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Respuesta  Mensaje 1 de 1 en el tema 
De: lucy46  (Mensaje original) Enviado: 11/03/2013 17:43
 

Papa Clemente I,
noto come Clemente da Roma, o Clemens Romanus,
 (Roma, ... – Cherson, 23 novembre 100),
fu il 4º vescovo di Roma
e papa della Chiesa cattolica dal 92 al 97

La Chiesa cattolica e quelle ortodosse lo venerano come santo. Delle sue opere si conoscono uno scritto autentico, la Lettera alla Chiesa di Corinto, e molti altri di dubbia attribuzione. Origene Adamantio identificava papa Clemente con l'aiutante di Paolo di Tarso  così facevano Eusebio, Epifanio, e Girolamo, ma questo Clemente, probabilmente, era un filippese. A metà del XIX secolo si identificava il Papa col console del 95, Tito Flavio Clemente che fu martirizzato da suo cugino, l'imperatore Domiziano, alla fine del consolato. Ma i testi antichi, tuttavia, affermano che il papa visse fino al regno di Traiano. È improbabile anche che fosse un membro della famiglia imperiale. Il continuo riferirsi all' Antico Testamento nella sua Epistola ha suggerito al Lightfoot, al Funk, al Nestle, e ad altri autori, che fosse di origine ebraica. Probabilmente era un liberto o figlio di un liberto della famiglia imperiale, che ne includeva migliaia o decine di migliaia. Si  sa con certezza che nella famiglia di Nerone erano presenti molti cristiani. È estremamente probabile che i latori della lettera di Clemente, Claudio Efebo e Valerio Vito, fossero fra questi. I due messaggeri venivano descritti come «...uomini di fede e prudenti che hanno camminato impeccabilmente fra noi dalla gioventù alla maturità» per questo motivo, probabilmente, erano già Cristiani e vivevano a Roma al tempo degli Apostoli, più o meno 30 anni prima. Il prefetto di Roma durante la persecuzione di Nerone era Tito Flavio Sabino, fratello maggiore dell'imperatore Tito Flavio Vespasiano, e padre del Clemente console martirizzato. Flavia Domitilla, moglie del martire, era una nipote sia di Vespasiano che di Tito e Domiziano. Il fratello maggiore del martire Clemente era Tito Flavio Sabino, console nell'82 e messo a morte da Domiziano, del quale aveva sposato la nipote. Negli atti dei santi Nereo ed Achilleo, papa Clemente è rappresentato come suo figlio, ma in questo caso sarebbe stato troppo giovane per poter aver conosciuto gli apostoli. Sulla data della morte, diverse fonti sembrano propendere per l'anno 99 o 100, mentre è generalmente accettato che il successore Evaristo abbia preso il suo posto come vescovo di Roma nel 97, all'epoca dell'esilio ordinato da Traiano. In tal caso si tratterebbe della prima rinuncia all'ufficio di romano pontefice di un papa, sebbene dovuta a cause di forza maggiore. Della vita e morte di Clemente non si conosce nulla.  Traiano bandì il papa in Crimea dove, secondo la leggenda miracolistica, avrebbe dissetato 2000 persone. Molte persone di quel paese si convertirono ed edificarono 75 chiese. Traiano, per tutta risposta, ordinò che Clemente fosse gettato in mare con un'ancora di ferro al collo. Intorno all'868 san Cirillo, che si trovava in Crimea per evangelizzare i popoli slavi, rinvenne in un tumulo (non in una tomba subacquea) delle ossa ed un'ancora. Immediatamente si credette che queste fossero le reliquie di Clemente. Trasportate a Roma da Cirillo, furono deposte da papa Adriano II, insieme a quelle di Ignazio di Antiochia, sotto l'altare maggiore della basilica inferiore di San Clemente. La storia di questa traslazione è piuttosto verosimile, ma non sembrano esserci tradizioni riguardo al tumulo, che fu trovato semplicemente perché poteva essere un probabile luogo di sepoltura. L'ancora sembra essere l'unica prova della sua identità, ma non si è in grado di stabilire se veramente era insieme a quelle ossa. A papa Clemente I è attribuita una lettera rivolta alla Chiesa di Corinto. Con tale lettera, Clemente rispondeva ad una richiesta di dirimere una questione originatasi dalla ribellione di alcuni fedeli della Chiesa di Corinto, i quali avevano destituito i loro presbiteri e nominati altri. Tale importanza venne riconosciuta molto presto, tanto che la lettera venne inserita nel Codex Alexandrinus ed era considerata dalla Chiesa Siriaca fra gli scritti canonici





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