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| De: solidea  (message original) | Envoyé: 11/11/2010 06:34 | 
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 San Martino di Tours  Vescovo 11 novembre  Sabaria (ora Szombathely, Ungheria), 316-317 -  Candes (Indre-et-Loire, Francia), 8 novembre 397   
 Quattromila chiese dedicate a lui in Francia, e il suo nome dato a migliaia di paesi e villaggi; come anche in Italia, in altre parti d’Europa e nelle Americhe: Martino il supernazionale. Nasce in Pannonia (che si chiamerà poi Ungheria) da famiglia pagana, e viene istruito sulla dottrina cristiana quando è ancora ragazzo, senza però il battesimo. Figlio di un ufficiale dell’esercito romano, si arruola a sua volta, giovanissimo, nella cavalleria imperiale, prestando poi servizio in Gallia. E’ in quest’epoca che può collocarsi l’episodio famosissimo di Martino a cavallo, che con la spada taglia in due il suo mantello militare, per difendere un mendicante dal freddo. Lasciato l’esercito nel 356, raggiunge a Poitiers il dotto e combattivo vescovo Ilario: si sono conosciuti alcuni anni prima. Martino ha già ricevuto il battesimo (probabilmente ad Amiens) e Ilario lo ordina esorcista: un passo sulla via del sacerdozio. Per la sua posizione di prima fila nella lotta all’arianesimo, che aveva il sostegno della Corte, il vescovo Ilario viene esiliato in Frigia (Asia Minore); e quanto a Martino si fatica a seguirne la mobilità e l’attivismo, anche perché non tutte le notizie sono ben certe. Fa probabilmente un viaggio in Pannonia, e verso il 356 passa anche per Milano. Più tardi lo troviamo in solitudine alla Gallinaria, un isolotto roccioso davanti ad Albenga, già rifugio di cristiani al tempo delle persecuzioni. Di qui Martino torna poi in Gallia, dove riceve il sacerdozio dal vescovo Ilario, rimpatriato nel 360 dal suo esilio. Un anno dopo fonda a Ligugé (a dodici chilometri da Poitiers) una comunità di asceti, che è considerata il primo monastero databile in Europa. Nel 371 viene eletto vescovo di Tours. Per qualche tempo, tuttavia, risiede nell’altro monastero da lui fondato a quattro chilometri dalla città, e chiamato Marmoutier. Di qui intraprende la sua missione, ultraventennale azione per cristianizzare le campagne: per esse Cristo è ancora "il Dio che si adora nelle città". Non ha la cultura di Ilario, e un po’ rimane il soldato sbrigativo che era, come quando abbatte edifici e simboli dei culti pagani, ispirando più risentimenti che adesioni. Ma l’evangelizzazione riesce perché l’impetuoso vescovo si fa protettore dei poveri contro lo spietato fisco romano, promuove la giustizia tra deboli e potenti. Con lui le plebi rurali rialzano la testa. Sapere che c’è lui fa coraggio. Questo spiega l’enorme popolarità in vita e la crescente venerazione successiva. Quando muore a Candes, verso la mezzanotte di una domenica, si disputano il corpo gli abitanti di Poitiers e quelli di Tours. Questi ultimi, di notte, lo portano poi nella loro città per via d’acqua, lungo i fiumi Vienne e Loire. La sua festa si celebrerà nell’anniversario della sepoltura, e la cittadina di Candes si chiamerà Candes-Saint-Martin.
 
 Patronato: Mendicanti  Etimologia: Martino = dedicato a Marte Emblema: Bastone pastorale, Globo di fuoco, Mantello
 Autore: Domenico Agasso
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 |  | | Buon Onomastico   a chi si chiama    Martino e Martina   
 Mariasole  | 
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| Réponse | Message 3 de 11 de ce thème | 
 |  | | De: Ver@ | Envoyé: 11/11/2014 19:36 | 
 | Martino, Martina   AUGURI   Felice Onomastico!!   Per te….
    Vera  | 
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| Réponse | Message 4 de 11 de ce thème | 
 |  | | De: Ver@ | Envoyé: 11/11/2014 20:26 | 
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L'autunno e l'inverno portano atmosfere da leggenda e molte sono le  giornate che potremmo festeggiare con i bambini. Una delle giornate in  questione è l'11 novembre: San Martino con la sua estate, le sue  lanterne rappresenta il vero inizio del periodo natalizio. Pur essendo  morto l’8, San Martino viene ricordato il giorno in cui la sua salma  venne tumulata, l’11 novembre appunto.    L'estate  di San Martino: tre giorni e un pocolino, recita un famoso proverbio.  Sono questi 3 giorni e mezzo di clima quasi estivo, i giorni in cui si  apre il vino novello e finiscono simbolicamente le attività agricole. 
 La leggenda Martino, figlio di un tribuno romano, nacque a Sabaria, in Pannonia  (ai confini dell’Ungheria con l’Austria), verso fra il 315 e 317. Suo  padre gli diede il nome di Martino in onore di Marte, il dio della  guerra. Fu educato nella città di Pavia, dove passò la sua infanzia fino  all'arruolamento nella guardia imperiale, all'età di quindici anni La  legge romana lo obbligava a entrare nell' esercito come suo padre, così,  malgrado fosse un tipo molto pacifico, dovette diventare soldato. A  scuola Martino prese i primi contatti con i cristiani e, all'insaputa  dei genitori, si fece catecumeno e prese a frequentare con assiduità le  assemblee cristiane. Si narra che avesse appena dodici anni quando,  contro la volontà dei suoi genitori, che credevano negli dei di Roma, si  fece battezzare e divenne cristiano.
 La sua umiltà e la sua carità hanno dato vita ad alcune leggende. La più  famosa è quella in cui, mentre era ancora soldato, in una grigia  giornata d’autunno, mentre usciva da una delle porte della città  francese di Amiens, dove viveva, Martino vide un povero vecchio, mezzo  nudo e tremante per il freddo. Preso da pietà sguainò la spada, tagliò  il suo bel mantello di lana e ne diede la metà al povero per coprirsi e  scaldarsi. Subito il sole spuntò nel cielo proprio come in una calda  giornata estiva. Per questo si chiama “estate di S. Martino” quel  periodo agli inizi di novembre in cui spesso la temperatura è più mite.Quella notte, in sogno, Martino vide Gesù avvolto in quel mezzo mantello  che gli sorrideva riconoscente e gli restituiva la metà di mantello che  aveva condiviso. Udì Gesù dire ai suoi angeli: "Ecco qui Martino, il  soldato romano che non è battezzato, egli mi ha vestito." Quando Martino  si risvegliò il suo mantello era integro. Il mantello miracoloso venne  conservato come reliquia, ed entrò a far parte della collezione di  reliquie dei Re Merovingi dei Franchi. Il termine latino per "mantello  corto", cappella, venne esteso alle persone incaricate di conservare il  mantello di San Martino, i cappellani, e da questi venne applicato  all'oratorio reale, che non era una chiesa, chiamato cappella.
 Il sogno  ebbe un tale impatto su San Martino, che si fece battezzare il giorno  seguente e divenne cristiano. Ottenuto dall'imperatore l'esonero dal  servizio militare, Martino si recò a Poitiers presso il vescovo  Sant'Ilario, che completò la sua istruzione religiosa e in seguito  divenne un monaco nei pressi della città di Tours.
 Un’altra leggenda narra della sua volontà di abbattere un albero che i  pagani avevano trasformato in un idolo. Questi lo sfidarono: "Mettiti  sotto l'albero mentre cade e vedremo se il 'tuo' Dio ti salverà".  Martino rimase in piedi sotto l'albero mentre le scuri dei boscaioli  incidevano il tronco, proprio nella direzione in cui sarebbe dovuto  cadere; al momento dello schianto, l'albero si drizzò su se stesso e  cadde dalla parte opposta...
 Stremato dalle fatiche e dalle penitenze, pregava il Signore dicendo: "  Se sono ancora necessario non mi rifiuto di soffrire, altrimenti venga  la morte." Morì a Candes e volle essere disteso sulla nuda terra,  cosparso di cenere e cinto da un cilicio: era l' 11 novembre del 397,  sepolto nella cattedrale di Tours, la sua tomba divenne oggetto di molti  pellegrinaggi e su di essa venne eretta una straordinaria basilica.
 
 
 San Martino nel mondo  In Svezia e in Danimarca è tradizione che, per San  Martino, si mangi l’oca. Questa usanza è legata a un’altra leggenda. Si  racconta che il Papa volesse a tutti i costi nominare vescovo Martino,  che era umile e non desiderava occupare posizioni importanti, si nascose  in un convento sperando che nessuno lo potesse trovare; voleva solo  pregare e vivere semplicemente. In quel convento c’erano però delle  oche. Le oche, è risaputo, sono animali chiassosi: non conoscendo quel  monaco quando lo videro fecero un tale concerto di “qua, qua, qua” che  alla fine Martino venne scoperto.Da allora, in occasione di questa ricorrenza, ogni anno un’oca viene arrostita come punizione per quell’antica “soffiata”.
 In Svizzera l’oca si mangia ripiena di fette finissime di mele; mentre in Germania la si riempie di artemisia profumata, mele, marroni glassati col miele,  uva passita e le stesse interiora dell'animale. Dicono i tedeschi che  l'oca perché sia veramente buona deve provenire dalla Polonia o  dall'Ungheria, fra l'altro la patria di san Martino che era nato  nell'antica Pannonia.
 In Boemia, non solo si mangia l'oca per San Martino, ma se  ne trae l'oroscopo per l'inverno: se le ossa sono bianche, l'inverno  sarà breve e mite, se scure è segno di pioggia, neve e freddo.
 In Francia, fin dal 1700, è usanza festeggiare l’arrivo dell' inverno l'11 novembre (giorno di S. Martino) mangiando un'oca.
  In Germania la festa di San Martino i bambini si vestono  in maschera e fanno un'allegra processione con delle lanterne di carta  costruite da loro stessi, (vedi qui come costruire le lanterne)   molto colorate e allegre e cantano dei canti tradizionali, alcuni  vengono accompagnati da un "S.Martino" a cavallo e, la sera del 10  novembre, fanno un corteo portando in mano dei lumini accesi. Anche loro  vanno di casa in casa cantando una canzone e facendosi regalare  dolcetti e soldini. È infatti tradizione riunirsi il pomeriggio, quando  inizia a fare buio, accendere la propria lanterna appesa all’estremità  di un ramo e partecipare alla processione detta Laternenumzug, cantando  canzoncine come  
  
 "lanterne, lanterne, sole, luna e stelle,
   date luce a noi, date luce a noi, questa luce nel Mondo vogliamo portar!"   La lanterna verrà accesa ogni sera come rito della buonanotte, fino  all'arrivo del Natale: la lanterna rappresenta il calore dell'estate che  teniamo con noi e che ci riscalda nel freddo dell'inverno. In Italia, per tradizione, il giorno di San Martino si aprono le botti  per il primo assaggio del vino novello, accompagnato dalle prime  castagne.  Un tempo però in questo stesso giorno aveva termine, in molte zone del  nord, l’anno lavorativo dei contadini. Se il padrone del campo non  chiedeva loro di restare a lavorare per lui anche l’anno dopo, questi  dovevano traslocare e andare a cercare un altro padrone e un altro  alloggio. Anche nella città divenne abituale, per chi aveva un alloggio  in affitto, cambiare casa proprio a San Martino, perciò “fare San  Martino” è diventato un modo per dire “cambio casa”.     
In provincia di Venezia si fa un dolce di pasta frolla a forma del santo  sul cavallo e sopra è tutto guarnito con glassa colorata, caramelle,  cioccolatini etc. E' molto bello a vedersi e per chi piacciono i dolci  di pasta frolla anche buono a mangiarsi. Di solito sono i fidanzati che  lo regalano alle rispettive fidanzate.   Va ricordato anche che in passato il periodo di penitenza e digiuno che  precede il Natale cominciava il 12 novembre e quindi, anche per questo  motivo il giorno prima, per San Martino appunto, si faceva una grande  mangiata d’oca o di tacchino; era una specie di capodanno contadino e  l’oca era considerata il maiale dei poveri.   In ogni modo la scelta del grasso volatile come cibo tipico della festa  di San Martino non è casuale perché dietro la popolare usanza  gastronomica si celano vestigia di antiche credenze religiose che  deriverebbero dalle celebrazioni del Samuin Celtico: l'oca di san  Martino sarebbe dunque una discendente di quelle oche sacre ai Celti,  simboli del Messaggero divino, che accompagnavano le anime dei defunti  nell'aldilà. Una curiosità: nella cucina tradizionale romana non vi sono ricette per  cucinare l'oca, forse per ancestrale riconoscenza dei Romani verso  questi volatili, simbolo di fedeltà e vigilanza. D'altronde le oche che  sorvegliavano il tempio della dea Giunone al Campidoglio riuscirono a  salvare il colle dall'invasione dei Galli nel 390 a.C. dando l'allarme  con le loro strida! San Martino, comunque, è un personaggio molto amato dalla tradizione in  tutto il mondo: si contano più di 4000 Chiese in suo onore in Francia e  svariate nel resto nel mondo, ed il suo nome è stato dedicato a diverse  cittadine.   
 Proverbi  legati all'estate di San Martino: L'estate di San Martino: tre giorni e un pochinino.
 Per San Martino ogni botte è vino.
 A San Martino, si veste il grande e il piccino. Infatti, se non è oggi sarà domani, la neve è vicina.
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 |  | |   La leggenda di San Martino
 
 Umido e freddo spunta il mattino,ed a cavallo va San Martino.
 Quand’ecco appare un mendicante,
 lacero e scalzo, vecchio e tremante.
 Il cavaliere mosso a pietà,
 vorrebbe fargli la carità
 Ma nella borsa non ha un quattrino,
 e allora dice: “Oh, poverino!
 Mi spiace, nulla io posso darti,
 ma tieni questo per riscaldarti”.
 Divide in due il suo mantello,
 metà ne dona al poverello.
 Il sole spunta e brilla in cielo,
 caccia la nebbia con il suo velo
 E San Martino continua il viaggio,
 sempre allietato dal caldo raggio.
 
 (Nano Giustino)
 
 
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 |  | | De: lucy46 | Envoyé: 11/11/2017 07:28 | 
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| Réponse | Message 8 de 11 de ce thème | 
 |  | | De: lucy46 | Envoyé: 11/11/2020 08:20 | 
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 |  | | De: lucy46 | Envoyé: 11/11/2021 09:15 | 
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 |  | | De: lucy46 | Envoyé: 11/11/2022 08:07 | 
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 |  | | De: lucy46 | Envoyé: 11/11/2024 10:12 | 
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