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| Reply | Message 1 of 117 on the subject | 
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| From: Enzo Claudio  (Original message) | Sent: 28/11/2009 16:27 | 
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Alda Merini
 
 La fuga
 
 Lasciami alle mie notti
 ed ai miei benefici di peccato,
 lasciami nell’errore
 se decantarmi è compito di Dio!
 So che mi assolverai delle mie pene:
 ma ora lasciami umana
 col cuore róso dalla mia paura.
 Quando sarò bassorilievo al tempo
 della Tua eternità, non avrò fronti
 contro cui capovolgere la faccia.
 
 
 Alda Merini Testamento
 a cura di Giovanni Raboni
 Crocetti Editore 2002
 
 
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| Reply | Message 58 of 117 on the subject | 
 |  | | Jorge Luis Borges
 Buenos Aires
 
 E adesso la città è quasi una mappa
 di tanti fallimenti e umiliazioni;
 da questa porta ho ammirato i tramonti,
 davanti a questo marmo ho atteso invano.
 Qui l’indistinto ieri e l’oggi nitido
 mi hanno elargito gli ordinari casi
 d’ogni destino; qui i miei passi intessono
 il loro labirinto incalcolabile.
 Qui l’imbrunire di cenere aspetta
 il frutto che gli deve la mattina;
 qui l’ombra mia si perderà, leggera,
 nella non meno vana ombra finale.
 Ci unisce la paura, non l’amore;
 sarà per questo che io l’amo tanto.
 
 Traduzione di Tommaso Scarano
 
 
 
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| Reply | Message 59 of 117 on the subject | 
 |  | | Cristina Sparagana 
 
 Haiti
 
 La terra era un coltello
 di furente miseria e pietra dura.
 Noi troppo tardi ne avvertimmo il fischio
 sotto l’amaca verde della luce.
 I bambini intrecciavano le ossa:
 un gigante piegò nella sua mano
 un gran fuoco d’aironi.
 (Hanno contato il numero dei morti,
 A ogni passo un ciliegio senza viso
 Infilato nel buio dei cortili.
 Tra tuono e culla il pianto è cominciato,
 In un cielo di mosche. Poi, la sete).
 Mani di quarzo, mani d’antracite
 allacciate alla notte. Donne nere
 con sirene essiccate fra le braccia.
 Humus, canta una fiaba ai nostri figli
 Atterriti e dispersi. Fa’ che il sole
 Introduca una cetra negli abissi.
 Taci come gli uccisi, tuono oscuro.
 I perduti ti ascoltano, smarriti.
 
 
 Inedito
 
 
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| Reply | Message 60 of 117 on the subject | 
 |  | | Costantino Kavafis 
 
 
 Itaca Se ti metti in viaggio per Itaca
 augurati che ti sia lunga la via,
 piena di conoscenze e d’avventure.
 Non temere Lestrigoni e Ciclopi
 o l’irascibile Posidone:
 nulla di ciò troverai mai per strada
 se mantieni elevato il pensiero,
 
  se un’emozione eletta ti tocca il corpo e il cuore.
 Non incontrerai Lestrigoni e Ciclopi
 né Posidone l’arcigno
 se non li porti dentro, nel tuo cuore,
 se non è il cuore a alzarteli davanti.
 
 Augurati che ti sia lunga la via.
 Che siano molti i mattini estivi
 in cui soddisfatto e felice
 entri in porti mai visti prima;
 fai scalo negli empori dei Fenici
 e acquisti belle mercanzie,
 madrepore e coralli, ebani e ambre,
 e ogni sorta d’aromi voluttuosi,
 quanti più aromi voluttuosi puoi;
 e va’ in molte città d’Egitto,
 a imparare, imparare dai sapienti.
 
 Tienila sempre in mente, Itaca.
 La tua meta è approdarvi.
 Ma non far fretta al tuo viaggio.
 Meglio che duri molti anni;
 e che ormai vecchio alla tua isola
 
  attracchi, ricco di quel che guadagnasti per via,
 senza aspettarti da Itaca ricchezze.
 Itaca ti ha donato il bel viaggio.
 Non saresti partito senza di lei.
 Questo solo ha da darti.
 
 E se la trovi povera, Itaca non ti ha illuso.
 Sei diventato così esperto e saggio
 che avrai capito che vuol dire Itaca.
 
 Traduzione di Nicola Crocetti
 
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| Reply | Message 61 of 117 on the subject | 
 |  | | Lionel Attuly 
 Ti scrivo da Parigi
 
 [...]
 
 Non ho distolto il gesto
 d’una mano
 timida e bugiarda e senza forza
 come già stanca
 che voleva respingere la mia
 e che poteva soltanto
 per soffocar la mia preghiera
 premere più forte le mie labbra
 contro un cuore turbato.
 
 
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| Reply | Message 62 of 117 on the subject | 
 |  | | Iosif Brodskij
 
 Non sono uscito di senno, ma sono stanco dell’estate.
 Cerchi nel cassettone una camicia, e il giorno è perso.
 Venga l’inverno e copra tutto, presto,
 le città e le genti e, innanzitutto, il verde.
 Io dormirò vestito, sfoglierò libri in prestito,
 finché non se ne andrà per la sua strada l’anno,
 
  quel che resta, come il cane che sfugge al cieco e che traversa
 lungo le strisce pedonali. è libertà
 se scordi il patronimico del capo,
 se è dolce la tua bocca più della chalvà
 di Shiraz e se, col cervello strizzato
 
  come il corno di un capro, dall’occhio azzurro nessuna stilla scenderà.
 
 Traduzione di Giovanni Buttafava
 
 
 
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| Reply | Message 63 of 117 on the subject | 
 |  | | Christoph Wilhelm Aigner
 
 Il contatto
 
 Semplicemente lo voglio dire
 è stato un contatto casuale
 e anche un sorriso
 Nulla piú. Ma ancora
 ne scaturiscono giorni quasi
 la terra dondolasse appesa a
 un grande ombrello di seta blu
 
 Traduzione di Riccarda Novello
 
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| Reply | Message 64 of 117 on the subject | 
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Francisco Véjar 
 
 Disegni nei miei occhi
 la quiete del paesaggio.
 
 Ridi
 in mezzo alle foglie
 come se illuminassi
 pioppi lanciati
 al cielo.
 
 Porgi amore
 al crosciare delle rapide
 perché questa poesia
 sorga alla terra.
 
 Disegni nei miei occhi
 la quiete del paesaggio.
 
 Traduzione di Cristina Sparagana
 
 
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| Reply | Message 65 of 117 on the subject | 
 |  | | Pierluigi Cappello 
 
 Una lettura
 
 Pioveva fuori.
 Aprii il libro di Odisseo
 e il libro cominciò con la sconfitta.
 Sotto, immaginai, c’era la fitta
 schiera di cimieri e alte controcielo
 le aste dei barbari di Grecia;
 sulle muraglie rosse,
 ma in lontananza, e delicate come
 il verde degli steli fra le pietre,
 quelle dei fanti d’Ilio sbigottiti.
 L’incantatore greco,
 qui mi conduce e qui trema – pensai –
 in mezzo a questa piana di polveri e di terre
 che hanno veduto rompersi difesa
 e forza e rovinare all’urto
 del combattente acheo
 le armi d’Ettore, il fuoriclasse d’Asia.
 Pioveva fuori,
 dentro l’oscillare del pendolo
 tagliava minuti e il frusciare
 teso dei fogli.
 Per tre volte intorno alle mura
 e trenta miglia almeno,
 legati gli stinchi al carro di guerra,
 sconcio e scempio facendone,
 Achille trascinò le spoglie
 del principe di Priamo
 finché, estenuata, la ferocia
 ricadde come polvere sul campo.
 Lì posava la testa bruna d’Ettore
 e potevi vedere
 di sotto le palpebre malchiuse
 il bianco delle sclere rovesciate
 e potevi sentire,
 ma prima che Achille in alto levasse
 via nel cielo
 asta di frassino e urlo di vittoria,
 salire dal corpo del vinto
 il silenzio del vincitore vero.
 
 
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| Reply | Message 66 of 117 on the subject | 
 |  | | Iosif Brodskij
 
 Alla luce di una candela, in riva
 all’oceano. Intorno campi d’acetosa e trifoglio.
 A sera il corpo ha le braccia di Siva
 tese verso un’amante inestimabile.
 La civetta, calando sull’erba, acchiappa un sorcio,
 senza ragione scricchiolando le capriate.
 Il sonno in una città di legno è più forte,
 perché si sogna solo ciò che è stato.
 Odor di pesce fresco; alla parete si appunta
 un profilo di sedia, alla finestra debole
 s’agita un velo; col suo viaggio la luna riaggiusta
 la marea, come una coperta che via scivola.
 
 Traduzione di Giovanni Buttafava
 
 
 
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| Reply | Message 67 of 117 on the subject | 
 |  | | Bartolo Cattafi 
 Il senso giusto
 
 Tutto quello che passa
 per le tue mani
 ha una dolce impronta
 un senso giusto
 un sapore di semi
 si riscatta dall’onta
 del suo essere plumbeo
 ogni ruga si spiana
 sull’arco della fronte
 chi da te si diparte
 a te ritorna
 come un pane sparito
 rifiorito nel forno.
 
 
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| Reply | Message 68 of 117 on the subject | 
 |  | | Michalis Pierìs 
 Passaggio da Salonicco
 
 Non era un sogno ero di nuovo nella città
 che mi tenne nelle sue viscere un decennio
 nella città che rodeva il meglio del mio corpo
 passeggiai lento lungo il mare
 le notti salii su alla Rocca
 ero qui di nuovo, giravo
 trasparente come se fossi nuvola
 qui ho sprecato i miei anni spossati
 che senza forza alcuna e senza potere
 avevo consegnato alla voluttà.
 
 Alla voluttà di una simile città.
 
 Salonicco, novembre 1993
 
 
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| Reply | Message 69 of 117 on the subject | 
 |  | | Costantino Kavafis
 
 
 S’è avvolto nelle tenebre il mondo, non temere.
 Non credere durevole tutto ciò ch’è oscuro.
 Sei vicino ai piaceri, amico, alle valli, ai fiori:
 osa, non ti fermare. Ecco, già sorge l’alba!
 
 Solo una nebbia lieve il tuo sguardo intimorisce.
 La natura benevola prepara sotto il velo
 ghirlande di rose e di viole, di nobili narcisi
 per te, profumate ricompense ai tuoi canti.
 
 1886
 
 Traduzione di Nicola Crocetti
 
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| Reply | Message 70 of 117 on the subject | 
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Mario Luzi
 
 Gemma
 
 Che ti mormora il sangue negli orecchi
 
  e alle tempie quando è là di febbraio che nel bosco
 ancora rinsecchito corre voce
 d’una vita che ricomincia e oscura
 geme negli animali insonni, s’agita
 nel mare e oltre il mare nei paesi
 ricchi e strani ove a tempo il fachiro
 nella bara di vetro tra vipere si sveglia?
 
 Nei mesi alterni, nella primavera scontrosa
 un vento cupo chiama alla fatica
 per la notte piovigginosa i semi
 e le radici esauste e le ceppaie. è il tempo
 che soffia nelle ceneri, ravviva
 le faville sopite, dalle antiche
 ferite spiccia sangue. Tutt’intorno
 gli alberi consueti mettono fiori strani.
 
 Rivedo le mie donne, i miei cari,
 tra l’uno e l’altro il tempo, il vento, l’uggia.
 
 
 
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| Reply | Message 71 of 117 on the subject | 
 |  | | Kate Clanchy
 
 Patagonia
 
 Dissi forse la Patagonia, e immaginavo
 una penisola, grande abbastanza
 per un paio di sedie a sdraio
 su cui dondolare nell’alta marea. Pensavo
 
 a noi in un freddo mozzafiato, davanti
 a un orizzonte tondo come una moneta, avvolti
 nell’intreccio del ripiglino che i gabbiani giocano
 dal mare fino al sole. Pensavo di aspettare
 
 finché le onde non si fossero addormentate
 dalla noia, finché gli ultimi cirripedi
 
  ancora aggrappati, preoccupati dal silenzio, non si fossero
 allontanati ai remi di piccole piroghe, finché
 
 quegli uccelli inquieti, le tue mani d’attore,
 non ti fossero caduti esausti in grembo,
 finché, finalmente, non ti fossi rivolto a me.
 Quando dissi Patagonia, volevo dire
 
 cieli vuoti di un blu che fa male. Volevo dire
 anni. Li volevo tutti con te.Traduzione di Giorgia Sensi
 
 
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| Reply | Message 72 of 117 on the subject | 
 |  | | Donata Berra
 
 Tsunami
 
 Quando sull’arco del giorno si schiaccia la notte
 e abbruna la linfa alle nostre membra sfatte
 
 passa la mano dell’onda e subito
 abbiamo tutti lo stesso nome
 
 i giochi le reti gettate gli sguardi la compiacenza
 il lungo, faticoso metterci in scena
 
  niente più appare 
 sotto il cielo ragnato da un inutile sole
 come se il tempo si trovasse altrove
 
 calma è soltanto la voce
 nostra, che dice – in fondo noi
 
  lo sapevamo 
 vieni, riposa, voglio accarezzarti di buio,
 buio sulla tua pelle, a piene mani
 
  ti accarezzo di buio che renda cieca la voce.
 
 
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