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Respuesta  Mensaje 1 de 5 en el tema 
De: Prediletta  (Mensaje original) Enviado: 08/05/2013 11:45

Mamma Marisa

 

8 maggio 2013

 

Non è raro che una persona di ottanta, novant'anni oggi sia in grado di badare ancora a se stessa... Ne ho conosciute di persone di questa "tempra" ma non per tutti è così.

La mia mamma adottiva quest'anno compie 85 anni. Il suo più grande handicap è la vista e penso che se non fosse stato a causa di essa, probabilmente sarebbe "in gamba"... Ahimè, non è così purtroppo!

Questa mattina l'ho chiamata al telefono e mi ha risposto la badante.

Mia mamma non è più in grado di uscire, ha paura di tutto, sente che le gambe non la reggono più, è sempre chiusa in casa e per un fattore psicologico rimane seduta su una seggiola per tutto il giorno. Vive in un mondo tutto suo, neanche più fatto di ricordi... Non nomina mio padre ne me, ne tantomeno gli altri parenti. Ti riconosce sempre, chiede come stai, come và la salute e se lavori. Per il resto, nulla.

Ricordo che una volta mi lamentavo perché non si era in grado di parlarle da tante cose aveva da dire. Una scena in particolare, ancor ora mi fa sorridere.

Un giorno, ero solita la domenica andare a trovare i miei genitori, eravamo in sala e dopo il riposo pomeridiano come sempre mio padre ci raggiunse; mia mamma parlava, parlava e parlava poi ad un certo punto si volse verso mio padre e gli disse:

"Pà, mi fai diventare sorda da quanto parli... Come mai non dici nulla?"

E lui, alzando gli occhi al cielo rispose in genovese ma lo scrivo in italiano:

"Dici tutto tu, anche volendo non ci permetti di dire nulla perché sei una macchinetta".

Allora lei si offendeva e non parlava più e io e mio padre ridevamo perché sembrava una bambina impettita, poi la coccolavamo, le davamo dei baci e lei tornava ad essere la donna affettuosa di sempre.

Mi mancano le sue chiacchiere, le critiche, mi manca il suo carattere, quello che alla fine mi ha aiutato a diventare una persona paziente e a saper trattare con gli anziani.

Mi mancano le sue punzecchiature, quei lati negativi che un tempo non tolleravo e che ora vorrei tanto ritrovare in lei… Perché sarebbe lei, la mia mamma piena di difetti ma che tanto mi ha amato e ben voluto.

Ora la mamma non chiede ne di me ne di mio padre, è come se ci avesse cancellato dalla sua mente.

E’ sempre stata un po’ bambina, alla fine io e mio padre l’abbiamo sempre messa al centro della nostra attenzione, perché per lei quel nostro modo di comportarci significava volerle veramente bene, la viziavamo.

Mi sono sposata giovane e ha sofferto tanto, non aveva accettato che me ne fossi andata via di casa, visse il tutto come se l’avessi abbandonata. Per un po’ di anni, nonostante andassi a trovarla, era gentile ma provava rancore nello stesso tempo, mi voleva bene ma nello stesso tempo mi criticava. Non è stato facile però ho sempre cercato di non urtarla maggiormente tenendo per me ogni sofferenza, disagio e tristezza che involontariamente mi causava.

Papà vedeva e soffriva anche lui, i suoi occhi mi parlavano e spesso diceva di pazientare che le sarebbe poi passato. Infatti, dopo qualche anno era tornata ad essere la mamma affettuosa, allegra come prima…. Dopo che la presi da parte e le feci le mie scuse per averla fatta soffrire, per i modi in cui decisi di andarmene… Ci abbracciammo a lungo e piangemmo tanto, poi mia mamma in questo era davvero incredibile, per ogni cosa che capitava, ogni piccola cosa era melodrammatica… Era lei, l’amavamo comunque così com’era.

Morendo mio padre, le mie visite si sono diradate, questa volta mi sono sentita io messa da parte.

Inizialmente la chiamavo ogni giorno tanto che ricordo feci un abbonamento speciale con la telecom per potere fare tutte le chiamate che volevo con un fisso al mese, abbonamento che ho mantenuto. Un giorno mi disse apertamente che aveva le sue cose da fare la mattina, aveva i suoi tempi.

Non lo fece apposta, lo so’, ma tra le cose brutte che ci furono e che non sto a menzionare e l’intrufolarsi energico del fratello, nonché lo zio che prese le redini di ogni cosa, a poco a poco cominciai a diradare sia con le telefonate che con le visite, mi sentivo di troppo.

Non mi ero offesa, stavo soffrendo. Avevo perso mio padre e sotto un certo aspetto anche mia mamma.

Una domenica si e una no andavo a trovarla per poi andare una volta al mese e ora, mi vergogno di dirlo non la vedo dal 23 dicembre scorso.

L’ultima volta che sono andata a trovarla, ogni volta devo dire che è scioccante! Non l’avevo avvertita come ero solita fare, volevo farle una sorpresa, stette per dieci minuti buoni in confusione, non riusciva a capire se ero veramente lì presente o se ero al telefono. Continuavo a toccarla e a dirle:

“Mamma sono qui, senti le mie mani? Sono qui davanti a te…”.

Non riuscivo neanche ad abbracciarla, ero sconvolta. Finalmente poi si riprese dicendomi che pensava fosse uno scherzo. Non capivo perché potesse pensare una cosa del genere, infatti glielo dissi e lei sorrise, per un attimo tornò ad essere la mamma che conoscevo, mi abbracciò forte e poco dopo ripiombò su quella maledetta seggiola. Non sapevo cosa dire, di cosa parlare, lei intavolava sempre ogni argomentazione.

Cominciai con le solite domande:

 

-         Stai bene?

-         Si si

-         Hai mangiato?

-         Si

-         Dormi la notte?

-         Si

-         E lo zio come sta?

-         Bene

-         La zia?

-         Bene

-         La Laura e Giorgio li hai più visti? Sono venuti a trovarti?

 

La Laura e Giorgio sono i miei cugini, Ci impiega un po’ a rispondermi.

 

-         Si, bene. Vedessi com’è cresciuta la Simona. E’ alta, è brava a scuola e Matteo è simpatico.

 

Sono i figli di mio cugino.

 

- Bene dai, sono contenta! –    Le rispondo, poi di nuovo silenzio.

 

Non so’ cos’altro chiederle e ricomincio con le solite domande, mentre il cuore mi si spezza nel vederla con gli occhi rivolti verso l’alto, ferma, seduta.

La osservo, siamo in cucina e lei trascorre le giornate così, tutti i santi giorni.

 

-         Dovresti camminare mamma, se non lo fai poi non esci più di casa!

-         Eh, lo so’

-         Fatti accompagnare dalla Gladis, fai le scale, piano piano, così i muscoli delle gambe si rinforzano e poi la prossima estate parti per la montagna e puoi  fare le tue camminate…

-         Si, ogni tanto lo faccio.

-         Stamattina sei uscita?

-         No

-         Perché?

-         Perché non mi và

-         Mamma

-         Dimmi

-         Mi vuoi sempre bene?

-         Certo amore che te ne voglio.

-         Anche io, tanto…

-         Lo so’.

 

 

Pausa. Riprende questa volta a parlare lei.

 

-         Prego sempre i tuoi angeli per te, li prego perché so’ che tu li ami tanto. Prego che proteggano sempre la mia bambina.

 

Mi viene da piangere, mi trattengo e con la voce smorzata rispondo:

 

-         Grazie mamma, ho bisogno di tante preghiere, grazie, lo so’ che lo fai sempre.

-         Tutte le sere, prego anche che ti aiutino a trovare un lavoro.

-         Grazie mamma…

 

E me la bacio e lei mi bacia.

Di nuovo silenzio. Quel maledetto silenzio che con lei non sono abituata ad avere, mi pesa tanto come avere delle pugnalate nello stomaco.

Vedo che è stanca e allora mi congedo con la scusa della lontananza, della spesa… In realtà scappo. Scappo perché non ce la faccio più a vederla così, non reggo il suo silenzio.

Mi lascio abbracciare, l’abbraccio e la bacio… Ho sempre paura che possa essere l’ultimo abbraccio…

Me ne vado, prendo l’ascensore che usavo da ragazza quando abitavo lì. Lo stesso ascensore, i soliti profumi. Esco in strada e come un automa mi avvio verso la macchina.

Sono sull’autostrada, volo. Mi lascio Genova alle spalle. Comincio a vedere la riviera del levante, mi sento quasi a casa. Finalmente dopo un’ora e mezza di viaggio sono a casa mia.

Abbraccio il mio cane, vado dalle galline, i miei gatti li prendo uno ad uno, me li bacio, li coccolo per un po’. E poi… Piango.

 

Stamattina l’ho chiamata, era stanca, doveva andare a fare il controllo del diabete ma è ritornata a casa dopo pochi passi perché non se la sente di camminare.

L’ho lasciata tranquilla, non riusciva neanche a parlare, doveva riposare.

A fine mese, fatte le mie visite, conto di andarla a trovare…

Il venerdì vado da una signora di novantuno anni, parliamo di tutto, dalla politica all’ultima lettura fatta… Penso a mia mamma, vorrei fosse così… Vorrei poter fare con lei queste conversazioni… Mi sento in colpa.

Il sabato vado all’ospedale e quello che non riesco a fare a mia madre lo faccio con gli estranei… Mi sento in colpa… Come al solito.

Vorrei potermi prendere cura di mia mamma, lo vorrei tanto, il posto ce l’ho, la terrei con me in casa ma lei non vuole venire, ha paura dei gatti, vuole stare a casa sua. Poi… Poi c’è chi fa tutto. Alla fine per mia mamma sono sua figlia per altri invece, sono semplicemente stata adottata, una persona tolta dal collegio, fatta crescere e nulla di più. Non per mio cugino, con lui il rapporto è di vero bene, stesso sangue anche se diverso… Ma non per lui e non per me.

 

Ti voglio bene mamma, anche se non vengo a trovarti come vorrei, perché sono una codarda, anche se non ti telefono come dovrei… Perché sono una codarda… Non c’è giorno che passi che il mio pensiero non sia rivolto a te.

 

Con amore,

tua figlia

Elena



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Respuesta  Mensaje 2 de 5 en el tema 
De: Leonardo@ Enviado: 08/05/2013 14:10
Sei dolce, Elena e tanto sensibile... peccato che la tua mamma non riesca a vedere in te la cara creatura che ama, perché sono certa che anche lei ti ama, anche se non sa dimostrarlo veramente
Un caro saluto e grazie per questa bella pagina di vita, che ci hai regalato
Leonardo 

Respuesta  Mensaje 3 de 5 en el tema 
De: Prediletta Enviado: 08/05/2013 16:21
Grazie Leonardo

Respuesta  Mensaje 4 de 5 en el tema 
De: Nando1 Enviado: 09/05/2013 04:34
Leggerti ci ha commossi
sei una persona molto sensibile e cara

Un abbraccio e buona giornata

Lely e Nando 

Respuesta  Mensaje 5 de 5 en el tema 
De: Prediletta Enviado: 09/05/2013 13:22


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