Il 7 settembre 1951 Giuseppa Romeo nacque a Palermo, penultima di nove figli. Il padre Pietro Romeo, preso da molti impegni, registrò la nascita della figlia tre giorni dopo, il 10 settembre 1951. Figlia d'arte poiché cresciuta in una famiglia in cui la lirica era molto apprezzata (sua madre era un soprano naturale), iniziò fin da giovanissima a coltivare l'attitudine al canto e alla composizione. Mosse i suoi primi passi nel mondo della musica già dall'età di 13 anni, quando si esibì presso il "Palchetto della Musica" davanti al Teatro Politeama. Nel 1967, vinse, il Festival di Castrocaro interpretando A chi. Il successo di Castrocaro le spalancò le porte per il Festival di Sanremo 1968, cui partecipò con il nome di Giusy Romeo con il brano No amore, non giunse tuttavia in finale. Intanto, nel 1969, in un locale milanese, incontra la musicista e chitarrista Maria Antonietta Sisini, con cui inizierà un sodalizio professionale, che durerà fino alla sua scomparsa. Il 18 luglio 1970, Giusy partecipa con alcuni suoi brani, al "Festival Palermo Pop 70", tenutosi a La Favorita di Palermo, davanti un pubblico di oltre ottantamila spettatori. Sulla fine del 1974, nascerà Junie Russo, un nuovo nome d'arte, nel tentativo di lanciarla come cantante italo-americana, e farne dimenticare gli esordi come "Giusy Romeo". L'anno successivo, esce come anteprima del suo album, il singolo Milk of Paradise, seguito dall'uscita dell'album Love is a woman. L'album, interamente in lingua inglese, è il primo album della carriera artistica di "Junie". Infine, esce il singolo In trappola, che segna il ritorno alla lingua madre italiana, dopo sette anni, e l'inizio della collaborazione con Cristiano Malgioglio, che durerà fino al 1980. È l'ultima emissione discografica con il nome di "Junie" Russo. Successivamente verrà italianizzata la grafia del nome per evitare eventuali storpiature nella pronuncia. Sulla fine del 1978, Giuni, torna sul mercato discografico, incidendo il singolovSoli noi. Il 21 settembre 1978, partecipa con Soli noi, alla serata finale della gara musicale "Free Show Estate '78". Tra il 1979 ed il 1980 insieme a Maria Antonietta Sisini, iniziano una breve collaborazione con il cantante Filipponio, per il quale, musicheranno i brani Che presuntuoso questo cuore e Non è un'ora (1979), mentre Teatro a dieci lire e Partire oltre amore (1980), vennero musicati solo da Maria Antonietta, ed in quest'ultimo, Giuni compare, solo come voce corista. Nel 1980, Cristiano Malgioglio, chiede l'aiuto a Giuni ed a Maria Antonietta, nello scrivere un brano per Amanda Lear. Giuni e Maria Antonietta, scriveranno la musica, mentre Malgioglio, scriverà il testo del brano Ho fatto l'amore con me. E' l'anno in cui termina la collaborazione con Cristiano Malgioglio, iniziata nel 1975. Artefice dell'incontro con Franco Battiato è Alberto Radius. Nasce, oltre che una grande amicizia un team di lavoro creativo e affiatato, che porta alla realizzazione di tre brani cuciti addosso alle capacità vocali e interpretative di Giuni (Una vipera sarò, Crisi metropolitana e L'addio. Con Franco Battiato, Giusto Pio, Alberto Radius e Maria Antonietta Sisini, Giuni Russo trova, dunque, la dimensione artistica a lei più congeniale. Nel 1982 le viene affidato un brano, non privo di poetica e originalità, intitolato Un'estate al mare, firmato ancora da Franco Battiato. Sul finale dell'esecuzione la cantante imita anche il verso dei gabbiani con l'emissione di note particolarmente acute, dando prova della sua notevole estensione vocale. Il 45 giri Un'estate al mare raggiunge i vertici delle classifiche italiane, stazionandovi per oltre 8 mesi. Il brano viene presentato al Festivalbar, vincendo la sezione Festivalbar Disco Verde, e ottenendo il Disco d'oro per le vendite. Nelle intenzioni dell'artista, Un'estate al mare avrebbe dovuto essere solamente una parentesi commerciale, ma la Russo viene imprigionata nel cliché delle hit estive a tematica balneare. Ad ogni modo la Russo partecipa ancora al Festivalbar con Sere d'agosto. Nell'estate del 1984 ripartecipa al Festivalbar presentando alcuni dei brani dall'album più recente, tra cui Mediterranea, Limonata cha cha cha, e Demenzial song, una delle canzoni di maggior impatto tra quelle del 33 giri. Nel 1986 viene finalmente pubblicato l'album Giuni, registrato l'anno precedente e "congelato" a causa di questioni discografiche. L'album contiene il successo Alghero, uscito anche come 45 giri, con cui Giuni partecipa con straordinario successo al Festivalbar ed a Vota la voce. Successivamente, sempre nell'estate dello stesso anno, esce un ultimo 45 giri, Mango, papaia. Nel 1988 arriva un brusco e repentino cambio di rotta, che anticipa di un decennio la "musica di confine" con l'album A casa di Ida Rubinstein. Esce la seconda raccolta consecutiva di brani Le più belle canzoni contenente alcuni dei suoi successi degli anni ottanta. Portata verso le contaminazioni musicali rivolte prevalentemente all'avanguardia e a culture altre e alte, nel 1992 dà così vita alla world music di foggia arabeggiante di Amala un album contenente due soli inediti: l'omonimo brano e Alla spiaggia dell'amore. Nel 1994 ritorna alla ribalta, cimentandosi col canto-cabaret ispirato a Ettore Petrolini nell'album Se fossi più simpatica sarei meno antipatica. Questa apertura la porta ad allargare la collaborazione con scrittori e poeti. Sempre nello stesso anno, partecipa al Premio Tenco, dove propone il brano Ciao amore ciao, arrangiato da Franco Battiato, come personale omaggio a Luigi Tenco. Il 1995, vede la sua seconda partecipazione consecutiva al Premio Tenco dove proporrà i brani Malinconia (Ninfa gentile), Il sole di Austerlitz, La sua figura, e uno splendido ed emozionante duetto con Sergio Godinho nella sua La barca degli amanti. Il 27 novembre 1998 festeggia i suoi 30 anni di carriera, pubblicando il suo primo album "live" dal titolo autobiografico Voce prigioniera. Nel 2003, dopo ben 35 anni di assenza, prende parte alla kermesse canora del Festival di Sanremo 2003, con il brano Morirò d'amore, scritto dalla stessa Giuni, con Maria Antonietta Sisini e Vania Magelli, i violini scritti da Stefano Barzan, e l'arrangiamento di Franco Battiato e di Roberto Colombo, brano che sarà inteso come il testamento musicale di Giuni. Il brano arrivò 7° nella classifica finale di Sanremo, e ricevette il "Premio come Miglior Arrangiamento". Giuni Russo muore nella notte tra il 13 e il 14 settembre 2004, nella sua dimora milanese, all'età di 53 anni. Gli ultimi quattro furono dominati da una grave malattia. In silenzio ne circolò la notizia dopo la sua ultima e strepitosa apparizione, pallida e calva, al Festival di San Remo dello scorso anno. Nessuno ne scrisse, amici confermarono d'averla vista in terapia all'ospedale. Lei giocò come al solito con l'ambiguità eccentrica del suo personaggio, dichiarando d'essere talmente stufa di perdere tempo col parrucchiere a discapito della sua voce. La cerimonia delle esequie si tenne il 15 settembre, presso il monastero delle Carmelitane Scalze, a Milano.