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MONDO POETICO DI HAIKU: F. GARCIA LORCA
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Respuesta  Mensaje 1 de 13 en el tema 
De: haiku04  (Mensaje original) Enviado: 17/05/2012 12:30

 

 

 

Federico García Lorca (Fuente Vaqueros, 5 giugno 1898 – Víznar, 19 agosto 1936) è stato un poeta e drammaturgo spagnolo appartenente alla cosiddetta generazione del '27, un gruppo di scrittori che affrontò le Avanguardie europee con risultati eccellenti, tanto che la prima metà del Novecento viene definita la Edad de Plata della letteratura spagnola
Apertamente a favore delle forze repubblicane, scoppiata la Guerra civile spagnola viene per questo ucciso dai falangisti seguaci di Francisco Franco.

Nato in una famiglia di piccoli proprietari terrieri nel paesino di Fuente Vaqueros, García Lorca è per vari aspetti un ragazzo prodigio, sebbene non raggiunga mai l'eccellenza - non per incapacità, ma per le pieghe del suo complesso carattere - in ambito scolastico. Nel 1909, si trasferisce assieme alla famiglia a Granada, vicina città dell'Andalusia, dove ben presto rimane profondamente coinvolto nelle attività dei circoli artistici del luogo. La sua prima opera letteraria, Impresiones y paisajes, viene pubblicata nel 1918, ma non ha particolare successo, se non in ambito locale.

Nel 1919, giunge, per proseguire gli studi, a Madrid, dimorando presso la famosa Residencia de Estudiantes. All'Università stringe amicizia con Luis Buñuel e Salvador Dalí, così come con molti altri personaggi che oggi annoveriamo tra i più importanti della storia spagnola. Tra questi, Gregorio Martínez Sierra, il Direttore del Teatro Eslava, dietro invito del quale García Lorca scrive e mette in scena, nel 1919-20, la sua opera d'esordio, El maleficio de la mariposa, che però non viene accolta bene dal pubblico.

Nel giro di pochissimi anni, García Lorca sa però ribaltare questi iniziali insuccessi, divenendo membro di spicco dell'avanguardia artistica del proprio Paese: pubblica ulteriori raccolte di poesie, tra le quali Canciones e Romancero Gitano, forse il suo libro più conosciuto. Sul fronte teatrale, Mariana Pineda, con fondali disegnati da Dalí, debutta con clamoroso trionfo a Barcellona.

Tuttavia, verso la fine del 1929, García Lorca cade vittima di una depressione sempre più profonda, esacerbato frutto dei sensi di colpa per una omosessualità che comunque sempre meno riesce a mascherare con amici e parenti, e tutto questo mentre al contrario la fama del suo Romancero Gitano cresce esponenzialmente. Vedendo peggiorare le condizioni psicologiche di Federico, anche se forse ne ignoravano la causa, la famiglia di García Lorca organizza per lui - con la complicità di Fernando de los Ríos, amico attraverso il quale riesce ad ottenere una borsa di studio - un viaggio negli Stati Uniti d'America.

Questo viaggio, ed in particolare il soggiorno a New York, dove Federico frequenta per un breve lasso la Columbia University, assume una importanza fondamentale nella produzione poetica di García Lorca, che difatti compone quello che molti giudicano il suo capolavoro, ovverosia Poeta en Nueva York, incentrato sull'alienazione dell'uomo nella società moderna e sui meccanismi che permettono ai pochi di dominare sui molti. Un'opera, come si comprende, molto avanti sul resto del panorama artistico coevo, così come lo sono le pièces teatrali che realizza in questo periodo, Así que pasen cinco años e El público, tanto che quest'ultima verrà pubblicata solo al termine degli anni Settanta del secolo scorso, e mai integralmente.

Dopo un breve ma importante e intenso soggiorno a Cuba, il suo ritorno in Spagna nel 1930 coincide con la caduta della dittatura di Primo de Rivera ed il ristabilirsi della democrazia. Nel 1931, García Lorca viene nominato direttore della compagnia Teatro Universitario la Barraca. Questa compagnia, fondata dal Ministro dell'Educazione, riceve l'incarico di portare in giro la propria produzione nelle più remote aeree rurali del Paese. García Lorca non si limita a dirigere, ma ne è anche attore. È durante questo tour con La Barraca, che García Lorca scrive le sue opere di teatro più note, e denominate 'trilogia rurale': Bodas de sangre, Yerma e La casa de Bernarda Alba.

Scoppia la Guerra civile spagnola: García Lorca lascia Madrid per Granada, nonostante debba essere conscio del fatto che si sta praticamente votando alla morte andando a raggiungere una città con la fama di essere abitata dalla oligarchia più conservatrice d'Andalusia. García Lorca e suo cognato, che era anche il sindaco socialista di Granada, sono effettivamente arrestati. García Lorca viene fucilato dai Falangisti il 19 agosto 1936 perché di sinistra e omosessuale e gettato in una tomba senza nome a Fuentegrande de Alfacar nei dintorni di Víznar, vicino Granada.

Biografia

L'infanzia

García Lorca, il cui nome completo è in realtà Federico del Sagrado Corazón de Jesús García Lorca, nasce il 5 giugno 1898 a Fuente Vaqueros, un paesino della vega granadina. È figlio di un ricco possidente, Federico García Rodríguez, che aveva sposato in seconde nozze una giovane e sensibile maestra, Vicenta Lorca Romero, donna di salute fragile - al punto che ad allattare García Lorca non sarà lei stessa, ma una balia, moglie del capataz del padre - e che tuttavia incide profondamente nella formazione artistica del figlio: lascia infatti presto l'insegnamento per dedicarsi all'educazione del piccolo Federico, al quale trasmette la sua passione per il pianoforte e la musica:

"Canticchiava le canzoni popolari ancor prima di saper parlare e si entusiasmava sentendo suonare una chitarra"

La madre gli trasmetterà altresì quella coscienza profonda della realtà degli indigenti e quel rispetto per il loro dolore che García Lorca riverserà all'interno della propria opera letteraria.

Federico trascorre un'infanzia felice nell'ambiente sereno e agreste della casa patriarcale di Fuente Vaqueros fino al 1909, quando la famiglia, che nel frattempo si era accresciuta di altri tre figli - Francisco, Conchita e Isabel, mentre un quarto, Luis, morì all'età di soli due anni per polmonite - si trasferisce a Granada.


Gli studi e le conoscenze a Granada

A Granada frequenta il "Colegio del Sagrado Corazón", che era diretto da un cugino di sua madre, e nel 1914 si iscrive all'Università, frequentando dapprima la facoltà di giurisprudenza per poi passare a quella di lettere.

Conosce i quartieri gitani della città, che entreranno a far parte della sua poesia, come dimostra il suo Romancero del 1928.

Incontra per la prima volta in questo periodo il letterato Melchor Fernández Almagro e il giurista Fernando de los Ríos, futuro Ministro de Instrucción Pública durante il periodo denominato Seconda Repubblica Spagnola: entrambi aiuteranno in modo concreto la carriera del giovane Federico.

Inizia nel frattempo lo studio del pianoforte sotto la guida del maestro Antonio Segura e diventa un abile esecutore del repertorio classico e di quello del folclore andaluso.

Con il musicista granadino Manuel de Falla, con cui stringe un'intensa amicizia, collabora all'organizzazione della prima Fiesta del Cante jondo (13 - 14 giugno 1922).

Il periodo formativo spirituale

Gli interessi che segnano il periodo formativo spirituale del poeta sono la letteratura, la musica e l'arte che apprende dal professor Martín Domínguez Berrueta che sarà suo compagno nel viaggio di studio in Castiglia, dal quale nascerà la raccolta in prosa Impresiones y paisajes (Impressioni e paesaggi).

L'ingresso alla Residencia de Estudiantes

Nel 1919 il poeta, grazie all'interessamento di Fernando de los Ríos, ottiene l'ingresso nella prestigiosa Residencia de Estudiantes di Madrid, confidenzialmente chiamata dai suoi ospiti "la resi", che era considerata il luogo della nuova cultura e delle giovani promesse del '27.

Nella Residencia García Lorca rimane nove anni, tranne i soggiorni estivi alla Huerta de San Vicente, la casa di campagna, e alcuni viaggi a Barcellona e a Cadaqués ospite del pittore Salvador Dalí, a cui lo lega un rapporto di stima e amicizia che coinvolgerà presto anche la sfera sentimentale.

Le prime pubblicazioni

È di questo periodo la pubblicazione del Libro de poemas, la preparazione delle raccolte Canciones e Poema del Cante jondo (Poema del Canto profondo), al quale fa seguito il dramma teatrale El maleficio de la maríposa (Il maleficio della farfalla) nel 1920 e nel 1927 il dramma storico Mariana Pineda per il quale Salvador Dalí disegna la scenografia.

Seguiranno le prose d'impronta surrealista Santa Lucía y san Lázaro, Nadadora sumeringa (La nuotatrice sommersa) e Suicidio en Alejandría, gli atti teatrali El paseo de Buster Keaton (La passeggiata di Buster Keaton) e La doncella, el marinero y el estudiante (La ragazza, il marinaio e lo studente), oltre le raccolte poetiche Primer romancero gitano, Oda a Salvador Dalí e un numero straordinario di articoli, composizioni, pubblicazioni varie, senza contare le letture in casa di amici, le conferenze e la preparazione della rivista granadina "Gallo" e la mostra di disegni a Barcellona.

Il conflitto interiore

Le lettere inviate in questo periodo da Federico agli amici più intimi, confermano che l'attività febbrile improntata ai contatti e alle relazioni sociali che il poeta in quel momento vive nasconde in realtà una intima sofferenza e ricorrenti pensieri di morte, malessere su cui molto incide il non poter vivere serenamente la propria omosessualità. Al critico catalano Sebastián Gasch, in una lettera datata 1927, confessa la sua dolorosa condizione interiore:

"Sto attraversando una grave crisi sentimentale (è così) dalla quale spero di uscire curato".


220px-Lorca_(1914)
La depressione

Il conflitto con la cerchia intima di parenti e amici raggiunge il suo apice allorquando i due surrealisti Dalí e Buñuel collaborano alla realizzazione del film Un chien andalou, che García Lorca legge, probabilmente erroneamente, come un attacco nei suoi confronti. Allo stesso tempo, la sua passione, acuta ma sfortunatamente non ricambiata per lo scultore Emilio Aladrén, giunge a una svolta di grande dolore per García Lorca nel momento in cui Aladrén inizia la propria relazione con la donna che ne diverrà moglie.

La borsa di studio e il soggiorno a New York

Fernando de los Ríos, il suo amico protettore, venuto a conoscenza dello stato conflittuale del giovane García Lorca gli concede una borsa di studio e nella primavera del 1929 il poeta lascia la Spagna e si reca negli Stati Uniti.

L'esperienza statunitense, che dura fino alla primavera del 1930, sarà fondamentale per il poeta, e darà come risultato una delle produzioni lorchiane più riuscite, Poeta en Nueva York, incentrata su quanto García Lorca osserva con il suo sguardo partecipe e attento: una società di troppo accesi contrasti tra poveri e ricchi, emarginati e classi dominanti, connotata da razzismo. Si rafforza in García Lorca il convincimento della necessità di un Mondo nettamente più equo, non discriminante.

A New York, il poeta frequenta i corsi alla Columbia University, trascorre le vacanze estive, invitato dall'amico Philip Cummings, sulle rive del lago Edem Mills e, poi, presso la casa del critico letterario Angel del Rio e alla fattoria del poeta Federico de Onís nel Newburg.

Al rientro nella metropoli alla fine dell'estate rivede alcuni amici spagnoli tra i quali León Felipe, Andrés Segovia, Dámaso Alonso e il torero Ignacio Sánchez Mejías, che si trovava a New York con la famosa cantante la Argentinita, ma il 5 marzo del 1930, dietro invito della Institucíon hispanocubana de Cultura, García Lorca parte per Cuba.

L'esperienza a Cuba

Il periodo trascorso a Cuba è un periodo felice. Il poeta stringe nuove amicizie tra gli scrittori locali, tiene conferenze, recita poesie, partecipa a feste e collabora alle riviste letterarie dell'isola, "Musicalia" e "Revista de Avance", sulla quale pubblica la prosa surrealistica Degollacíon del Bautista (Decapitazione del Battista).

Sempre a Cuba inizia a scrivere i drammi teatrali El público e Así que pasen cinco años (Finché trascorreranno cinque anni) e l'interesse maturato per i motivi e i ritmi afrocubani lo aiuteranno a comporre la famosa lirica Son de negros en Cuba che risulta essere un canto d'amore per l'anima negra d'America.

Il rientro in Spagna

Nel luglio del 1930 il poeta rientra in Spagna che, dopo la caduta della dittatura di Primo de Rivera, sta vivendo una fase di intensa vita democratica e culturale.

La realizzazione del teatro ambulante

Con l'aiuto di Fernando de los Ríos, che nel frattempo è diventato Ministro della Pubblica istruzione, García Lorca, con attori e interpreti selezionati dall'Istituto Escuela di Madrid con il suo progetto di Museo Pedagocico, realizza il progetto di un teatro popolare ambulante, chiamato La Barraca che, girando per i villaggi, rappresenta il repertorio classico spagnolo.

Conosce in questi anni Rafael Rodríguez Rapún, segretario de La Barraca e studente d'ingegneria a Madrid, che sarà l'amore profondo dei suoi drammi e delle sue poesie e al quale dedicherà i Sonetti dell'amor oscuro, pubblicati postumi.

García Lorca, che è l'ideatore, il regista, l'animatore entusiasta della piccola troupe teatrale, vestito con una semplice tuta azzurra a significare ogni rifiuto di divismo, porta in giro negli ambienti rurali e universitari il suo teatro che riscuote grande successo e che svolge senza interruzione la sua attività fino all'aprile del 1936, a pochi mesi dallo scoppia della guerra civile.

Le ultime opere letterarie

L'attività teatrale non impedisce a García Lorca di continuare a scrivere e compiere diversi viaggi con gli amici madrileni, nella vecchia Castiglia, nei Paesi Baschi e in Galizia.

Alla morte dell'amico banderillero e torero Ignacio Sánchez Mejías avvenuta l'11 agosto del 1934, il poeta dedica il famoso Llanto (Compianto) e negli anni successivi pubblica Seis poemas galegos (Sei poesie galiziane), progetta la raccolta poetica del Diván del Tamarit e porta a conclusione le opere teatrali Doña Rosita la soltera o El lenguaje de las flores (Donna Rosita nubile o Il linguaggio dei fiori).

All'inizio del 1936 pubblica Bodas de sangre (Nozze di sangue) e il 19 giugno finisce La casa de Bernarda Alba e nel febbraio contribuisce insieme ad Alberti e Bergamín a fondare l'"Associazione degli intellettuali antifascisti".

Lo scoppio della guerra civile

Stanno intanto precipitando gli eventi politici. Tuttavia, García Lorca rifiuta la possibilità di asilo offertagli da Colombia e Messico, i cui ambasciatori prevedono il rischio che il poeta possa esser vittima di un attentato a causa del suo ruolo di funzionario della Repubblica; respinge le offerte, ed il 13 luglio decide di tornare a Granada, nella casa della Huerta de San Vicente, per trascorrervi l'estate.

Rilascia un'ultima intervista, al “Sol” di Madrid, in cui c'è una eco delle motivazioni che l'avevano spinto a rifiutare quelle offerte di vita fuori dalla Spagna appena menzionate, ed in cui tuttavia García Lorca chiarisce e ribadisce la propria avversione verso le posizioni di estremismo nazionalistico, tipiche di quella destra che prenderà da lì a poco il potere, instaurando la dittatura:

"Io sono uno Spagnolo integrale e mi sarebbe impossibile vivere fuori dai miei limiti geografici; però odio chi è Spagnolo per essere Spagnolo e nient'altro, io sono fratello di tutti e trovo esecrando l'uomo che si sacrifica per una idea nazionalista, astratta, per il solo fatto di amare la propria Patria con la benda sugli occhi. Il Cinese buono lo sento più prossimo dello spagnolo malvagio. Canto la Spagna e la sento fino al midollo, ma prima viene che sono uomo del Mondo e fratello di tutti. Per questo non credo alla frontiera politica."

Pochi giorni dopo esplode in Marocco la ribellione franchista, che in breve tempo colpisce la città andalusa e instaura un clima di feroce repressione.

L'arresto

Il 16 agosto, il sindaco socialista di Granada (cognato del poeta) viene fucilato. Federico, che si era rifugiato in casa dell'amico poeta falangista Louis Rosales, viene arrestato lo stesso giorno dall'ex rappresentante della CEDA, Ramón Ruiz Alonso.

La fucilazione

Numerosi si levano gli interventi a favore del poeta, soprattutto da parte dei fratelli Rosales e dal maestro de Falla; ma nonostante la promessa fatta allo stesso Luis Rosales che García Lorca sarebbe stato rimesso in libertà "se non ci sono denunce contro di lui", il governatore José Valdés Guzmán, con l'appoggio del generale Queipo de Llano, dà ordine, segretamente, di procedere all'esecuzione: a notte fonda, Federico è condotto a Víznar, presso Granada e, all'alba del 19 agosto del 1936, viene fucilato sulla strada vicino alla Fuente grande, lungo il cammino che va da Víznar a Alfacar. Il suo corpo non venne mai ritrovato. La sua uccisione provoca riprovazione mondiale: molti intellettuali esprimeranno parole di sdegno, tra le quali spiccano quelle dell'amico Pablo Neruda.

Il mancato ritrovamento del corpo di Lorca, tuttavia, accende un'intensa controversia circa i dettagli di questa esecuzione. Controversia tuttora tutt'altro che risolta.

Nel 2009 a Fuentegrande de Alfacar (Granada), tecnici incaricati dalle autorità andaluse di condurre uno studio specifico per l'individuazione della fossa comune, dove si suppone sia stato gettato il corpo, hanno accertato con l'impiego del georadar l'esistenza effettiva di una fossa comune con tre separazioni interne, dove riposerebbero sei corpi.

Il 29 ottobre 2009, sotto la spinta del governo andaluso, sul sito individuato, sono iniziati i lavori di scavo con l'obiettivo di individuare gli eventuali resti del poeta; questi interesseranno un'area di circa 200 metri quadrati e dureranno approssimativamente due mesi.

Assieme ai resti di García Lorca dovrebbero essere esumati quelli di almeno altre tre persone: i banderilleros (toreri) anarchici Joaquin Arcollas e Francisco Galadì e il maestro repubblicano Dioscoro Galindo. Secondo le autorità della regione autonoma dell'Andalusia, sarebbero stati sepolti nella stessa zona e forse nella stessa fossa comune anche l'ispettore fiscale Fermin Roldan e il restauratore di mobili Manuel Cobo. Attualmente però (2011) il governo dell'Andalusia ha interrotto le ricerche per mancanza di fondi.

García Lorca sotto la dittatura franchista

La dittatura di Franco, instauratasi, impone il bando sulle sue opere, bando in parte rotto nel 1953, quando un Obras completas - si badi bene, pesantemente censurata - viene fatto pubblicare. Quell'edizione tra l'altro non include il suo ultimo Sonetos del amor oscuro, scritto nel novembre del 1935 e recitato unicamente per gli amici intimi. Quei sonetti, di tema omosessuale, saranno addirittura pubblicati solo a partire dall'anno 1983.

García Lorca dopo la dittatura franchista

Con la morte di Franco nel 1975, García Lorca ha potuto finalmente e giustamente tornare ad essere quell'esponente importantissimo della vita culturale e politica del proprio Paese.

Nel 1986, la traduzione in lingua inglese fatta dal cantante e autore Leonard Cohen della poesia di García Lorca "Pequeño vals vienés", e musicata dallo stesso Cohen, raggiunge il primo posto all'interno della classifica dei dischi più venduti in Spagna.

Oggi, la memoria di García Lorca viene solennemente onorata da una statua in Plaza de Santa Ana, a Madrid, opera dello scultore Julio López Hernández.

L'opera poetica

Pur esistendo importanti edizioni dell'opera completa di García Lorca non si ha ancora un testo definitivo che metta fine ai dubbi e agli interrogativi nati intorno ai libri annunciati e mai pubblicati e non si è ancora risolta la questione della genesi di alcune raccolte importanti.
Si può comunque dire che la produzione che conosciamo, insieme ai materiali inediti recentemente trovati, è sufficiente ad offrirci una chiara testimonianza della corrispondenza dell'uomo con la sua poesia.

In un primo tempo Lorca manifesta il suo talento come espressione orale seguendo lo stile della tradizione giullaresca. Il poeta infatti recita, legge, interpreta i suoi versi e le sue pièce teatrali davanti agli amici e agli studenti dell'università prima ancora che siano raccolte e stampate.

Ma García Lorca, pur essendo un artista geniale ed esuberante, mantiene verso la sua attività creativa un atteggiamento severo chiedendo ad essa due condizioni essenziali: amor y disciplina.

 
 
Garcia Lorca è stato il primo poeta al quale mi sono accostata, e tanti suoi versi mi portano inevitabilmente ai ricordi della mia giovinezza (16 anni!)
 
 
 
 
 


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Respuesta  Mensaje 2 de 13 en el tema 
De: haiku04 Enviado: 17/05/2012 12:32

 

  

  

 

 

 

Il madrigale che ai tuoi occhi canterei
avrebbe l'umiltà e il sentimento
che hanno i greggi nelle sere
sopite e annuvolate dell'inverno.
La castità ignorata delle acque,
l'aroma del grano sotto il cielo
profondo delle notti d'estate,
l'ingenuità pagana dell'incenso
e il profumo di una remota pioggia
che giunge aggrovigliato col vento.

Sei così bambina che le mie tristezze
ascolti distratta e sorridente,
con la bocca dischiusa e lo sguardo
nascosto nel tuo stesso pensiero,
come se la mia passione colma di notte
fosse splendente argento di specchio,
come se la mia storia oscura e intensa
fosse presa da qualche vecchia fiaba.
I tuoi occhi, miniature dei laghi,
guardano come immersi in un sogno.
Sono raggi di luna alla mia penombra,
Catene alle mie braccia e alla mia voce.
Ogni baleno azzurro delle tue pupille
apre un pozzo d'amore nel mio petto.
Ma non posso dissetarmi d'acquasanta,
benchè m'infiammi il sole dei desideri.
Con discrezione il mio canto deridi
odorando le rose dei tuoi seni,
senza pensare al ritmo del mio canto
che ha l'umiltà e il sentimento
dei greggi all'imbrunire, in sere
sopite e annuvolate dell'inverno.
Hai l'anima intatta, addormentata,
e i tuoi occhi son per questo morti.
Ignori il bacio e l'inquietudine.
Per essi non hai versato il tuo spirito.
Quando conoscerai l'amore comprenderai
la tristezza divina che ora è in me,
tristezza di garofani andalusi,
d'ulivo vecchio e di sanguinante cantilena
che piange il tuo sfuggente sguardo.
Occhi azzurri che, coperti di neve
e di gigli sfioriti, vi aprite così distanti
dai miei che, appassionati e scuri,
conoscono le saette e le notti
in riva al mare sotto i limoni.
Spezzerò la mia passione contro una stella.
Davanti a te non posso che tacere,
mormorando il mio dolente madrigale
come un monaco che prega nel convento.
E così dovrò pregare finchè non mi scenda
la pace nel cuore e la neve sui capelli.
Ma il mio amore per te, donna lontana,
darà la sua rosa eterna con il tempo.
Fino ad allora, canterà la mia colomba.
La radice del cipresso mi spezzi le ossa:
mai voi udrete il mio madrigale,
occhi azzurri che guardare non voglio,
ma che pur senza guardarli, danno morte
col pugnale azzurro del ricordo di loro.
Vi chiuderà una mano lasciando ignota
La mia tristezza di cuore ammalato.
Per questo il madrigale che io ti canterei
avrebbe l'umiltà e il sentimento
che hanno i greggi nelle sere
sopite e annuvolate dell'inverno.
 
 

 

  
 

 

   

 


Respuesta  Mensaje 3 de 13 en el tema 
De: Tony Kospan Enviado: 17/05/2012 22:40
Grazie Haiku...
 
Lorca... è uno dei miei miti nel campo della poesia...
 
Ciaoooooooooo

Respuesta  Mensaje 4 de 13 en el tema 
De: haiku04 Enviado: 21/05/2012 12:34

 

Sì, Lorca non smette di emozionarmi, anche se oggi mi sento un po' triste...
Piove, piove sui terremotati e sul dolore per una giovane vita spezzata,
piove sulle speranze che via via si fanno sempre più labili....
 
 

 

 

 

 

 

 
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La pioggia ha baciato il giardino provinciale
con profonde cadenze sulle foglie.
L'aroma sereno della terra bagnata
inonda il cuore di tristezza remota.

Si lacerano nubi grigie nel muto orizzonte.
Sull'acqua addormentata della fonte, le gocce
cadono sollevando chiare perle di spuma.
Fuochi fatui che spengono il tremolio delle onde.

La pena della sera raggela la mia pena.
Il giardino si è riempito di monotona tenerezza.
Devo perdere tutta la mia sofferenza. Mio Dio,
come si perde il dolce suono delle fronde?

Tutta l'eco di stelle che c'è nella mia anima
mi aiuterà a lottare con la mia forma?
E l'anima vera si sveglia nella morte?
E ciò che ora pensiamo lo inghiottirà l'ombra?

O com'è tranquillo il giardino sotto la pioggia!
Il mio cuore è trasformato dal casto paesaggio,
in un rumore di idee umili e tristi
che dà nel mio petto un battito di colombe.

Nasce il sole. Il giardino sanguina giallo.
C'è intorno una pena che soffoca,
sento la nostalgia della mia infanzia inquieta,
il desiderio d'essere grande in amore, le ore
passate come questa a contemplare la pioggia
con tristezza.

Capuccetto rosso andava per il sentiero...
Addio mie favole, oggi medito, confuso,
davanti alla fonte torbida che dall'amore mi nasce.

Dovrò perdere tutte le mie sofferenze, mio Dio,
come si perde il dolce rumore delle fronde?
Riprende a piovere. Il vento riporta le ombre.

   

 
 
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La pioggia ha un vago segreto di tenerezza
una sonnolenza rassegnata e amabile,
una musica umile si sveglia con lei
e fa vibrare l'anima addormentata del paesaggio.
 
È un bacio azzurro che riceve la Terra,
il mito primitivo che si rinnova.
Il freddo contatto di cielo e terra vecchi
con una pace da lunghe sere.
 
È l'aurora del frutto. Quella che ci porta i fiori
e ci unge con lo spirito santo dei mari.
Quella che sparge la vita sui seminati
e nell'anima tristezza di ciò che non sappiamo.
 
La nostalgia terribile di una vita perduta,
il fatale sentimento di esser nati tardi,
o l'illusione inquieta di un domani impossibile
con l'inquietudine vicina del color della carne.
 
L'amore si sveglia nel grigio del suo ritmo,
il nostro cielo interiore ha un trionfo di sangue,
ma il nostro ottimismo si muta in tristezza
nel contemplare le gocce morte sui vetri.
 
E son le gocce: occhi d'infinito che guardano
il bianco infinito che le generò.
 
Ogni goccia di pioggia trema sul vetro sporco
e vi lascia divine ferite di diamante.
Sono poeti dell'acqua che hanno visto e meditano
ciò che la folla dei fiumi ignora.
 
O pioggia silenziosa; senza burrasca, senza vento,
pioggia tranquilla e serena di campani e di dolce luce,
pioggia buona e pacifica, vera pioggia,
quando amorosa e triste cadi sopra le cose!
 
O pioggia francescana che porti in ogni goccia
anime di fonti chiare e di umili sorgenti!
Quando scendi sui campi lentamente
le rose del mio petto apri con i tuoi suoni.
 
Il canto primitivo che dici al silenzio
e la storia sonora che racconti ai rami
il mio cuore deserto li commenta
in un nero e profondo pentagramma senza chiave.
 
La mia anima ha la tristezza della pioggia serena,
tristezza rassegnata di cosa irrealizzabile,
ho all'orizzonte una stella accesa
e il cuore mi impedisce di contemplarla.
 
O pioggia silenziosa che gli alberi amano
e sei al piano dolcezza emozionante:
da' all'anima le stesse nebbie e risonanze
che lasci nell'anima addormentata del paesaggio!

 
 
 
 
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Respuesta  Mensaje 5 de 13 en el tema 
De: haiku04 Enviado: 23/05/2012 22:45

 

                                                                                                                                                                                                                         

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 
Il mare
è il Lucifero dell'azzurro.
Il cielo caduto
per voler essere la luce.
Povero mare condannato
a eterno movimento
dopo aver conosciuto
la calma del firmamento !
Ma nella tua amarezza
ti redense l'amore.
Partoristi Venere pura
e la tua profondità
restò vergine, senza dolore.
Le tue tristezze sono belle,
mare di spasimi gloriosi.
Ma oggi invece di stelle
hai verdi polipi.
Sopporta la tua sofferenza,
formidabile Satana.
Cristo camminò sopra di te
e lo fece anche Pan.
La stella Venere è
l'armonia del mondo.
Taccia l'Ecclesiaste !
Venere è il profondo
dell'anima...
... E l'uomo miserabile
è un angelo caduto.
La terra è il probabile
Paradiso perduto.
 
 
                                                                                                       
 
 
 
 
 
 
                                                                                                                                                                                                                                                          
 
 

Respuesta  Mensaje 6 de 13 en el tema 
De: Tony Kospan Enviado: 23/05/2012 23:36
 
 
Bè anche sul tema del dolore Lorca è un grandissimo...
 
 
Infatti sia qui che in facebook (dove ha avuto gran successo)
ho pubblicato una sua favolosa... dolorosissima... poesia
che ripropongo qui... in questo tuo post tutto a lui dedicato...
 
 
 
 

 

 

 

CASIDA DEL PIANTO
Federico Garcia Lorca

Ho chiuso la mia finestra
perché non voglio udire il pianto,
ma dietro i grigi muri
altro non s'ode che il pianto.
Vi sono pochissimi angeli che cantano,
pochissimi cani che abbaiano;
mille violini entrano nella palma della mia mano.
Ma il pianto è un cane immenso,
il pianto è un angelo immenso,
il pianto è un violino immenso,
le lacrime imbavagliano il vento.
e altro non s'ode che il pianto.


Respuesta  Mensaje 7 de 13 en el tema 
De: haiku04 Enviado: 25/05/2012 14:44

 

....perchè è stato uomo di grande sensibilità e ha tanto sofferto......

  
 
 
 
 
Comincia il pianto
della chitarra.
Si rompono i calici
dell'alba.
Comincia il pianto
della chitarra.
E' inutile
calmarla.
Piange monotona
come piange l'acqua,
come piange il vento
sulla nevicata.
E' impossibile
calmarla.
Piange per cose
lontane.
Sabbia del Sud rovente
che chiede camelie bianche.
Piange freccia senza bersaglio,
la sera senza domani,
e il primo uccello morto
sopra il ramo.
Oh chitarra!.
Cuore trafitto
da cinque spade.
 
 
 
 

Respuesta  Mensaje 8 de 13 en el tema 
De: Tony Kospan Enviado: 25/05/2012 16:11
 
 
 
 
 
 
Eh sì ha sofferto molto ed alla fine,,,
è stato tradito ed ucciso...
 
 
Lui quasi presentiva tutto questo
se il tema della morte...del dolore...
era così presente...
insieme a quello dell'amore...
nei suoi versi...
 
 
E', con pochi altri,
uno dei grandissimi del 900
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
OH VOCE OCCULTA...
Garcia Lorca
 
Oh voce occulta dell'amore oscuro!
oh belato senza lana, oh ferita,
camelia sfiorita, ago di fiele,
flusso senz'acqua, città senza mura!
Oh notte immensa di linea sicura,
monte celeste di protesa angoscia!
Cane nel cuore, oh voce inseguita!
Silenzio senza fine, iris maturo!
Voce ardente di gelo, via da me!
Non farmi perdere nella sterpaglia
dove gemono carne e cielo sterili.
Libera il duro avorio della testa,
pietà di me, spezza il mio dolore!
Perché sono natura, sono amore!

Respuesta  Mensaje 9 de 13 en el tema 
De: haiku04 Enviado: 09/06/2012 12:56

 

Tempo d'estate, tempo di insetti, noiosi, fastidiosi....
vediamo di renderceli più gradevoli vedendoli
con gli occhi appassionati e poetici di Federico!
 
El Maleficio de la Mariposa
 
(introduzione del suo primo lavoro teatrale: L'opera prende ispirazione da Yeats e Maeterlinck, in particolare da L'Oiseau Bleu (1908).
Il testo, scritto in versi, mette in scena una farfalla ferita, momentaneamente abbandonata dagli altri insetti,
che vola via nonostante l'amore che uno scarafaggio prova per lei. Tra tutti gli insetti Lorca sceglie proprio
la farfalla perché rappresenta la caducità della vita.
I temi dell'amore frustrato e della morte imminente diverranno poi costanti nell'opera matura di Lorca,
come l'utilizzo di diverse forme artistiche, comprese la musica e il balletto.
 
 


  
 
 

El Maleficio de la Mariposa


 


 

Signori, la commedia alla quale state per assistere è modesta e inquietante. è la povera commedia di chi, volendo graffiare la luna, graffia invece il proprio cuore.

    L’amore, allo stesso modo in cui attraversa con i suoi inganni e i suoi tradimenti la vita dell’uomo, nel nostro caso attraversa una sperduta prateria popolata d’insetti, dove, molto tempo fa, la vita era pacifica e serena.

    Gli insetti erano contenti, preoccupati soltanto di bere in tutta tranquillità le stille di rugiada e di educare i loro figlioli nel santo timore dei loro dèi. Si amavano per consuetudine e senza affanni. L’amore passava di padre in figlio come un vecchio, prezioso gioiello ricevuto dal capostipite direttamente dalle mani di Dio. Con la stessa tranquillità e certezza del polline dei fiori che si consegna al vento, essi si godevano l’amore sotto l’erba umida.

    Ma un giorno… ci fu un insetto che volle andare oltre l’amore. Si lasciò incantare da una visione immensamente lontana dalla sua vita… Forse aveva letto con non poca difficoltà un libro di versi abbandonato sul muschio da uno di quei pochi poeti che sogliono passeggiare per i campi, restando intossicato da frasi del tipo «ti amo, donna crudele».

    Ecco perché io vi supplico, tutti quanti, di non lasciare mai libri di versi sui prati, perché potreste provocare una tremenda desolazione fra gli insetti. La poesia che si chiede perché cadono le stelle è assai nociva alle anime non ancora sbocciate… è superfluo dirvi che il povero animaletto innamorato ne morì. Ma è che la Morte ama camuffarsi da Amore! Quante volte l’enorme scheletro munito di falce che vediamo ritratto sui libri di preghiere assume sembianze femminili per ingannarci e aprirci le porte della sua ombra! Si direbbe che il piccolo Cupido sovente dorma nelle vuote orbite del suo teschio. E in quante antiche fiabe un fiore, un bacio o uno sguardo svolgono il medesimo atroce compito del pugnale!

    Un vecchio silfo dei boschi, fuggito da un libro del grande Shakespeare, che se ne va per i prati reggendo con delle stampelle le sue ali avvizzite, raccontò al poeta questa storia occulta una sera d' autunno, quando ormai le greggi si erano allontanate, e adesso il poeta ve la ripete avvolta nella propria malinconia.    Ma prima di incominciare, voglio rivolgere a voi la stessa preghiera a lui rivolta dal vecchio silfo quella sera d' autunno, quando le greggi si erano ormai allontanate. Perchè sentite tanta ripugnanza verso certi insetti lindi e lucenti che si muovono graziosamente in mezzo all' erba?      E perchè  a voi uomini, ricolmi di peccati e incorreggibili vizi, ispirano tanto ribrezzo i buoni vermiciattoli che se vanno tranquillamente a spasso per i prati sotto il sole nei tiepidi mattini?     Che ragione avete per disprezzare quel lato minore della Natura? Se non amerete profondamente la pietra e il verme non entrerete nel regno dei Cieli. Anche il vecchio silfo lo disse al poeta: «Ben presto  verrà il regno degli animali e delle piante; l' uomo si dimentica del suo Creatore, mentre l' animale e la pianta si trovano assai vicini alla sua luce; dì, o poeta, agli uomini che l' amore nasce con uguale intensità  a tutti i livelli di vita; che il medesimo ritmo della foglia mossa dal vento lo ha la stella lontana e che le stesse parole della fronte nell'oscurità  le ripete sul medesimo tono il mare; dì all' uomo di essere umile,  perchè tutto è uguale nella Natura! ».

    ...... Non disse altro il vecchio silfo...... Forse vi farà  ridere che questi insetti parlino come tanti piccoli uomini, come degli adolescenti. Ma se da  ciò trarrete una qualche profonda lezione, andate nel bosco a ringraziare il vecchio silfo con le stampelle, in una sera tranquilla, quando le greggi si siano allontanate.


1920

F. Garcia Lorca

 
 
 
 
 
 



Respuesta  Mensaje 10 de 13 en el tema 
De: haiku04 Enviado: 12/06/2012 23:40

 

 

 

 
 

 

 
 

                                                                                                                                                                                    

 

 

 

 

 

 

 
 
 
 
Amparo,
come sei sola nella tua casa,
vestita di bianco!

(equatore tra il gelsomino
e il nardo)

Ascolti i meravigliosi
zampilli del tuo patio
e il debole trillo giallo
del canarino.

La sera vedi tremare
i cipressi con gli uccelli,
mentre ricami adagio
lettere sul canovaccio.

Amparo,
come sei sola nella tua casa
vestita di bianco!

e come è difficile dirti:
ti amo
 
 
F. G. Lorca
 
 
 
 

 

 
 
 

                                                                                                                                                                                                     

 

                                                                                                                                                                                                                           

                                                                                                                                                                                                                                                       

 


Respuesta  Mensaje 11 de 13 en el tema 
De: Tony Kospan Enviado: 13/06/2012 11:47
 
 
 

 
 
 
ALTRO SOGNO
-Federico Garcia Lorca-
 
 
Una rondine vola
lontano!...
Ci sono fioriture di rugiada
sul mio sogno,
e il mio cuore gira
pieno di noia,
come una giostra su cui la Morte
porta i suoi bambini.
Vorrei a questi alberi
legare il tempo
con una corda di notte nera
e tingere poi
del mio sangue le rive
pallide dei ricordi!
Quanti figli ha la Morte?
Li ho tutti nel cuore!
Una rondine viene da molto lontano?

Respuesta  Mensaje 12 de 13 en el tema 
De: Tony Kospan Enviado: 21/06/2012 13:32

 

 

 

 

 

CANZONCINA DEL PRIMO DESIDERIO
~ Federico Garcia Lorca ~
 
 
 
Nella mattina verde,
volevo essere cuore.
Cuore.
 
 
E nella sera matura
volevo essere usignolo.
Usignolo.
 
 
(Cuore diventa color
arancio.
Cuore,
diventa color d'amore).
 
 
Nella mattina viva,
volevo essere io.
Cuore.
 
 
E nella sera tramontata
volevo essere la mia voce.
Usignolo.
 
 
Cuore,
diventa color d'arancio!
 

Cuore,
diventa color d'amore!
 
 

Respuesta  Mensaje 13 de 13 en el tema 
De: haiku04 Enviado: 18/09/2013 11:47

 

                                                                                                                                                                                                          

 

 

 

 

 

 
 
 
E io che me la portai al fiume
credendo che fosse ragazza,
invece aveva marito.
 
Fu la notte di S. Giacomo
e quasi per obbligo,
si spensero i fanali
e si accesero i grilli.
Alle ultime svolte
toccai i suoi seni addormentati,
e di colpo mi s'aprirono
come rami di giacinti.
L'amido della sua gonnellina
suonava alle mie orecchie,
come un pezzo di seta
lacerato da dieci coltelli.
 

Senza luce d'argento sulle cime
sono cresciuti gli alberi,
e un orizzonte di cani
abbaia lontano dal fiume.
Passati i rovi,
i giunchi e gli spini,
sotto il cespuglio dei suoi capelli
feci una buca nella fanghiglia.
 
Io mi levai la cravatta.
Lei si tolse il vestito.
Io la cintura e la rivoltella.
Lei i suoi quattro corpetti.
Non hanno una pelle così fine
le tuberose e le conchiglie,
né i cristalli alla luna
risplendono di tanta luce.
Le sue cosce mi sfuggivano
come pesci sorpresi,
metà piene di brace,
metà piene di freddo.
 
Corsi quella notte
il migliore dei cammini,
sopra una puledra di madreperla
senza briglie e senza staffe.
Non voglio dire, da uomo,
le cose che ella mi disse.
La luce dell'intendimento
mi fa essere molto discreto.
Sporca di baci e di sabbia,
la portai via dal fiume.
Con la brezza si battevano
le spade dei gigli.
 
Agii da quello che sono,
da vero gitano.
Le regalai un grande cestino
di raso paglierino,
e non volli innamorarmi
perchè avendo marito
mi disse che era ragazza
mentre la portavo al fiume.
 
 
 
 
                                                                                                                                                                                                                                            
 
 
 


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