Esca gettata dal Cav., con risposta ampiamente prevista, sapendo che avrebbero abboccato, per poter dire che la sinistra non collabora per partito preso? O legittime istanze da parte di una sinistra che ha ben pochi argomenti, è noto, ma che in questo caso, data l'imbarazzante situazione giudiziaria nella quale si trova il Berluzzo, sia pure per combinazione si trova ad aver ragione?
A Cla', ma non hai capito che non si calendarizza nulla, qui? Il pupo è una palla al piede, lo è stato da sempre, per la lega, per fini, per tutti, e di più per l'italia. Al pari degli altri, eh, non è che prodi abbia fatto granché. Uno che dopo 15 anni in parlamento parla di riforme, che lui non ha fatto, o è incapace o in malafede. Il pupo riesce ad essere entrambe le cose. Ora non lo vuole più nessuno perché non è manco più un uomo di parola con gli alleati. Prima concedeva a tutti, ora tutti cercano di riscuotere, e sanno che le promesse sono scoperte come assegni cabrio. Qualcuno pensa che sia un collante della destra contro i comunisti. Sarebbe stato vero se esistessero, i comunisti. Manco craxi avrebbe telefonato alla questura per una sua amichetta. Forse solo dalema sarebbe stato tanto spudorato, ma ho i miei dubbi. Ma è stata solo la goccia.
Ora voglio un governo che elimini il monopolio televisivo, una rete al massimo, la rai si tiene il primo, gli altri li vende. E' meglio una merdosa oligarchia che una monarchia. Poi vediamo. Il federalismo, che mi pare una stronzata, ma è un parere personale, magari serve per risollevare il sud. Tanto vale provarlo, anche se ci costerà qualcosa a noi veri uomini del nord produttivo. L'ennesimo paradosso, ci tocca pagare per farli decollare, ma se funzionasse...
d'altra parte Reguzzoni (che fa parte del cerchio magico varesotto) si mostra convinto che bisogna dare alla opposizione l'opportunità di rivedere ulteriormente le clausole del federalismo municipale
Scusa l'intromissione Claretta....ma...il federalismo municipale sarebbe quello con cui i comuni hanno la possibilità di aumentare ancora l'Irpef?
Ma, scusami ancora..ehm...io da povero stupido avevo inteso che il federalismo consistesse, così in generale, eh, togliere qualcosa a Roma per decentrarlo agli enti locali..qualcosa mi deve essere sfuggito, mi sa.
Praticamente finirà che chi paga già le tasse (quella categoria di stronzi, tanto per intenderci) ne pagherà un pò di più, giusto? Interessante, molto interessante
Eccerto vecchio Dorianone, una volta che togli le tasse sulla casa (prima l'invim poi l'ici) ai proprietari che ci vivono (ma il cui patrimonio aumenta lo stesso con gli anni) l'illuminazione stradale e i tappabuche (non per voi, che avete il culo che le buche nell'acqua si tappano da sole) chi le paga? Si pija dall'irpef, cosa di cui io sono peraltro d'accordo - sì come i mezzi pubblici gratisse pagati a scaglioni dall'irpef dei residenti - ma che fa ridere se proposta da questi pseudoliberisti che si sono accorti che hanno sbagliato tutto e cercano ora di metterci una pezza alla bellemeglio. Come dicono dalle vostre parti sui buchi e sulle toppe?
Tutto giusto, carissssima sonja (dio, dio, quanto mi costi...)..ma, sempre nel mio modo naive di vedere le politiche cose, e per quello che i leghisti per anni mi hanno raccontato (la favoletta dell'orso?) il federalismo consisteva nello spostare le tasse dei contribuenti dallo stato alle regioni..o erro?
Se erro me lo si diccca. Resta il fatto che sempre di inculata a sangue si tratta, per una parte degli italiani, indovina quale.
Sono sempre in attesa di copiaincolla a cazzo di Botia e di qualche arrampicamento sugli specchi di Claretta...che siano in difficoltà rispetto a questo quesito così terra terra, così plebeo? O forse nei direttivi leghisti la contraddizione non era stata presa in considerazione?
te Dorian dimentichi che botia sa anche rispondere con parole (e che parole) sue
allora...federalismo fiscale significa in effetti autonomia impositiva
che non era prevista dal federalismo approvato dalla sx e nemmeno dal decentramento Bassanini
nel 2007 è stato approvato lo statuto della Regione Lombardia, se fai la fatica di andartelo a cercare vedrai cosa intende la Lega per autonomia impositiva
quello che si sta discutendo sono le quote di autonomia che spettano ai comuni, ma anche a quanto dovrebbe ammontare il fondo perequativo e come andrebbe distribuito
ma essenzialmente il punto che interessa maggiormente alla Lega è che gli amministratori incapaci di fare quadrare il bilancio non possano più venire ricandidati
e se per fare quadrare il bilancio caricano i cittadini di troppe tasse difficilmente potranno venire rieletti
per intenderci, un Bassolino o un Rutelli sarebbero da un bel pezzo non ricandidabili
il fondo perequativo deve servire per dare risorse aggiuntive dove il reddito è al di sotto della media nazionale
ma non deve servire per ripianare debiti e buchi di bilancio, deve solo servire a mantenere un livello di spesa sufficiente a fare fronte alle reali necessità dei cittadini
resta il fatto che se malgrado il fondo perequativo gli amministratori sforano escono per sempre dalla possibilità di candidarsi
la cosa è pacifica per la gente del nord, non lo è per chi, come in Calabria, tiene da sempre i bilanci "per trasmissione orale" (ci sono voluti due mesi e mezzo per raccogliere fogli volanti, risposte approssimative da confrontare fra loro e fare riscontri fra le varie voci di spesa)
non lo è nemmeno per chi è abituato a ricevere finanziamenti a pioggia e ripianamenti di debiti ogni volta che c'è una campagna elettorale per le amministrative
non lo è nemmeno per chi specula su eterne "emergenze" e quindi si guarda bene dal risolvere i problemi
ieri un siciliano ha telefonato a radiopadania, era un piccolo imprenditore e ha detto: "siamo stufi di chiedere favori agli amministratori che scialano con i soldi ricevuti da Roma, per fare gli imprenditori qui occorrono coglioni e pazienaza, i coglioni ci restano, ma la pazienza è terminata"
ed è terminata anche la pazienza del nord, per ogni cento euro di tasse versate in Lombardia 54 finiscono nel pozzo senza fondo di chi amministra scialacquando senza dovere rendere conto a nessuno
"ci sono piccioli per tutti" diceva Miccichè ai sindaci siciliani "potete fare tutto quello che volete, piazzole, fontane, monumenti, ci sono piccioli per tutto"
peccato che i piccioli di cui parlava Miccichè fossero quelli del Cipe, che andavano destinati alle grandi infrastrutture, non ai capricci dei sindaci
non me ne frega niente se Miccichè sia Pdl o finiano, il PTT è traversale, ed è quello che vuole cambiare tutto per non cambiare niente
guarda, non me ne frega nemmeno più di tanto se dovrò pagare più tasse, purchè si avvii un percorso di risanamento, anche se a lungo termine
di presa di coscienza che impoverire il nord non è la chiave per risanare il sud
se manca carbone nella locomotiva il treno si ferma e non ce n'è per nessuno
loro hanno una visione delel cose diversa dalla tua
Crisi economica, in picchiata i redditi delle famiglie: non capitava dal 1995
I dati pubblicati dall'Istat assegnano il bollino nero al Nord, mentre al Sud le cifre hanno fatto registrare cali più contenuti. Adiconsum chiede al governo provvedimenti per aiutare gli italiani
Venticinque paia di scarpe comprate in una settimana da una delle giovanissime ospiti di Arcore. Miracoli del bunga bunga e delle generose bustarelle del Cavaliere. E’ vita in lustrini e paiette. Sogni mediatici che diventano cortocircuito sociale nel momento in cui cozzano con la vita reale. Quella degli italiani qualunque. Quelli che Arcore lo leggono solo sui giornali. Quegli italiani che in tre anni (dal 2006 al 2009) si sono visti prosciugare il portafoglio dalla crisi e da una politica economica incapace di fare fronte. E a soffrire più di tutte sono state le famiglie del nord Padano di stampo leghista-berlusconiano.
In cifre la fotografia appare impietosa: meno 2,7% del reddito disponibile. A scattarla è l’Istat. Che così fissa una prima flessione dal 1995. Epoca degli esordi del Cavaliere a palazzo Chigi. Da lì in poi la cronologia fissa tre legislature con il marchio del Caimano. A cui va aggiunta l’onda lunga della crisi economica. Tanto è vero che la recessione ha portato a un progressivo ridursi del tasso di crescita del reddito disponibile nazionale. Nel 2006, infatti, aveva mostrato una crescita del 3,5%. Dopodiché il precipizio. Che più di tutti ha colpito la ricca Padania. Quella che, nei manifesti leghisti, dovrebbe giocare da locomotore del Paese. Non è stato così. Nel 2009, precisa l’Istituto di statistica, l’impatto del calo del reddito è stato più forte nel settentrione (-4,1% nel Nord-ovest e -3,4% nel Nord-est) e più contenuto al Centro (-1,8%) e nel Mezzogiorno (-1,2%).
Eppure il punto, per molti, resta l’attività di governo indifferente davanti a quelli che “sono i reali problemi del Paese”. La critica arriva da Antonio Borghesi, vice capogruppo dell’Italia dei Valori alla Camera. E dunque: “Perché il Paese possa riprendersi realmente è necessario ridurre le tasse, cosa che questo esecutivo dice da sempre, ma non fa”.
Le cifre rese note oggi dall’Istat si aggiungono al carico portato ieri sulla disoccupazione giovanile: il 29% dei giovani under 25. Un ‘intera generazione che per Giorgio Napolitano non solo è “frustrata”, ma anche “poco ascoltata”. Di nuovo e ancora tornano alla mente quelle 25 paia di scarpe comprate in una settimana da una delle giovani ospiti di villa San Martino. Altri mondi. Su cui pesa la crisi economica, ma anche altri fattori. Ne è convinto il segretario nazionale di Adiconsum Pietro Giordano per il quale “il rallentamento della crescita, come più volte denunciato, dipende non solo dalla diminuzione del reddito da lavoro, ma anche dai mancati guadagni dovuti agli investimenti delle famiglie che hanno visto, prima per i crack finanziari poi per la crisi economica, completamente annullati quei piccoli redditi che consentivano loro di far quadrare il bilancio familiare”.
Il bollino nero, dunque, tocca al settentrione. Sul banco degli imputati salgono così il Piemonte e la Lombardia. In Piemonte, infatti, c’è stata una forte contrazione dell’input di lavoro dipendente e, di conseguenza, dei relativi redditi da lavoro. La regione governata da Roberto Formigoni sconta, invece, la battuta d’arresto degli utili distribuiti dalle imprese.
Anche nel 2008, a fronte di un aumento del reddito disponibile nazionale del 2,3%, il Nord-ovest ha registrato il tasso di crescita più contenuto (+1,8%), a causa della debole dinamica di Lombardia e Liguria (+1,2 e +1,8% rispettivamente). Poco meglio può vantare il Nord est, dove, comunque, si segnala una crescita più sostenuta. A distinguersi Friuli-Venezia Giulia, Veneto e Trentino (+5, +4,3 e +3,6%), le migliori a livello nazionale. Fino al 2008 le famiglie residenti nel Nord-ovest hanno fatto registrare il più elevato reddito disponibile per abitante, ma nel 2009 il primato è passato al Nord-est, dove Bolzano ha scavalcato l’Emilia Romagna in testa alla graduatoria.
Calabria e Sicilia sono le uniche regioni italiane in cui il reddito delle famiglie ha mostrato tassi di crescita lievemente positivi. In queste aree del Paese, peraltro, anche la dinamica del Pil è stata migliore che altrove. Il Sud ha anche beneficiato di una tenuta degli interessi netti ricevuti dalle famiglie, spiegata in parte dalla loro minor propensione agli investimenti rischiosi. Dopodiché Centro e Mezzogiorno hanno evidenziato tassi di crescita prossimi alla media nazionale e pari, rispettivamente, a +2,5 e +2,2%. Al Centro, il valore del Lazio è risultato quello più elevato (+2,9%), mentre al Sud si sono distinti quelli di Abruzzo e Basilicata.
o almeno lo sarebbe se la crescita fossr dovuta alla produttività, cioè a stipendi pagati per attività produttive
sono certa che l' Istat ha tabelle che specificano le origini del Pil, cioè le voci relative alla sua formazione
faccio un esempio: se in Lombardia è l'impresa privata a produrre la maggior parte del reddito, e sto parlando anche degli stipedi che ricevono i dipendenti del privato, oltre che dei redditi dei lavoratori autonomi, precari, eccetera eccetera, è evidente che con la crisi, i fallimenti, la disoccupazione è già un miracolo se il pil non si affossa
al contrario nelle regioni dove il reddito è costituito principalmente dalla occupazione nel settore del pubblico, il pil può aumentare semplicemente aumentando il debito
un esempio: se vengono assunti 24 mila nuovi stipendiati dalla regione Sicilia aumenta il pil, ma aumenta anche il buco di bilancio
credo di essere stata chiara, ma faccio un altro esempio : se io dò i soldi per pagare il mutuo a mia figlia, lei aumenta il suo reddito, ma il mio cala
c'è un'altra cosa, il pil viene calcolato anche in base ai consumi, mia figlia avrà più soldi per fare acquisti sui quali pagherà l'Iva
e in effetti l'Iva pagata dalle regioni del sud è sproporzionata rispetto al reddito dichiarato, è praticamente al livello di quella del nord, quindi i consumi sono alti, malgrado che la produttività sia minima
ci sarebbe anche da conoscere a quanto ammontano i depositi bancari nelle regioni del sud, e molte altre cose bisognerebbe conoscere per valutare la "crescita" nelle regioni del sud, ma bisogna ricordare che i controlli al nord sono cento volte superiori a quelli del sud
Cossiga disse : "Bossi deve piantarla, altrimenti faccio trovare la coca nella sua auto E INVIO UN ESERCITO DI FINANZIERI PER ROVINARE LE PARTITE IVA CHE LO VOTANO"
sta di fatto che l'esercito di finanzieri è arrivato e c'è tuttora al nord, mentre al sud la presenza è solo quella residuale
Perché il benessere di un Paese si calcola con il parametro della cosiddetta 'crescita'? Non starebbe bene un Paese che ha un dato tipo di qualità di vita e che, certo, non cala, ma si mantiene su quello senza per forza dover 'crescere'? 'Crescere' rispetto a chi o a cosa, poi? O a svantaggio di chi o cosa? E' tutto un discorso finalizzato al potere d'acquisto di un altro telefonino o di un bel televisore al plasma da tre metri per due?
Come il FATTURATO per i banchieri, così il PIL è un vero feticcio per gli economisti.
I sociologi però hanno introdotto il concetto di "qualità della vita", che come si può facilmente immaginare è del tutto arbitrario, in quanto viene misurato in base ad un indice "composito" che tiene cioè conto di svariati fattori socio-economici.
E' chiaro che finchè non ci si metterà d'accordo su quali fattori debbano essere sempre presenti nella composizione dell'indice della qualità della vita, il concetto di essa (così come la sua misurazione) sarà "semper sicut pellis colleonum" (come diceva Tiberino da Montefiascone), ovvero molto elastico ed adattabile ai tempi, ai luoghi ed ai gusti dell'analista di turno.
Metto un link del Sole 24 Ore, contenente un singolare rimescolamento della classifica delle province italiane, per darvi un'idea della complessità di queste valutazioni:
Leggetevi questa voce di Wikipedia per rendervi conto della complessità della composizione di un indice di qualità della vita, e di quanto sono numerosi i fattori che entrano in esso.
E' del tutto evidente che ponderando maggiormente alcuni indici a scapito di altri (per esempio, la situazione dell'ordine pubblico o quella della sanità e della scuola rispetto al reddito medio pro capite) il risultato può essere sorprendentemente "anomalo" rispetto a quello che si legge nelle tabelle dei banchieri e degli economisti.