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attualit: INTERVENTO SU FACEBOOK RIESCE A PROVARE L''INNOCENZA DI UN IMPUTATO
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Rispondi  Messaggio 1 di 4 di questo argomento 
Da: liberidivolare  (Messaggio originale) Inviato: 16/11/2009 14:03

 

 
 Sentenza storica negli Stati Uniti assolto nel nome di Facebook
 

Repubblica — 13 novembre 2009   pagina 25   sezione: POLITICA ESTERA

NEW YORK - «Dove sono i miei pankakes?». Mai domanda fu più dolce alle orecchie di Rodney Bradfor, un 19enne di Harlem che grazie a quell' interrogativo ha evitato di finire in gattabuia. Certo, non sappiamo se la frase scritta- sostiene il New York Times- in strettissimo slang nascondesse qualche messaggio in codice (si tratta proprio di pankakes?) ma per ora il giovane Rodney l' ha sfangata. Dice l' archivio digitale del social forum che il messaggio è stato postato, cioè inserito, alle 11:49 del mattino del 17 ottobre scorso dal computer dell' abitazione del papà, al 71 West della 118esima strada, alle porte di Harlem: come avrebbe fatto Rodney a trovarsi alla stessa ora alle Farragut Houses, un complesso edilizio di Brooklyn, cioè dalla parte opposta di New York? Così il ragazzo è stato assolto dall' accusa di furto. E per Facebook si è registrato un altro record: per la prima volta il forum più visitato del mondo (300 milioni di utenti) ha fornito la prova di un alibi. Dice John G. Browning, un avvocato di Dallas esperto di Internet e legislazione, che è una piccola rivoluzione. Mentre l' America insegue su Internet le tracce criminali lasciate dalla mano assassina di Nidal Malik Hasan, lo psichiatra-killer di Fort Hood, la frequentazione del web viene utilizzata per la prima volta per scagionare qualcuno. I casi contrari non sono certo una novità. Sempre per un furto è stato incastrato proprio da Facebook un altro ragazzo. E' accaduto per esempio nel settembre scorso a Martinsburg, Pennsylvania: dopo il furto, il disgraziato si è messo a chattare su Internet, ma quando ha finito ha dimenticato di fare il log out, e invece di "uscire" (dal computer) è finito dentro. Ma davvero ci si può fidare di un accesso a Facebook come prova? Nel caso del ragazzo di Harlem anche il papà aveva testimoniato sulla presenza a casa, ma vista la recidività del soggetto (Rodney è accusato anche di altri furti) il giudice sostiene di aver dato particolare importanza all' alibi virtuale. La sentenza però fa discutere. Dice sempre al New York Times Joseph A. Pollini, un professore del John Jay College, che l' assoluzione è stata impartita troppo in fretta. «Chiunque può accedere a qualsiasi sito utilizzando un nome e una password, chiunque può mettere nuovi dati su Facebook». Gioisce invece mamma Ernestine: «Solitamente gridiamo ai nostri figli di smetterla di stare al computer - ha detto la donna al New York Post - ma stavolta se non fosse per Facebook ora mio figlio non sarebbe più qui». © RIPRODUZIONE RISERVATA - DAL NOSTRO INVIATO ANGELO AQUARO
 



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Rispondi  Messaggio 2 di 4 di questo argomento 
Da: guazzetto25 Inviato: 16/11/2009 14:41
e chi garantisce che fosse lui al computer?

Rispondi  Messaggio 3 di 4 di questo argomento 
Da: liberidivolare Inviato: 16/11/2009 22:00
Spero che ci siano altri elementi convergenti... sennò...

Rispondi  Messaggio 4 di 4 di questo argomento 
Da: mothersixten Inviato: 17/11/2009 09:22
Mah!!.......Non e' che anche la giustizia diventa invasata con questo Facebooh?!.......


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