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| De: Enzo Claudio  (Missatge original) | Enviat: 28/11/2009 16:27 | 
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Alda Merini
 
 La fuga
 
 Lasciami alle mie notti
 ed ai miei benefici di peccato,
 lasciami nell’errore
 se decantarmi è compito di Dio!
 So che mi assolverai delle mie pene:
 ma ora lasciami umana
 col cuore róso dalla mia paura.
 Quando sarò bassorilievo al tempo
 della Tua eternità, non avrò fronti
 contro cui capovolgere la faccia.
 
 
 Alda Merini Testamento
 a cura di Giovanni Raboni
 Crocetti Editore 2002
 
 
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Else Lasker-Schüler
 Ascolta
 Io mi prendo nelle nottiLe rose della tua bocca
 Che nessun’altra ci beva.
 
 Quella che ti abbraccia
 Mi deruba dei miei brividi
 Che intorno al tuo corpo io dipinsi.
 
 Io sono il tuo ciglio di strada.
 Quella che ti sfiora
 Precipita.
 
 Senti il mio vivere
 Dovunque
 come orlo lontano?
 
 
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Pierluigi Cappello 
 
 Bianco
 
 Da lontano vengono agli occhi il cielo
 e le mani, da qualche parte lontana di te;
 fuori nevica, sei tutto nel bianco della neve
 ogni segno nel candore una ferita
 e la campagna di là dai vetri è un corpo
 un breve sguardo che si fa pronuncia
 calore d’alito, la testa in mezzo alla veglia;
 
 
 torna là, nella parola tradotta in silenzio
 dove si annidano i passeri
 i palmi sugli occhi, il petto sulle ginocchia
 la fronte nella neve.
 
 
 
 
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 | |  |  | | Jorge Luis Borges
 Adam Cast Forth
 
 Ci fu un Giardino o il Giardino fu un sogno?
 Lento nella luce vaga, mi sono chiesto,
 quasi come un conforto, se il passato
 di cui questo Adamo, oggi misero, era padrone,
 
 non sarà stato una magica impostura
 di quel Dio che ho sognato. è già impreciso
 nella memoria il chiaro Paradiso,
 ma io so che esiste e che perdura,
 
 anche se non per me. La caparbia terra
 è il mio castigo e la incestuosa guerra
 di Caini e Abeli e la loro nidiata.
 
 Eppure, è molto avere amato,
 essere stato felice, aver toccato
 il vivente Giardino, fosse pure un giorno.
 
 Traduzione di Livio Bacchi Wilcock
 
 
 
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 | |  |  | | Eugénio de Andrade
 
 Congedo dell’ autunno
 
 Avevo già udito il richiamo del tordo
 accanto alle vecchie acque
 del fiume o nella luce vetrata
 
 dei lenti olivi del sud.
 Pensavo allora che non poteva morire
 chi tanto ha amato
 
 il chiaro timbro delle vocali
 portate dal mare – l’autunno,
 lui moriva nelle fiamme
 
 alte dei castagni,
 nel sonnambulo ondeggiare
 delle greggi, negli occhi delle donne
 
 dal cuore affaticato,
 simili a rami spezzati
 – loro, che furono sorelle della rugiada.
 
 
 Traduzione di Giulia Lanciani
 
 
 
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Ferdinando Tartaglia 
 Tu già fosti
 Tu già fosti ruscelloe poi quel fiume
 che inondò la terra dei miei giorni.
 Così la tua alluvione fosse alta
 e tracimasse l’argine di fine
 io m’abbandonerei lento per lune
 bianco di bianco a l’acqua di morire.
 
 
 
 
 Ferdinando Tartaglia / Il balbettante mùsico
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 | |  |  | | Paul Eluard
 
 La curva dei tuoi occhi fa il giro del mio cuore,
 girotondo di danza e di dolcezza,
 aureola del tempo, culla notturna e sicura,
 i tuoi occhi non m’han sempre veduto
 io non so tutto quello che ho vissuto.
 
 Foglie di luce e schiuma di rugiada,
 canne del vento, sorrisi odorati,
 ali che rischiarano il mondo,
 navi di cielo cariche e di mare,
 sorgenti dei colori, a caccia d’ogni suono.
 
 Profumi schiusi da una covata d’aurore
 che giace ancora sulla paglia degli astri,
 come il giorno deriva da innocenza
 intero il mondo dai tuoi occhi puri
 e il mio sangue fluisce in quegli sguardi.
 
 Traduzione di Piero Bigongiari
 
 
 
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 | |  |  | | Antonio Gamoneda
 
 Le tue mani esistevano.
 
 Un giorno il mondo rimase in silenzio;
 gli alberi, in alto, erano profondi e maestosi,
 e noi sentivamo sotto la nostra pelle
 il movimento della terra.
 
 Soavi le tue mani nelle mie
 e io sentii la gravezza e la luce
 e tu che mi vivevi dentro il cuore.
 
 Tutto era verità sotto gli alberi,
 tutto era verità. Io capivo
 tutte le cose come si capiscono
 un frutto con la bocca, una luce con gli occhi.
 
 Traduzione di Valerio Nardoni
 
 
 
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 | |  |  | | Gertrud Kolmar
 
 Da qualche parte in Russia
 
 Da qualche parte in Russia sta la mia anima.
 
 Da qualche parte in Russia
 la bufera manda la neve fin dentro il suo cappotto,
 piange una campanella
 al collo del cavallo che traina la slitta.
 è questa la mia anima.
 Da qualche parte in Russia
 un corvo vola sopra i campi bianchi, bianchi,
 la mia aquila si trascina
 a fatica l’ala spezzata.
 Dietro il suo respiro affannoso
 lunga distilla sopra i campi bianchi
 un’orma insanguinata.
 
 Traduzione di Stefania Stefani
 
 
 
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Karin Boye
 
 Tu sei il seme
 
 Tu sei il seme ed io il tuo terriccio.
 Posi in me e germogli.
 Sei il bimbo che è atteso.
 Io sono tua madre.
 
 Terra, dai il tuo calore!
 Sangue, dai la tua linfa!
 Un potere sconosciuto richiede oggi
 tutta la vita che ho avuto.
 
 L’onda calda che fluisce
 non conosce alcuna diga,
 vuol creare di più ancora,
 si frange oltre.
 
 Per questo sento così vivo male
 dentro di me ora:
 qualcosa cresce e mi dirompe –
 amore, tu!
 
 Traduzione di Daniela Marcheschi
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K. Anghelaki-Rooke
 
 Al sicuro
 
 Non aver paura
 non rischi più
 che le incaute dita dell’amore
 affondino nelle vecchie piaghe
 e ancora ti facciano male.
 Sta’ tranquilla
 il cielo della notte ormai incessante
 non si illuminerà di nuovo
 di lanterne visioni.
 I tuoi capelli non si impiglieranno
 nell’erba selvatica... (Ah! Che scusa
 
  perfetta per rimanere lì sotto
 ad abbracciare!)
 L’angoscia giunge
 con il suo corpo grasso
 e d’ora in poi sarà l’unica
 emozione autentica del giorno.
 Non ti distruggerai
 obbedendo ad un vieni multilingue
 scambiando per prati
 le rupi taglienti.
 Adesso sei al sicuro
 al centro di una vita disadorna.
 
 
 Traduzione di Tiziana Cavasino
 
 
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 | |  |  | | Dylan Thomas
 
 Nella mia arte scontrosa o mestiere
 Praticata nel silenzio notturno
 Quando soltanto la luna infuria
 E gli amanti giacciono nel letto
 Con tutti i loro affanni tra le braccia,
 Io mi affatico a una luce che canta
 Non per pane o per ambizione
 O per pavoneggiarmi e vender fascino
 Sui palcoscenici d’avorio,
 Ma per il comune salario
 Del loro piú intimo cuore.
 
 Non per il superbo che s’apparta
 Dalla luna che infuria io scrivo
 Su queste pagine di spuma
 Né per i morti che torreggiano
 Con i loro usignoli e i loro salmi,
 Ma per gli amanti, per le loro braccia
 Attorno alle angosce dei secoli,
 Che non pagano lodi né salario
 E non si curano del mio mestiere o arte.
 
 Traduzione di Ariodante Marianni
 
 
 
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Mario Luzi
 
 Di sé voleva dirmi
 
  lei, la ventilata sera,
 
  mi spirava in viso da tutti i gelsomini,
 mi cercava, era insistente
 e caldo
 
  il suo tormentoso avvolgimento. Mi voleva suo,
 
  alla sua lingua attento, ai suoi sussurri,
 
  arreso alla sua dolcissima profferta.
 Di sé voleva dirmi,
 a nome di altri però ablava,
 
  la stringeva il mondo,
 
  la sua vicissitudine, la sua necessità
 
  volevano ore suo esser presenti
 
  e in grazia. 
 
 
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 | |  |  | | Sara Teasdale
 
 Il bacio nello sguardo
 
 A primavera Stephen mi ha baciata
 E Robin in autunno – Colin poi
 semplicemente, mi ha solo guardata –
 nemmeno il cenno d’un bacio da lui.
 
 Ecco: il bacio di Stephen l’ho scordato,
 quello di Robin pure in fumo è andato,
 ma il terzo bacio, in quegli occhi di brace,
 giorno e notte m’insidia, senza pace.
 
 Traduzione di Silvio Raffo
 
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Edna St. Vincent Millay
 
 Si ricorda di te l’umida terra
 di primavera, con tutti i suoi fiori,
 le strade polverose, i cardi, e il lento
 crescere della tonda luna, e tutte
 le gole che cantarono d’estate,
 le ali in partenza, i nidi, i rami spogli,
 i venti che soffiarono a ogni tempo
 e le tempeste di quattro stagioni.
 Tu non vai piú col tuo passo di gloria
 sui sentieri dell’alba e della bruma,
 non vegli al vento, non ascolti il palpito
 d’invisibili ali alte nell’aria.
 Qualcosa in piú che giovane e gentile
 eri tu: l’anno intero ti ricorda.
 
 Traduzione di Silvio Raffo
 
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