"I giardini di Marzo" è il 15° singolo di Lucio Battisti, fu pubblicato nel 1972 ed è uno dei brani più famosi del cantante e della stessa musica leggera italiana. Battisti, morto prematuramente nel 1998, è stato uno dei massimi interpreti e autori italiani e le sue opere non sentono il passare del tempo.
Gli esperti dicono che la sua produzione ha rappresentato una svolta decisiva nel pop e nel rock italiani sia da un punto di vista strettamente musicale che sotto quello dei testi. Grazie alla collaborazione con Mogol, infatti, ha rilanciato temi semplici e quotidiani (ed è stato il momento del suo maggior successo), mentre poi con Panella ha esplorato argomenti inusuali e talora controversi fino al limite della sperimentazione.
Di lui ci rimane il ricordo legato a poche apparizioni televisive e il ricordo personale di ognuno di noi legato a questa o a quella canzone, che potrebbe anche non essere una delle più celebrate. Da questo punto di vista non può esistere una classifica oggettiva, possiamo solo ringraziare questo grande autore per aver regalato a tutti infinite emozioni.
La canzone che stiamo ascoltando è tratta dall'album "Umanamente Uomo" ed è proprio un uomo malinconico, nostalgico, ingenuo e sconfitto il protagonista del testo. Le sue paure, quelle di tutti i giorni, sembrano aver fine, "le mie mani come vedi non tremano più", c'è la rinascita, "cieli immensi e immenso amore", ma è un attimo, solo un attimo perché " il coraggio di vivere ancora non c'è".
Frutto della fervida mente di Mogol, racconta dei tempi della sua gioventù e delle sue condizioni psicologiche e sociali di allora. E' un brano oscuro, faticoso, teso a cercare di descrivere una depressione, una solitudine difficili da raccontare. Ma nelle canzoni di Battisti non si deve cercare troppo la spiegazione, la magia non può essere spiegata, va solo percepita... le immagini evocate dal testo, il clima sospeso tra la strofa quasi sussurrata e il ritornello cantato a voce piena ci guidano...
Il carretto passava e quell'uomo gridava gelati al 21 del mese i nostri soldi erano già finiti io pensavo a mia madre e rivedevo i suoi vestiti il più bello era nero coi fiori non ancora appassiti All'uscita di scuola i ragazzi vendevano i libri io restavo a guardarli cercando il coraggio per imitarli poi sconfitto tornavo a giocar con la mente i suoi tarli e alla sera al telefono tu mi chiedevi perché non parli Che anno è che giorno è questo è il tempo di vivere con te le mie mani come vedi non tremano più e ho nell'anima in fondo all'anima cieli immensi e immenso amore e poi ancora ancora amore amor per te fiumi azzurri e colline e praterie dove corrono dolcissime le mie malinconie l'universo trova spazio dentro me ma il coraggio di vivere quello ancora non c'è
I giardini di marzo si vestono di nuovi colori e le giovani donne in quei mesi vivono nuovi amori camminavi al mio fianco e ad un tratto dicesti "tu muori se mi aiuti son certa che io ne verrò fuori" ma non una parola chiarì i miei pensieri continuai a camminare lasciandoti attrice di ieri Che anno è che giorno è questo è il tempo di vivere con te le mie mani come vedi non tremano più e ho nell'anima in fondo all'anima cieli immensi e immenso amore e poi ancora ancora amore amor per te fiumi azzurri e colline e praterie dove corrono dolcissime le mie malinconie l'universo trova spazio dentro me ma il coraggio di vivere quello ancora non c'è