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mistprincsansev: IL MISTERO DEL PRINCIPE DI SAN SEVERO - 7° PARTE - LE INVENZIONI
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De: liberidivolare  (Mensaje original) Enviado: 25/03/2009 20:49

IL MISTERO DEL PRINCIPE E DELLA CAPPELLA DI SANSEVERO

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Restiamo col nostro misterioso Principe...
ecco le sue invenzioni così come elencate da Wilkipedia (con aggiunte e modifiche)

LE INVENZIONI
 
Quella delle invenzioni di don Raimondo è una questione controversa, giacché alcune sono testimoniate soltanto dalla Lettera Apologetica, scritta dal principe medesimo. Fatta questa premessa, ecco un elenco delle "invenzioni" più conosciute a lui attribuite (o auto-attribuitesi):
 

  • Macchine anatomiche: è forse l'unica che sia giunta sino a noi. Si tratta di due modelli anatomici di grandezza naturale costituiti da due scheletri umani (una donna e un uomo) su cui è incastellato il solo albero sanguigno di colore differenziato blu e rosso. Leggenda vuole che il Principe avesse ottenuto tale "metallizzazione" del circuito sanguigno "iniettando" un composto di sua invenzione e, poiché unica "pompa" in grado di spingere il liquido fin nei capillari più sottili è il cuore, che i due malcapitati fossero ancora vivi quando tale esperimento venne eseguito. È d'uopo rammentare però, per inciso, che all'epoca non era stata ancora inventata la siringa ipodermica. Le due "macchine", originariamente nel laboratorio del Principe e attualmente nella "Cavea Sotterranea" della Cappella Sansevero, sarebbero state di fatto realizzate da un anatomista palermitano, Giuseppe Salerno, come risulta da un contratto ancora oggi conservato all'archivio notarile di Napoli. Partendo da due scheletri umani, il Principe si impegnava a fornire al medico fil di ferro e cera colorata (secondo un metodo di sua invenzione) per ricostruire l'albero circolatorio e dare così un valido modello didattico ai non esperti medici dell'epoca. In origine la "macchina" femminile aveva anche un feto che però negli anni '60 del '900 è stato trafugato. Che si tratti di "macchine" non è tuttavia certo dacché gli attuali proprietari della Cappella Sansevero hanno sempre opposto il loro rifiuto a far eseguire qualunque tipo di indagine.

  • Palco pieghevole: si sarebbe trattato di un palco dalle normali apparenze ma che per mezzo di ruote, argani e funi sarebbe stato possibile sollevare e chiudere "a libro". Testimoniato dalla Lettera Apologetica, sarebbe stato costruito nel 1729, quando Raimondo aveva solo 19 anni, in occasione di una rappresentazione teatrale nel cortile del collegio gesuitico romano, e chiuso in pochissimo tempo per permettere lo svolgimento nella stessa area di un carosello di cavalleria.
  • Cannoncino da campagna: sarebbe stato costruito in un metallo leggero in sostituzione del bronzo, allora comunemente usato per questo tipo di arma, talché "qualunque soldato senza gemere sotto l'incarico di esso può trasportarne uno, forse due".
  • Archibugio: fucile a retrocarica, costruito a canna unica, in grado di sparare a polvere o "a vento" (cioè ad aria compressa).

  • Macchina idraulica: capace di trasportare l'acqua a qualunque altezza.

  • Carrozza marittima: come evidenziabile da una stampa d'epoca (ancora esistente), si trattava di veicolo perfettamente somigliante a una carrozza terrestre, con tanto di cavalli verosimilmente in sughero o legno, ma al posto delle ruote aveva delle "pale" (azionate da personale nascosto) in grado di viaggiare per mare.

  • Marmi alchemici: nella sua ricerca alchemica il Sansevero avrebbe inventato parecchie sostanze chimiche tra cui stucchi, mastici madreperlacei usati per costruire cornicioni e capitelli, e un tipo di marmo sintetico che, versato allo stato fuso in apposite canaline, avrebbe formato un "cordone" bianco marmoreo, ininterrotto, che decorava il pavimento della cappella di famiglia (ancora oggi in parte visibile). Si è anche fantasticato su un possibile suo procedimento per marmorizzare i tessuti. Prova ne sarebbe la scultura del "Cristo Velato", nella medesima cappella, dove il corpo appare coperto da un velo di marmo trasparente. Su questa invenzione, però, non ci sono prove e l'effetto del velo sarebbe dovuto solo all'abilità dello scultore, Giuseppe Sanmartino.

  • Stampa simultanea a più colori: normalmente le operazioni di stampa avvengono (fatte salve le moderne stampanti a colori) eseguendo tante "passate" quante sono i colori (tricromia o quadricromia); il Principe avrebbe inventato, invece, un sistema per stampare "a più colori" con una sola "passata di torchio" e tale metodo avrebbe impiegato nella sua tipografia sita nei sotterranei del Palazzo.
  • Epigrafia al negativo: anziché scolpire le scritte, queste sarebbero state ricoperte con una pasta a base di paraffina che le avrebbe protette dal bagno d'acido cui l'intera lapide veniva sottoposta, ottenendo così scritte in rilievo, come è evidenziato, peraltro, dalla stessa lapide del suo monumento funebre.

 

  • Lume eterno: testimoniata da alcune lettere di don Raimondo a studiosi dell'epoca, sarebbe stata una mistura ottenuta dalla triturazione delle ossa di un teschio e forse costituita da una miscela di fosfato di calcio e fosforo ad alta concentrazione. Tale miscela avrebbe avuto la capacità di bruciare molto lentamente e di consumare pochissima materia.
  • Carbone alchemico: una mistura di sostanze di origine animale e vegetale, in grado di bruciare senza produrre cenere.
  • Impermeabilizzazione dei tessuti: Don Raimondo avrebbe donato al re Carlo III, grande appassionato di caccia, un mantello trattato in questo modo.

  • Gemme artificiali: Don Raimondo avrebbe trovato il modo di imitare le vere gemme usando delle normali pietre in marmo bianco, colorate però con un procedimento del tutto nuovo, tale che non le si sarebbe potute distinguere dalle gemme vere.

  • Orologio: Oltre a segnare giorni del mese e della settimana, ore e minuti, esso mostrava “le differenti fasi della luna”, la quale di notte appariva “luminosa e chiara, ed alla vera del tutto simile”, a seconda che fosse piena, crescente o calante. A mezzogiorno l’orologio lasciava uscire da quattro varchi figure allegoriche che, avanzando in linea retta a passi di danza e portandosi strumenti alla bocca, eseguivano “una ben accordata marcia”. In luogo del pendolo, infine, vi era la testa di un dragone, le cui zampe suonavano le ore e i quarti percuotendo le campane dell’orologio.

  • Farmacopea: appassionato anche di medicina e colpito dall'ignoranza dei medici dell'epoca in questioni anatomiche (come dimostra la realizzazione delle "Macchine"), Raimondo di Sangro si impegnò anche in tale campo. È noto che curò un paziente affetto da "morbo invero raro e sconosciuto ai medici" somministrandogli "estratto di pervinca più fiate bullito". La cura fece dapprima perdere i capelli all'ammalato, che però non guarì e giunse comunque a morte. Dall'autopsia, cui il Principe partecipò e di cui ci ha lasciato traccia, è stato possibile appurare che si trattava di un tumore allo stomaco. Ciò che colpisce è che le attuali cure oncologiche prevedono la somministrazione di sostanze che contengono estratto di "vinca rosea", come attestato da oncologi moderni (Prof. Tarro) che hanno confermato che la cura proposta dal Sansevero circa 400 anni fa non era poi del tutto errata.

  • Sangue di San Gennaro: il Principe sarebbe riuscito a produrre una sostanza in grado di comportarsi esattamente come quella ritenuta essere il sangue di san Gennaro.
  • Sistema per dissalare e potabilizzare l'acqua di mare.
  • Carta ignifuga: sarebbe stata di lana da una parte e di seta dall'altra, con la proprietà di non prendere fuoco.

  • Altri presunti procedimenti: plasticizzazione a freddo di metalli, metallizzazione e pietrificazione di materie molli, nuovi processi di colorazione di marmi e vetri.
  • Pirotecnica: per la realizzazione di fuochi d'artificio a più colori.

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De: Orso Tony Enviado: 13/08/2020 01:20


 
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