No alla guerra - Amico Web di Francesca

Come ben sappiamo, anzi neppure tutti lo sanno, l'Italia è uno degli stati che maggiormente produce e vende armi nel mondo, le mine antiuomo sono praticamente costruite solo da noi, e risulta che negli ultimi cinque anni il nostro Paese ha venduto equipaggiamenti militari per un totale di oltre 36,5 miliardi di euro (ma la cifra è indicativa, pare molto di più). Di questi, molti sono andati verso nazioni amiche come Francia, Germania o Regno Unito. Altri hanno preso rotte diverse: Afghanistan, Cina, Iraq, la Libia dell'(ex) amico Gheddafi; persino in Siria, dove l'Italia è prima in Europa per vendite: le armi esportate dal 2000 al 2009 dall'Italia alla Siria sarebbero pari a 131 milioni di euro.

Non sappiamo con precisione quali armi abbiamo esportato, ma qualche indizio ci viene dalla Rete, guardando uno dei tanti video in cui si vedono carri armati siriani fare fuoco – anche sui civili. In quei fotogrammi si distingue il sistema Turms: un visore termico e laser che consente ai carri di sparare con altissima precisione anche in movimento, commercializzato da Selex Es. Ovvero un'impresa del gruppo Finmeccanica – a partecipazione pubblica – firmataria nel 1998 di una mega-commessa da 229 milioni di dollari durante i governi Prodi-D'Alema.

Equipaggiamenti che non sono stati certo fermi: nel 2003 – con Silvio Berlusconi in carica – le consegne raggiungono il loro picco, per poi proseguire fino al 2009. Nel mezzo, però, c'è l' invasione dell'Iraq da parte degli Stati Uniti. Proprio nel 2003, dopo un'inchiesta del Los Angelese Times, il segretario alla difesa Donald Rumsfeld accusava il regime di Assad di aver fornito armi a Saddam Hussein aggirando l'embargo militare imposto all'Iraq. Gli equipaggiamenti forniti da Damasco sarebbero visori per il puntamento notturno dei carri armati: proprio come quelli venduti dal nostro Paese.

Sarebbe interessante sapere dove sono finiti e finiscono questi miliardi, ma forse basterebbe chiederlo ai soci del club Bilderberg & C.... ai grandi banchieri, insomma, alla criminalità collusa da sempre con la politica e idem con le multinazionali.... insomma, siamo mercanti di morte (ma tutti lo sono, le lobby sono potentissime e ovunque) ma in compenso siamo sul lastrico, di nuovo qualcosa non torna...

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Le importazioni e le esportazioni dei sistemi di morte non sembrano assolutamente risentire della crisi globale e strutturale che ha investito il pianeta. Anzi, il capitale finanziario internazionale ha la folle convinzione che i conflitti e le successive ricostruzioni dei paesi bombardati possano essere il motore per uscire dalla stagnazione e rilanciare la domanda, l’economia, lo sviluppo. Peccato che la crisi, le bolle speculative finanziarie e l’insostenibile espansione del debito pubblico siano stati originati in buona parte dal modello di guerra globale e permanente lanciato con la prima avventura internazionale nel Golfo contro Saddam Hussein nei primi anni ’90 e poi affermatosi con la cosiddetta “guerra al terrorismo” ovunque e comunque, dopo l’11 settembre 2001. Le armi, cioè, hanno cogenerato le crisi che adesso si vogliono “superare” con le armi.

Scenari che rischiano di portare l’umanità all’olocausto, alla distruzione dell’ambiente, alla fame dei popoli.