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Per Amore di Mio Figlio : Il Mio Angelo Marco
 
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NOVELLE E PAROLE DI VITA: LA STORIA DI MARK
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De: marinel07  (Mensaje original) Enviado: 10/12/2009 22:41


Mark Eklund era in terza elementare e io insegnavo al Saint Marys School a Morris, Minnesota.
Ero affezionata a tutti e 34 i miei studenti, ma Mark era uno su un milione.
Molto ordinato e preciso in apparenza, ma aveva quellatteggiamento
di essere-felice-di-vivere (happy-to-be-alive attitude) che faceva perfino la sua occasionale birbanteria deliziosa.

Mark parlava incessantemente. Dovevo ricordargli sempre che parlare senza permesso non era accettabile. Ciò che mi impressionava tanto, però, era la sua sincera risposta ogni volta che io dovevo correggerlo per cattivo comportamento: "Grazie per avermi corretto, Sorella!".
Allinizio non sapevo cosa fare, ma dopo poco mi abituai a sentirlo molte volte al giorno.

Una mattina la mia pazienza era diventata sottile quando Mark parlò una volta di troppo, ed io commisi un errore da insegnante principiante.
Guardai Mark e dissi, "Se dici ancora una parola, ti chiuderò le labbra con il nastro"!
Passarono dieci secondi quando Chuck rivelò: "Mark sta parlando ancora." Io non avevo chiesto a nessuno degli studenti di aiutarmi a guardare Mark, ma dovetti punirlo davanti alla classe.
Ricordo la scena come se fosse successa questa mattina.
Camminai verso la mia scrivania, aprii intenzionalmente il mio cassetto e tirai fuori un rotolo di nastro adesivo.
Senza dire una parola, mi avvicinai al banco di Mark, strappai due pezzi di nastro e feci con essi una grande X sulle sue labbra.
Poi tornai allinizio della stanza. Mentre lanciai unocchiata per vedere cosa stava facendo, lui mi strizzò locchio. Ciò fece! Io iniziai a ridere. La classe si rallegrò e applaudì.
Tornai al banco di Mark, tolsi il nastro, e feci spallucce.
Le sue prime parole furono: "Grazie per avermi corretto, Sorella."

Alla fine dellanno, fui richiesta per insegnare alla classe di matematica della scuola media.
Gli anni volarono, e presto seppi che Mark era ancora nella mia classe. Era più carino che mai e cosi educato. Poiché lui doveva mettere in lista attentamente le mie istruzioni sulla "nuova matematica", non parlò cosi tanto come aveva fatto in terza.
Un venerdì le cose non andavano molto bene. Avevamo lavorato duramente su un nuovo concetto tutta la settimana e avevo la sensazione che gli studenti fossero accigliati, frustrati con se stessi e nervosi gli uni con gli altri.
Dovevo fermare questo prima che mi sfuggisse di mano.
Così chiesi a loro di fare una lista con i nomi degli altri studenti nella stanza su due fogli di carta, lasciando uno spazio tra ogni nome.
Poi dissi loro di pensare alla cosa più simpatica che potessero dire riguardo ad ognuno dei loro compagni di classe e di scriverla.
Per finire il compito, la classe prese il resto del tempo e quando gli studenti lasciarono la stanza, ognuno mi passò il foglio.
Charlie sorrise.
Mark disse: "Grazie per avermi insegnato, Sorella. Buon fine settimana".
Quel sabato annotai il nome di ogni studente su un foglio di carta separato, e misi in lista ciò che ognuno aveva detto di quella persona.
Il lunedì diedi ad ogni studente il suo o la sua lista.

Dopo poco, lintera classe stava sorridendo.
"Davvero?" sentii bisbigliato.
"Non sapevo di significare qualcosa per qualcuno!".
"Non sapevo di piacere cosi tanto agli altri".
Nessuno menzionò mai quei fogli ancora in classe.
Non sapevo se loro li avessero discussi dopo la classe o con i loro genitori, ma ciò non importava.
Lesercizio aveva raggiunto il suo scopo. Gli studenti erano ancora felici con se stessi e gli uni con gli altri. Il gruppo di studenti si era rimesso in marcia.

Diversi anni più tardi, dopo che tornai dalle mie vacanze, i miei genitori mi vennero incontro allaeroporto. Quando stavamo guidando verso casa, mia Madre mi chiese le solite domande sulla gita, sul tempo, le mie esperienze in generale. Ci fu una pausa nella conversazione.
Mia Madre diede a mio Padre unocchiata di lato e disse semplicemente: "Papà?".
Mio padre si schiarì la gola come faceva di solito prima di qualcosa importante.
"Gli Eklunds hanno chiamato la notte scorsa", iniziò.
"Davvero?" dissi. "Non li avevo sentiti per anni. Mark come sta?".
Mio Padre rispose in modo sommesso: "Mark è stato ucciso in Vietnam", disse. "I funerali sono domani, e i suoi genitori vorrebbero che tu fossi presente".
Da quel giorno posso ancora indicare il punto esatto sulla I-494 dove mio Padre mi disse di Mark.

Non avevo mai visto prima un militare in una bara militare. Mark appariva così carino, così maturo. Tutto ciò che potevo pensare in quel momento era: "Mark, darei tutto il nastro adesivo del mondo se solo tu potessi parlarmi".
La chiesa era affollata di amici di Mark. La sorella di Chuck canto "Linno di Guerra della Repubblica". Perché doveva piovere nel giorno dei funerali? Era già difficile così!
Il pastore disse le solite preghiere e il trombettiere suonò i colpi.
Uno dopo laltro quelli che amavano Mark si misero in cammino verso la bara e la bagnarono con lacqua santa. Io fui lultima a benedire la bara.
Mentre stavo in piedi, uno dei soldati che avevano portato la bara salì verso di me.
"Era lei linsegnante di matematica di Mark?" mi chiese.
Io feci cenno di sì con il capo mentre continuavo a fissare la bara.
"Mark ha parlato molto di lei", lui disse.

Dopo il funerale, quasi tutti i vecchi compagni di classe di Mark si diressero alla fattoria di Chuck per il pranzo.
La madre e il padre di Mark erano lì; ovviamente mi aspettavano.
"Vogliamo mostrarle qualcosa", suo padre disse, estraendo un portafoglio dalla sua tasca.
"Hanno trovato questo su Mark quando fu ucciso. Pensiamo che lei possa riconoscerlo".
Aprendo il portafoglio, con attenzione tolse due pezzi logori di carta di taccuini che erano stati evidentemente legati, piegati e ripiegati molte volte.
Sapevo senza guardare che i fogli erano quelli sui quali avevo messo in lista tutte le cose buone che ogni compagno di classe di Mark aveva detto su di lui.
"Grazie tanto per aver fatto ciò", disse la madre di Mark.
"Come può vedere, Mark lo ha apprezzato molto".
I compagni di classe di Mark iniziarono a radunarsi intorno a noi.
Charlie sorrise in modo piuttosto imbarazzato e disse: "Io ho ancora la mia lista. E nel primo cassetto della mia scrivania a casa".
La moglie di Chuck disse: "Chuck mi ha chiesto di mettere la sua nellalbum del matrimonio".
"Anchio ho la mia", disse Marilyn. "E nel mio diario."
Poi Vicki, unaltra compagna di classe, raggiunse la sua borsetta, prese il suo portafogli e mostrò la sua consumata e logora lista del gruppo. "Io porto questa con me sempre", disse Vicki senza battere ciglio.
"Penso che tutti noi abbiamo salvato la nostra lista".
Qui fu quando alla fine mi sedetti e piansi.
Piansi per Mark e per tutti i suoi amici che non lo avrebbero mai più visto.

La densità delle persone nella società è cosi spessa che dimentichiamo che la vita finirà un giorno. E non sappiamo quando quel giorno sarà.
Così per favore, dì alle persone che ami e a cui vuoi bene che sono molto speciali ed importanti. Diglielo, prima che sia troppo tardi.



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