Il professor Monti, catapultato prima a Palazzo Giustiniani e subito dopo a Palazzo Chigi con un blitz costituzionale, si presentò al Paese con aria accademica pedante, triste, quasi funeraria E dichiarò di aver accettato l’incarico con lo spirito di servizio che è proprio dei servitori dello Stato. A parte la deludente sortita del neo senatore e presidente, che nonostante il bocconiano sapere non ne azzecca una (leggere l’editoriale di ieri del direttore Stefania Piazzo) e la gaffe con cui dichiarò che si sarebbe “andati a fondo”, fedele alla battuta, a fondo sta portando il Paese con tasse, riforme sbagliate, riforme cancellate e terrorismo economico e fiscale. Operazioni come quelle di Cortina hanno più il sapore di un’azione di facciata che di un concreto e pianificato contrasto all’evasione. Per combattere l’evasione si dovrebbe seguire lo schema adottato da Maroni per il contrasto alla criminalità organizzata. Tra evasione e mafie c’è uno stretto collegamento anche territoriale. La questione sollevata da R oberto Calderoli sulla cena di capodanno a Palazzo Chigi, ha un significato più profondo della schermaglia politica. Il prof. Monti, anche in virtù degli emolumenti senatoriali, poteva ben permettersi un qualsiasi altro luogo per riunire parenti e qualche amico. La scelta di Palazzo Chigi lascia supporre la volontà di affermare e ostentare uno “status symbol “ insperatamente raggiunto. Dopo le giuste puntualizzazioni di Calderoli, le spiegazioni fornite sugli acquisti per la cena fatti dalla signora Monti hanno del puerile e appare fuori luogo l’uso di una sede istituzionale per una riunione familiare che non comporta solo l’uso di gas, luce e acqua, ma implica un notevole impegno di personale il cui costo supera di gran lunga il prezzo degli alimenti consumati. Chi ha garantito la sicurezza? Chi ha cucinato? Chi ha apparecchiato ? Chi ha servito? Chi ha riassettato e pulito locali e cucina ? Sempre la signora Monti o il personale di Palazzo Chigi? Nella seconda ipotesi che appare la più probabile non si tratta solo dei costi del lavoro straordinario, ma della responsabilità morale per aver costretto i dipendenti a trascorrere una sentita festività al di fuori dell’ambiente familiare con le negative ripercussioni conseguenti. Sono state ampiamente criticate le feste di Berlusconi nelle sue residenze, ma, Lega a parte tutti tacciono. Tace Re Giorgio che con Monti ha un filo diretto e che dopo le incaute dichiarazioni esplicative e giustificative dovrebbe intervenire dato che l’ha imposto al Paese come l’unico, possibile salvatore. A proposito, lo spread corre. Così deve essere Re Giorgio?