le frasi si intrecciano, i pensieri si complicano.
 
La solitudine dei numeri primi è un romanzo che ci cresce tra le mani, che parte in sordina per esplodere nel finale, è un'opera delicata e terribile allo stesso tempo in cui, al posto degli adolescenti belli e perfetti che affollano le pagine dei romanzi contemporanei, emergono due protagonisti imperfetti e marginali.
I turbamenti e le cicatrici, i fallimenti mai confessati e l'incapacità di vivere quelli che normalmente sono considerati successi, insomma tutta l'umanità scartata dagli altri scrittori, entra nelle pagine di Paolo Giordano. Questo giovane fisico torinese, con la sua opera prima, sposta il baricentro del mondo verso l'angolo oscuro e disprezzato della società, facendo leva, come un moderno Galileo, sulla vita dei suoi ragazzi speciali.
L'ennesima dimostrazione della vivacità che caratterizza la generazione dei trentenni italiani, un esperimento ben riuscito che conferma una regola elementare: a volte basta spostare il punto di osservazione perché un altro universo ci esploda, meravigliosamente, tra le mani.
 
  

 

 
 




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Rispondi  Messaggio 2 di 4 di questo argomento 
Da: primaveraestate Inviato: 08/11/2010 20:06
Mi hanno parlato molto bene del film...

Rispondi  Messaggio 3 di 4 di questo argomento 
Da: haiku04 Inviato: 08/11/2010 20:08
Il libro me l'hanno appena regalato e sinora ho ne letto solo una cinquantina di pagine, però mi piace.  Conto anche di andare a vedere il film, sperando che sia fedele al libro. Mi pare che il regista sia il figlio di Costanzo.

Rispondi  Messaggio 4 di 4 di questo argomento 
Da: primaveraestate Inviato: 08/11/2010 20:37
Non lo so se è il figlio di Costanzo.
Io da anni se guardo il film non leggo il libro e viceversa. Non mi sembra di leggere o di assistere alla stessa cosa, se faccio entrambi


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