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mistprincsansev: IL MISTERO DEL PRINCIPE E DELLA CAPPELLA DI SANSEVERO
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De: liberidivolare  (Mensaje original) Enviado: 11/11/2008 18:29

 

IL MISTERO DEL PRINCIPE E DELLA CAPPELLA DI SANSEVERO

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ARTE E/O... MISTERI...?
 
La Cappella Sansevero, uno dei monumenti più visitati di Napoli,
riscuote un notevole interesse da oltre duecento anni..
 
Visitarla è come fare 2 passi... nel mistero....
 

La sua fama è dovuta innanzi tutto alla figura ed al genio del suo artefice:
Raimondo de Sangro, Principe di Sansevero.
 Parleremo prima del suo geniale (e misterioso) artefice... poi della Cappella e delle altre opere e "macchine" costruite o fatte costruire dal Principe...
 
 
Ecco cosa disse di lui Benedetto Croce
“Ammazzò sette cardinali e con le loro ossa costruì sette seggiole, mentre la pelle, opportunamente conciata, ricoprì i sedili…”
Benedetto Croce-Storie e leggende napoletane
 
Ecco come lo definisce invece Wilkipedia
Raimondo di Sangro (Torremaggiore, 30 gennaio 1710 - Napoli, 22 marzo 1771)
fu il VII principe di San Severo e studioso napoletano.
 
INIZIAMO DUNQUE CON UNA BREVE STORIA DELLA FAMIGLIA D'ORIGINE DEL TENEBROSO E GENIALE PRINCIPE CHE  FECE COSTRUIRE...  L'AFFASCINANTE INCREDIBILE E MISTERIOSA CAPPELLA
 

 
L’antichissima stirpe dei conti dei Marsi e di Sangro, vantava una discendenza borgognona dallo stesso Carlo Magno; infatti, lo stemma dei di Sangro è lo stemma dei discendenti dei duchi di Borgogna, che fondevano le stirpi carolingia, longobarda e normanna. Legatissima al potente Ordine Benedettino, la Casa di Sangro vanterà, oltre ad abati ed altissimi prelati, anche i santi Oderisio, Bernardo e Rosalia.
Legati da vincoli di parentela con la potente casata furono quattro pontefici:
  • Innocenzo III (1198-1216);

  • Gregorio IX (1227-1241), che istituì la famigerata Santa Inquisizione contro l’ammissione della quale nel regno di Carlo di Borbone si batté proprio il lontano discendente Raimondo di Sangro;

  • Paolo IV Carafa (1555-1559);

  • Benedetto XIII (1724-1730).

     Il padre, Antonio di Sangro, libertino, invaghitosi di una ragazza di Sansevero, ne fece uccidere il padre che si opponeva alla relazione. Accusato da Nicola Rossi, sindaco di Sansevero, fuggì alla Corte di Vienna dove diventò amico dell'Imperatore e continuava a dichiararsi innocente.

     Forse corrotta la Magistratura pugliese archiviò il caso e don Antonio poté rientrare nei suoi feudi dove si vendicò del suo principale accusatore facendolo uccidere. Per sfuggire alla condanna riprese la fuga che si concluse a Roma ove Antonio di Sangro prese i voti e si ritirò in convento.

IL PRINCIPE CHE LA FECE COSTRUIRE- BIOGRAFIA

     Il giovane Raimondo venne quindi affidato alle cure dei nonni paterni che, a 10 anni, lo mandarono a studiare presso la Scuola Gesuitica di Roma, ove restò fino al compimento dei 20 anni, acquisendo una cultura di molto superiore alla media che, unita alla sua naturale propensione allo studio (salvo la grammatica a causa della quale perse un anno), ne fece uno dei "geni" del Settecento napoletano ed europeo.

     La sua cultura superiore si impone, infatti, su quella della stragrande maggioranza dell'aristocrazia napoletana, considerata rozza ed ignorante. Appassionato di araldica e geografia (in cui eccellette), studiò retorica, filosofia, logica, matematica e geometria, scienza, fisica, greco, latino, ebraico e, portato per le lingue straniere, mantenne a proprie spese un sacerdote che gli impartì lezioni di tedesco. Il suo "genio" si fece presto apprezzare, tanto che, per una rappresentazione scolastica, in cui c'era da smontare rapidamente un palco teatrale per consentire nello stesso spiazzo esercizi di equitazione, superò "primi Ingegneri e valentuomini" chiamati a risolvere il problema "inventando" un palco che "coll'aiuto di alcuni argani e di alcune nascoste rote" spariva in pochi minuti.

     Nel 1730, all'età di 20 anni, Raimondo rientrò a Napoli, sede stanziale della sua famiglia, avendo acquisito l'anno precedente, a seguito della morte del nonno paterno, il titolo di VII° Principe di Sansevero. Nello stesso anno per procura, giacché viveva nelle Fiandre, sposò una cugina quattordicenne, Carlotta Gaetani, che conobbe però, a causa delle continue guerre europee, solo sei anni dopo il matrimonio (nel 1736) quando lo raggiunse a Napoli.

     Tra le sue opere si ricordano un Vocabolario dell'arte militare di Terra (la cui redazione durerà ben otto anni per fermarsi alla lettera "O"), un Manuale di esercizi militari per la fanteria che ottenne il plauso del re Federico II di Prussia, e trattati vari sulle fortificazioni.

     Quanto alle traduzioni, dalla "stamperia" del Principe nacquero Il Conte di Gabalis, ovvero ragionamenti sulle Scienze Segrete ... , dell'abate francese Villars de Montfaucon che, per il suo contenuto esoterico, portò al Principe una nuova accusa di miscredenza da parte dei Gesuiti, costringendolo a negare che l'opera fosse uscita dalla tipografia con il suo placet; I viaggi di Ciro, da Les voyages de Cirus dello scozzese Michel Ramsay (massone e iscritto alla stessa loggia del Montesquieu), con cui si auspica che la nobiltà partenopea sia presa da ben maggiore fervore illuministico.

     Fu attraverso S. Bernardo che la Casa si legò all’Ordine Templare. Questo lo troviamo nel cammino iniziatico celato nella cappella di famiglia, quella Pietà dei Sangro di Sansevero, capolavoro dell’ultimo barocco napoletano, voluta dal principe che rinnovò una precedente cappella come tempio di famiglia, chiamando a Napoli gli scultori Queirolo e Corradini accanto ai napoletani Sammartino, Celebrano, Persico e i pittori F. M. Russo e C. Amalfi.

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