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De: Romano  (Mensaje original) Enviado: 07/05/2010 10:51

ROVESCIO DELLA MEDAGLIA

 

Questa è la terza incisione del Rovescio Della Medaglia che si fregia, tra l’altro, di essere stata tradotta in lingua inglese specificatamente per quel mercato con il titolo di Contamination.

A differenza dei precedenti lavori, La Bibbia del 1971 e Io Come Io del 1972, votati al più puro hard rock di stampo britannico, Contaminazione si arricchisce di elementi colti e sinfonici qui introdotti dal maestro Louis Bacalov la cui direzione artistica rende il lavoro ricco di spunti interessanti e di grande effetto.

L’ingresso nell’organico del tastierista Franco Di Sabbatino, proveniente dal gruppo Paese Dei Balocchi, offre una maggiore ma più controllata effervescenza sonora alle scorribande hard di Stefano Urso e compagni.

Questo genere di operazioni difficilmente riescono alla perfezione, infatti le "contaminazioni" tra il genere classico e moderno che ad oggi hanno dato risultati degni di attenzione sono veramente poche.

Ricordiamo il Concerto Per Gruppo e Orchestra dei mitici Deep Purple ed il celeberrimo Concerto Grosso n° 1 dei New Trolls, lavoro nel quale lo stesso Louis Bacalov figurò come uno dei protagonisti principali.

Contaminazione (non vi poteva essere un titolo più eloquente) è effettivamente un caleidoscopio di suoni, di stili, di arrangiamenti, di giri armonici ora aggressivi e modernamente elettrici immediatamente dopo gentili e romantici.

Musicalmente ispirato a Bach l’album si articola attraverso un percorso narrativo basato sulla storia di un tal Somerset, musicista scozzese, al centro dell’attenzione per presunti casi di reincarnazione; una storia certamente non all’altezza dello spessore artistico dell’opera tuttavia non priva di interesse.

L’album è costituito da una lunga suite di circa quaranta minuti divisa in sottotitoli ognuno dei quali rappresenta un piccolo gioiello sonoro incastonato nell’affascinante mare di una musica dinamica e senza limitazioni stilistiche.

Si respira un aria di gradevole coinvolgimento tra fluttuanti escursioni strumentali e rimembranze barocche, liquide melodie sospese a mezz’aria appena sopra un oceano dalle cui acque fuoriescono impetuosi riff recitati all’unisono dal basso e dalla chitarra elettrica.

L’incontro tra ingredienti di diversa natura favorisce l’instaurarsi di un corpo armonico compatto e per questo ricco di un singolare fascino che ne accresce il potenziale emotivo coinvolgente.

Il lavoro si lascia dunque ascoltare con disinvoltura e non mostra affatto alcuna frammentazione dovuta all’impiego di una strumentazione molto vasta nel numero e varia nella sostanza.

I quaranta minuti della suite hanno la peculiarità di riuscire ad esternare con efficace moderatezza quel contrasto che si viene a creare tra la sezione ritmica, inesorabilmente veloce e precisa, gli strumenti elettrici e l’anima barocca messa bene in evidenza dagli effluvi musicali affinati con soave dedizione dal piano, dai violini, dal clavicembalo, dall’orchestra.

Le melodie si rincorrono dolci e snelle, articolate e complesse riuscendo in ogni caso a ritagliarsi uno spazio di tutto rispetto tra le difficili tessiture armoniche.

Il senso di improvvisa alterazione è una caratteristica pressoché costante dell’album per cui, sia l’esecuzione che l’ascolto, richiedono grande concentrazione.

I frammenti di cui si compone il disco sono tutti di assoluto rilievo.

Tra di essi spicca Alzo Un Muro Elettrico, brano edificato su un memorabile e potente riff di chitarra e basso che si affievolisce fino quasi a scomparire, sommerso dall’alta marea dei suoni delicati dell’organo; un po’ come la quiete dopo la tempesta !
Ma è solo un attimo; il ritmo incalza, il "muro elettrico" riprende forza e soffoca di nuovo le ambizioni sinfoniche delle tastiere e dell’orchestra che però tardano a soccombere.

Infine si arriva al giusto compromesso e in un pacifico alternarsi di umori e suoni termina questo lavoro del Rovescio Della Medaglia che merita senza remore di entrare a far parte di quel ristretto numero di opere che rappresentano i migliori esempi di "contaminazione" di tutti i tempi.

                                                  Enzo Vita – chitarre

Stefano Urso – basso

Franco Di Sabbatino – tastiere

Pino Ballerini – voce, flauto

Gino Campoli – batteria

 



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