Página principal  |  Contacto  

Correo electrónico:

Contraseña:

Registrarse ahora!

¿Has olvidado tu contraseña?

Amico Web di Francesca
 
Novedades
  Únete ahora
  Panel de mensajes 
  Galería de imágenes 
 Archivos y documentos 
 Encuestas y Test 
  Lista de Participantes
  
 ღ-TUTTI I POST-ღ 
 ♥LA ♥ NOSTRA ♥ CHAT♥ 
 ♥ AMICO ♥ WEB ♥ 
 ღ COMUNICAZIONIღ 
 ✿.。GENERALE.。✿ 
  
 ✿AFORISMI ✿ 
 ✿AMICI✿ANIMALI✿ 
 ✿AMICIZIA✿ 
 ✿ARTE✿ 
 ✿ASTROLOGIA ✿ 
 ✿ATTUALITA✿ 
 ✿BIBLIOTECA✿ 
 ✿BUTTERFLY✿ 
 CARA✿ALDA✿ 
 ✿CUCINO IO✿ 
 ✿CURIOSITA✿ 
 FAVOLE✿STORIE 
 ✿FRANCESCA ✿ 
 ✿GABBIANO✿ 
 ✿ GIF✿ 
 ✿GIOCHI ✿ 
 ✿GRANDI MITI ✿ 
 ✿HAIKU✿ 
 ✿IMMAGINI✿ 
 ✿INDIANI...✿ 
 ✿LINK AMICI✿ 
 MEDICINA✿SCIENZE 
 ✿.·:*MISTERI*:·.✿ 
 ✿MOTHERSIXTEN✿ 
 ✿MUSICA E VIDEO✿ 
 ✿PIANTE E FIORI ✿ 
 ✿POESIE✿ 
 ✿PROVERBI ✿ 
 ✿PROVE✿ 
 ✿QUIZ E TEST✿ 
 ✿RELIGIONE✿ 
 ✿ RIFLESSIONI✿ 
 S.GIOVANNI ROTONDO 
 SERVIZI ✿UTILI 
 ✿SFONDI ✿ 
 ✿UMORISMO✿ 
 ✿UN ADDIO A..✿ 
  
 .·:*DONNA*:·. 
 ♥♥♥MAMMA♥♥♥ 
 ┊┊★┊┊N@t@le┊┊★┊┊ 
 ♥PASQUA♥ 
 ♥S@n♥V@lentino♥ 
  
  
 
 
  Herramientas
 
I GRANDI MITI: Libero Grassi
Elegir otro panel de mensajes
Tema anterior  Tema siguiente
Respuesta  Mensaje 1 de 5 en el tema 
De: primaveraestate  (Mensaje original) Enviado: 29/08/2011 11:30

Palermo ricorda Libero Grassi vent’anni dopo
“Nel suo nome la Sicilia lotta contro il pizzo”

Il 29 agosto del 1991 l'imprenditore tessile veniva ucciso dalla mafia per aver semplicemente affermato di voler lavorare in pace e in libertà. Il presidente onorario della federazione antiracket Tano Grasso ricorda quel giorno: "Per me significò assumere una nuova e non prevista responsabilità". Ricordarlo è "tutt'altro che un rito". Grazie a lui "anche nel capoluogo siciliano ci sono commercianti che non hanno più paura"

Per tutti gli imprenditori del movimento antiracket la data del 29 agosto segna uno spartiacque. Da quel giorno Libero Grassi è diventato il nostro punto di riferimento e la ragione di un impegno. Quella mattina del 1991, con la violenza del piombo mafioso, si è avuta una conferma della posta in gioco: per un imprenditore affermare di voler lavorare in pace e in libertà può comportare la morte. Per me, in particolare, ha significato l’assunzione di una nuova e non prevista responsabilità.

Dal giorno dei suoi funerali, ogni anno, essere a Palermo era come confermare un giuramento di fedeltà a quei valori per i quali Libero non esitò a porsi nel rischio estremo. Tutt’altro che un rito. Essere lì alle nove in punto, per abbracciare Pina, Alice, Davide, assistere in silenzio all’affissione del manifesto scritto col pennarello come viva testimonianza rinnovata anno dopo anno, veder crescere il nipote, incontrare le autorità e gli amici della famiglia. E ogni anno sempre con Anna e Umberto. Per noi era un misurarci, un confrontarci con la tragedia. Da meno di un anno era nata la prima associazione antiracket a Capo d’Orlando e, fin da subito, da quel 29 agosto, ci fu chiara la prospettiva del rischio: da quel momento, ogni azione doveva servire a evitare altri drammi. Questo significava il confronto con Libero Grassi, impedire in ogni modo che altri potessero trovarsi in quelle condizioni; l’associazionismo antiracket, da questo punto di vista, nella misura in cui ha messo al riparo chi denunciava, si è rivelato una risposta efficace.

GUARDA LA FOTOGALLERY

La misura che cercavamo, invece, era segnata da qualcosa, in origine in quella città, disperante. Per capire questi venti anni di lotta al racket bisogna partire da Palermo e da quei funerali. Ricordo come fosse ieri il corteo funebre uscire dalla Sigma accompagnato dal gesto di Davide, per percorrere le strade della città sino a giungere in via Alfieri, innanzi ai negozi aperti e all’indifferenza generale degli operatori commerciali. Da quel momento divenne per noi una sfida continua far nascere anche a Palermo un’associazione antiracket capace di raccogliere l’impegnativa eredità. Per più di quindici anni, periodicamente, cercavamo di coinvolgere alcuni imprenditori, ma senza successo; organizzavamo manifestazioni nazionali, ma nulla si muoveva. Niente di niente. Solo qualche rara denuncia, niente di più. Per oltre quindici anni. La città e, soprattutto, gli imprenditori palermitani, avevano rimosso l’esempio di Libero, troppo eversivo per la tranquillità delle cattive coscienze della borghesia cittadina. Eversivo perché chiamava direttamente in causa ognuno dei commercianti, degli artigiani, degli industriali, dei professionisti; non li chiamava in causa astrattamente, ma nel concreto della loro vita quotidiana: Libero Grassi aveva detto no al pizzo e voi, come se nulla fosse, dite sì ogni giorno. Eversivo perché obbligava tutti a guardarsi allo specchio per prendere atto di non essere imprenditori, perché, come Libero ci ha insegnato, chi accetta i condizionamenti della mafia non può dirsi imprenditore.

Nulla cambiava. La mattina del 29 agosto, quando ci riunivamo davanti alla casa della famiglia Grassi, era un rarità incontrare qualche operatore economico palermitano, mentre non sono mai mancati quelli provenienti da altre parti d’Italia. Alla fine, per noi, la data del 29 agosto è diventata la cartina al tornasole della vitalità di un’esperienza. Perché il nome di Libero Grassi “circolava” assai di più altrove che a Palermo. Non a caso le prime associazioni antiracket nacquero nella Sicilia orientale, e poi in Calabria, in Puglia, infine a Napoli. Per me era un grande evento ogni anno presentare a Pina e ai figli di Libero una nuova associazione e nuovi commercianti che avevano denunciato.

Al primo anniversario erano presenti Paolo Caligiore con i colleghi di Palazzolo Acreide, Tanino Zuccarello a guidare la delegazione dell’associazione di Sant’Agata Militello, Pia Giulia Nucci con gli imprenditori di Catania; tutti assieme all’associazione di Capo d’Orlando con Sarino Damiano. A queste presenze si aggiungevano anno dopo anno tanti altri colleghi provenienti da ogni parte d’Italia: Maria Teresa Morano e Maria Concetta Chiaro con l’associazione di Cittanova, la prima della Calabria; Rosa Stanisci, il coraggioso sindaco di San Vito dei Normanni, con la prima associazione pugliese; Nunzio Di Pietro da Francofonte, Bruno Piazzese da Siracusa, Mario Caniglia da Scordia, Antonio di Fiore da Messina, Pippo Scandurra da Patti. Con loro, tanti altri come loro, imprenditori che avevano testimoniato nelle aule di giustizia e dato vita alle associazioni antiracket.

Finalmente, dal 2002, anche in Campania nascono le associazioni antiracket: così all’alba, col “postale” proveniente da Napoli, arriva a Palermo Silvana Fucito accompagnata da Rosario d’Angelo, Salvatore Cantone e altri colleghi. In seguito l’associazione si costituisce nella difficilissima Gela e, da allora, non c’è anno che Renzo Caponetti, insieme a Franca Giordano, la vedova di Gaetano ucciso dalla mafia nel 1992, non stia lì con noi. Tra tutti questi non possiamo non ricordare la sofferenza di Enzo Lo Sicco che, per avere denunciato gli uomini di Cosa nostra, dovette abbandonare Palermo e vivere lontano con la sua famiglia.

Poi c’è stato, prima, il 2004 con la straordinaria esperienza di
Addio Pizzo e, nel 2007, finalmente, la nascita dell’associazione antiracket Libero Futuro. Per la prima volta un gruppo di imprenditori, inizialmente ristretto, ma destinato a diventare sempre più numeroso, ha realizzato, in quella che era sempre apparsa come la città “impossibile”, ciò che in tanti altri luoghi altri imprenditori avevano già fatto: costituirsi in associazione antiracket. Dopo venti anni una cosa può essere affermata con certezza: dal 1991 abbiamo sempre detto che se Cosa nostra con l’omicidio di Libero Grassi pensava di bloccare la crescita di quel movimento che aveva preso avvio da Capo d’Orlando, questo obiettivo, benché raggiunto nell’immediato a Palermo, non è stato però conseguito nel resto del Paese; anzi, lontano dal radicamento mafioso della Sicilia occidentale, si è ottenuto un effetto opposto: nel nome di Libero sono nate associazioni, tante, in provincia di Messina, di Siracusa, di Ragusa, di Catania e, poi ancora, in Puglia, Calabria, Campania. Adesso, per fortuna, anche a Palermo ci sono commercianti che non hanno più paura la mattina di guardarsi allo specchio, anche qui nel nome di Libero si è più liberi. In tanti ma non tutti.

di Tano Grasso (presidente onorario della Federazione antiracket italiana)

da “Libero Grassi. Cara mafia, io ti sfido”



Primer  Anterior  2 a 5 de 5  Siguiente   Último  
Respuesta  Mensaje 2 de 5 en el tema 
De: haiku04 Enviado: 29/08/2011 12:15
Mi unisco nel ricordo di quest'uomo coraggioso.  Certo che il problema del pizzo è una cosa di un'immoralità, di una criminalità pazzesca, che fa vivere nel terrore chi vorrebbe lavorare onestamente e blocca chi vorrebbe iniziare un'attività. Purtroppo, soprattutto al sud, è ancora altamente presente....

Respuesta  Mensaje 3 de 5 en el tema 
De: Butterfy Enviado: 29/08/2011 21:56
E molto interessante il servizio su Rai 2...

Respuesta  Mensaje 4 de 5 en el tema 
De: primaveraestate Enviado: 30/08/2011 09:21
Sai Haiku che la settimana scorsa ero in Calabria ed ho parlato con degli avvocati amici di mia figlia e sono rimasta a bocca aperta nell'apprendere come funziona. Se una qualsiasi persona, vuole aprire una qualsiasi attività, deve chiedere il permesso al suo capozona. Se è una cosa normale avrà il permesso e pagherà il pizzo solo a lui, se è un cosa più rilevante il capozona deve chiedere il permesso al capocittà, ed in questo caso il pizzo si paga a 2 persone. Se l'attività va a influire anche su comuni vicini, (es. un supermercato) il capo città dovrà chiedere il permesso ai capi città di tutti questi comuni e le persone che riceveranno il pizzo, saranno, oltre al capozona, tante quante sono i capicittà dei comuni interessati, se è un'impresa ancora più grande, i capi città vanno dal capo provincia ed ecco un altro che prende il pizzo, da qui si può arrivare fino al capo regione. Non illudiamoci che sia così solo in Calabria, mi è stato fatto chiaramente intendere che è a livello nazionale e che i politici sono molto infiltrati in questo giro. Da strapparsi i capelli per il senso di impotenza!!!

Respuesta  Mensaje 5 de 5 en el tema 
De: haiku04 Enviado: 30/08/2011 11:14
Mi ricordo la scena di un film, mi pare 'Così parlò Bellavista', dove un poveraccio aveva un negozietto col numero civico 21- B e quindi doveva pagare il pizzo a due capizona, uno per il 21 e l'altro per la B... naturalmente il malcapitato, dopo serie minacce da ambo i lati, ha dovuto chiudere. In questo caso l'autore De Crescenzo si era ispirato ad un fatto vero, tanto per rendere l'idea di come funzionano queste cose a Napoli.  Quanto mi dici Fran è pura verità, anch'io ho potuto appurare questa realtà, è una catena senza fine, e poi ci stupiamo che nel sud gli affari vanno male, ettecredo!  Nel nord è forse meno palese, ma è un mercato che frutta bene e senza rischi, per cui sono convinta che questa piaga si allarghi sempre di più a macchia d'olio. Malavita e politica vanno a braccetto, e francamente non ci resta che piangere...


Primer  Anterior  2 a 5 de 5  Siguiente   Último  
Tema anterior  Tema siguiente
 
©2024 - Gabitos - Todos los derechos reservados