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IL CASTELLO DI ORSOSOGNANTE
 
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miticlassici: LA FAVOLA DI AMORE E PSICHE
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Respuesta  Mensaje 1 de 3 en el tema 
De: liberidivolare  (Mensaje original) Enviado: 11/11/2009 14:09

 

 

                                                                                                                    

LA FAVOLA DI AMORE E PSICHE

 

 

 

Psiche era una bellissima principessa, così bella da causare l'invidia di Venere. La dea inviò suo figlio Eros perché la facesse innamorare dell'uomo più brutto e avaro della terra, in modo che Psiche poteva esser ricoperta dalla vergogna di una simile relazione.

 

 

 

Ma il dio, Eros, si innamorò della bella mortale, e con l'aiuto di Zefiro (il dio del vento), la trasportò al suo palazzo, dove, imponendo che gli incontri avvenissero al buio per non incorrere nelle ire della madre Venere, la fece sua. Ogni notte dunque Eros andava alla ricerca di Psiche ed ogni notte i due bruciavano la loro passione in un amore che mai nessun mortale aveva conosciuto.

 

 

Psiche era dunque prigioniera nel castello di Eros, legata da una passione che le travolgeva i sensi. Una notte Psiche, istigata dalle sorelle, decise di vedere il volto del suo amante, pronta a tutto, anche all'uomo più orripilante, pur di conoscerlo. Fu questa bramosia di conoscenza ad esserle fatale: una goccia cadde dalla lampada e ustionò il suo amante. Allora Eros volò via e Venere scagliò la sua punizione sottoponendola a diverse prove.

Nella prima, dovette suddividere un mucchio di granaglie con diverse dimensioni in tanti mucchietti uguali e Psiche disperata, non provò nemmeno ad assolvere il compito che le era stato assegnato, ma ricevette un aiuto inaspettato da un gruppo di formiche, che intendevano ingraziarsi il suo innamorato. L'ultima e più difficile prova consistette nel discendere negli inferi e chiedere alla dea Proserpina (dea del regno dei morti) un po' della sua bellezza. Psiche meditò allora addirittura il suicidio arrivando molto vicino a gettarsi dalla cima di una torre. Improvvisamente, però, la torre si animò e le indicò come assolvere la sua missione. Durante il ritorno, però Psiche mossa dalla solita curiositò a lei tanto cara, aprì l'ampolla (data da Venere) contenente il dono di Proserpina,. Ma il dono in realtà  conteneva il sonno più profondo.

 

 

Ancora una volta però venne in suo aiuto Eros (Amore) che la risvegliò dopo aver rimesso a posto la nuvola del sonno  che era uscita dall'ampolla. Solo alla fine, lacerata nel corpo e nella mente, Psiche ricevette l'aiuto di Giove. Mosso da compassione il padre degli dei fece in modo che gli amanti si riunissero. Psiche divienne anche lei una dea e sposò Amore.

 

 

La favola termina con un grande banchetto al quale parteciparono tutti gli dei, alcuni anche in funzioni inusuali: per esempio, Bacco fece da coppiere, le tre Grazie suonarono e il dio Vulcano si occupò di cucinare il ricco pranzo.
Al termine del banchetto i due giovani bruciarono per tutta la notte la loro incontenibile passione e da questa unione nacque un figlio, Piacere, identificato dai latini con il termine Voluttà (Voluptas).

 

 

FINE

 

(DAL WEB - RIELABORAZIONE ED IMPAGINAZIONE T.K.)

 

CIAO DA TONY KOSPAN

 

 



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Respuesta  Mensaje 2 de 3 en el tema 
De: smeraldina Enviado: 11/11/2009 17:55
bellissima! :)sorriso

Respuesta  Mensaje 3 de 3 en el tema 
De: mothersixten Enviado: 12/11/2009 06:12
La favola, insomma, rappresenterebbe il destino dell'anima, che, per aver commesso il peccato di curiosita', tentando di penetrare un mistero che non le era consentito di svelare, deve scontare la sua colpa con umiliazioni ed affanni di ogni genere prima di rendersi degna di ricongiungersi all'amore. Questa favola ha ispirato tanti poeti che a loro volta hanno sofferto per amore........come Prevert, Neruda, Montale e anche scultori come il Canova.
Per Prèvèrt la perdita reale può essere dunque meno tormentosa del panico,che invade ogni angolo della mente, o del silenzio. I silenzi lacerano come coltelli, suscitano la sensazione che l'Altro non sia più lì, anzi, peggio, è lì senza essere veramente lì; non si sa a chi, a cosa pensi: i suoi pensieri sono le vele di un vascello, gonfiate dal vento del suo proprio Io, che sfiora ormai l'orizzonte.
"Tu dormi tu la notte io invece ho l'insonnia ti vedo dormire e ciò mi fa soffrire. I tuoi occhi chiusi il tuo gran corpo disteso è meraviglioso ma tutto ciò mi fa piangere e improvvisamente ecco tu ridi tu ridi a scrosci dormendo dove sei in questo momento dove sei andato dimmi la verità forse con un'altra donna lontano lontano in un altro paese e con lei tu ridi di me. Tu dormi tu la notte io invece ho l'insonnia ti vedo dormire e ciò mi fa soffrire. Mentre tu dormi non so se mi ami mi sei vicino ma anche così distante io sono tutta nuda e te aggrappata ma è come se fossi assente e sento tuttavia battere il tuo cuore non so se batte per me non so niente non so niente vorrei che il tuo cuore si fermasse se un giorno non mi amassi più. Tu sogni tu la notte io invece ho l'insonnia ti vedo sognare e questo mi fa piangere. Tutte le notti io piango tutte le notti e tu tu sogni e tu sorridi ma questo non può più durare una notte certo io ti ucciderò e finiranno allora i sogni tuoi e siccome son decisa a togliermi la vita anche la mia insonnia finirà I nostri due cadaveri riuniti insieme dormiranno nel gran letto. Tu sogni tu la notte io invece ho l'insonnia ti vedo sognare e questo mi fa piangere. Arriva l'alba e subito ti svegli ed è a me che tu offri un sorriso sorridi con il sole ed io non penso più alla notte tu dici le parole sempre uguali - Hai passato una buona notte?- e come ridestata io ti rispondo - Sì mio caro ho dormito bene e come ogni notte t'ho sognato"


 
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