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IL CASTELLO DI ORSOSOGNANTE
 
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De: liberidivolare  (Mensaje original) Enviado: 28/01/2009 14:34

 
In gravi condizioni da tempo, il cantante aveva 64 anni

Addio a Mino Reitano
il «ragazzo» di Calabria
 
Mino Reitano

Sfondò con «Avevo un cuore». In Germania conobbe i futuri Beatles
 
MILANO — Era il rappresentante più clamoroso del così detto bel canto all'italiana, quello «alla Claudio Villa». Mino Reitano, 64 anni, è morto ieri ad Agrate Brianza, dove viveva, dopo una lunga e dolorosa malattia. Il suo spiegamento di voce era generoso come il suo carattere, che lo aveva portato a distribuire i guadagni ottenuti fra schiere di parenti. Era nato a Fiumara, non lontano da Reggio Calabria, il 7 dicembre 1944. Di famiglia povera, studiò per 8 anni al conservatorio di Reggio. Trasferitosi giovanissimo in Germania, mosse i primi passi della carriera musicale assieme ai suoi fratelli (la band si chiamava proprio così: i Fratelli Reitano) dandosi al rock and roll.
Ad Amburgo ebbe luogo uno degli episodi più incredibili della sua vita: si esibì in un club assieme ai Quarrymen, che altri non erano che i Beatles ai loro esordi ed ebbe una buona amicizia coi Fab Four. Nel 1966 partecipò al Festival di Castrocaro, per poi debuttare nel 1967 a Sanremo con una canzone scritta da Mogol e Lucio Battisti «Non prego per me». Ma per avere il Reitano che commuove gli amanti della musica popolare italiana bisogna aspettare il 1968, quando esplodono due canzoni che diventano dei classici: «Avevo un cuore (che ti amava tanto)» e «Una chitarra cento illusioni». Grazie al successo di questi brani acquistò un terreno ad Agrate Brianza dove costruì una sorta di ranch in cui portò fratelli, cognati e nipoti, allestendo anche una sala di registrazione. Nel 1971 vinse «Un disco per l'estate» con «Era il tempo delle more».
Sono gli anni di ottimi piazzamenti e riconoscimenti (Cantagiro, Festivalbar, dischi d'oro, tournée). Scrive brani per grandi interpreti della musica italiana come Mina o Ornella Vanoni. Per otto anni è a Canzonissima, guadagnandosi sempre la finale e classificandosi tra i primi. Le giovani generazioni e i critici, mentre avanza la canzone d'autore e il rock, lo considerano una sorta di reperto archeologico. In parecchi hanno ironizzano sulla laurea honoris causa assegnatagli dalla Loyola University. Ma lui è un buono, uno che porge l'altra guancia: «Non ce l'ho con chi mi critica. Grazie a molti detrattori credo di essere migliorato. E quando appaio in tv l'ascolto non scende, anzi... ».
Nel 1988 si ripresenta a Sanremo con «Italia» che arriva al sesto posto. La sua enfasi, ma anche la sua bontà sembrano in netto contrasto con un mondo della canzone sempre più aggressivo. Nel 2007 scopre di avere una grave malattia, ma fino all'ultimo vuole apparire in tv. Portando nel programma di Magalli la testimonianza della malattia che lo stava uccidendo e non disdegnando nemmeno di fare dell'autoironia nel programma di Chiambretti. I funerali del cantante, che lascia la moglie Patrizia e le figlie Grazia Benedetta e Giuseppina Elena, si svolgeranno domani alle 15 nella chiesa di Agrate Brianza.
Mario Luzzatto Fegiz
 

Aggiungo 2 parole... mie...

Se ne va un altro dei cantanti che con le sue canzoni, la maggior parte di successo..., per il suo stile popolare, mi ha accompagnato nel corso della mia vita... 

Di lui ho sempre apprezzato la serietà... la passione... la correttezza e la gentilezza verso tutti... ed alcune sue canzoni sono davvero un patrimonio musicale di noi tutti...

Intendo salutarlo con questa sua canzone che sembra quasi parlarci del suo cuore...

Clikka sul titolo...

AVEVA UN CUORE CHE TI AMAVA TANTO

Che ti sia lieve la terra... Mino...

Orso Tony



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