
San Carlo Borromeo 
Vescovo 
Arona, Novara, 1538 - Milano, 3 novembre 1584
Patronato: Catechisti, Vescovi
Etimologia: Carlo = forte, virile, oppure uomo libero, dal tedesco arcaico
Emblema: Bastone pastorale 
Nasce  da Margherita Medici di Marignano e  Gilberto II Borromeo, proveniente  da possidente e nobile famiglia. Dopo  aver studiato a Pavia diritto  civile e canonico, nel 1558 alla morte  del padre prende il controllo  degli affari di famiglia (nonostante la  presenza di un fratello più  grande di lui, Federico); poi, nel 1559 si  laurea in utroque iure. Poco  dopo suo zio Giovan Angelo Medici di Marignano, fratello di sua madre,  viene nominato pontefice, con il nome di Pio IV. Carlo Borromeo,   quindi, si trasferisce a Roma e viene nominato cardinale a poco più di   vent'anni (suo fratello Federico, invece, diventa segretario privato,  ma  morirà nel 1562). Egli, dopo essersi fatto ordinare sacerdote e  vescovo  (non seguendo il consiglio di chi gli suggeriva di sposarsi e  avere dei  figli per evitare che la dinastia familiare si estinguesse),  ancora  giovane fa riaprire il concilio di Trento,  per poi mettere in atto la riforma tridentina nella diocesi ambrosiana.  Dedicandosi a una vita di ascetica povertà, si impegna nella riforma  dei  costumi e cerca di porre in evidenza l'importanza del culto  esteriore,  composto da processioni, preghiere e riti liturgici, utili a  ravvivare  l'identità cristiana e la fede tra i ceti più popolari. E' nel 1566 che Carlo Borromeo giunge a Milano, alla  morte dello zio papa che lo induce a trasferirsi  da Roma. La diocesi in  cui viene a trovarsi, tuttavia, è ormai  abbandonata a se stessa,  complice il fatto che da decenni gli  arcivescovi titolari sono impegnati  a pensare più al denaro che non  allo spirito. Durante gli anni del suo  episcopato, tra il 1566 e il  1584, Carlo ristabilisce disciplina  all'interno del clero,  preoccupandosi di rafforzare la preparazione  religiosa e la moralità  dei sacerdoti, e fondando i primi seminari (tra  cui quello elvetico e  quello maggiore di Milano). Non solo: si impegna  nella costruzione di  nuove chiese e nel rinnovamento di quelle esistenti  (San Fedele a  Milano, il santuario del Sacro Monte di Varese, la chiesa  della  Purificazione di Maria Vergine in Traffiume) e viene nominato   visitatore apostolico per le diocesi di Bergamo e Brescia, visitando   tutte le parrocchie presenti sul territorio. Divenuto legato della   Legazione di Romagna, allarga la propria azione pastorale al campo   dell'istruzione, fondando collegi come il Borromeo di Pavia o quello di   Brera. Protagonista di opere assistenziali durante la carestia  degli  anni 1569 e 1570 e durante la peste degli anni 1576 e 1577 (famosa  è la  sua processione a piedi nudi per chiedere l'intercessione per far   finire il morbo), viene osteggiato dai nobili e dai governatori spagnoli   per la sua volontà di mettere in pratica i principi della riforma   tridentina, e non esita a ricorrere a tortura e scomuniche, palesando un rigore perfino eccessivo. Carlo Borromeo,  inoltre, riforma l'ordine degli  Umiliati, allontanatosi dal  cattolicesimo e avvicinatosi al  protestantesimo: deve anche subire un  attentato da parte di alcuni  esponenti, che vengono poi giustiziati. In  Svizzera contrasta il  protestantesimo (a dispetto delle Diete di Ilanz  che avevano sancito  nella Repubblica delle Tre Leghe la libertà di  culto), secondo i dettami  del Concilio tridentino. In occasione di una  visita pastorale in Val  Mesolcina ordina l'arresto di oltre cento  persone, accusate di  stregoneria; le torture che seguono inducono quasi  tutti a lasciare il  protestantesimo. San Carlo Borromeo muore lasciando il suo intero in eredità ai poveri.