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El Reino de los Sueños: El Mundo magico ... las leyendas necesarias a la humanidad
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Respuesta  Mensaje 1 de 3 en el tema 
De: 2158Fenice  (Mensaje original) Enviado: 03/01/2018 08:58
 
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Baldassarre il 'mago' d’Africa
 
 Di : Franco Cardini – per L’Avvenire
 
 
Una vecchia tradizione, ancora viva in molti paesi tra Mitteleuropa e Balcani ma non ignota nemmeno nel Settentrione italiano, vuole che le tre lettere CMB, dipinte o scolpite sulle porte o sulle pareti domestiche, proteggano gli abitanti della casa e portino loro fortuna. Si tratta delle iniziali dei nomi dei "tre re magi": Caspare (o Gaspare), Melchiorre, Baldassarre. Oggi tutti sanno che i misteriosi saggi venuti dall’Oriente secondo il vangelo di Matteo erano tre, ch’erano re, che i loro doni al Bambino erano oro, incenso e mirra, che erano di età diversa. Queste cose le sanno anche i bambini: anzi, cerchiamo di fare in modo che non le scordino. Il fatto è tuttavia che l’evangelista Matteo, tutte queste notizie, mica ce le dà. Egli si limita ad affermare, nel suo testo greco (quello aramaico non ci è pervenuto), che di trattava di màgoi (sacerdoti persiani? O semplicemente indovini, ciarlatani?) venuti ef’anatolè (da oriente) e che portarono i tre tipi di doni che sappiamo. Ma non che fossero re, né quanti fossero, né come si chiamassero, né che età avessero. Tutte queste notizie ci pervengono dai vangeli apocrifi, di dubbia tradizione, taluni anche relativamente recenti. Ma il tempo e la tradizione hanno consolidato e complicato i dati in nostro possesso, giungendo alla situazione che ormai conosciamo e che viene espressa in migliaia di rappresentazioni pittoriche e scultoree nonché nei nostri presepi. È anche piuttosto difficile attribuire ai magi i loro rispettivi nomi. Secondo il celebre mosaico di Sant’Apollinare Nuovo in Ravenna, Baldassarre era il magio di mezza età, Melchiorre il giovane, Caspare il vecchio. Un dipinto catalano dell’XI secolo chiama invece Caspare quello di mezz’età, Baldassarre il giovane, Melchiorre il vecchio. Nella lunetta del battistero di Parma, Melchiorre è il giovane, Baldassarre quello di mezza età, Caspare il Vecchio (come a Ravenna). Insomma, si tratta di tradizioni incerte. Ma nel paese dove oggi, in senso assoluto, i "tre re" sono più celebri e cari alle consuetudini dell’Epifania, la Spagna – nelle grandi città nelle quali si organizzano ancora splendide feste e cavalcate tra il 5 e il 6 gennaio –, il più popolare è il giovane Baldassarre, ch’è quello che porta i doni ai bambini. E ha un’altra particolarità: è nero. Lo si definisce, difatti, moro (un aggettivo d’origine etnica, indicante in origine gli abitanti della Mauritania, e passato in castigliano a indicare, in genere, prima gli arabo-saraceni, los moros, appunto, quindi il colore bruno della loro pelle): e dalla fine del Medioevo lo si raffigura dotato dei caratteri etnici degli africani, cioè non solo con la pelle nera, ma anche con i capelli crespi, il naso camuso, le labbra turgide. Quel che insomma da noi, prima dell’avvento del politically correct, si sarebbe detto "un negro". Da dove proviene quest’usanza? In realtà, essa è venerabilissima, però complessa. Già un testo esegetico altomedievale sostiene che uno dei magi era fuscus, di pelle scura quindi; quando a partire da circa il XII-XIII secolo si volle vedere nei tre magi i sovrani dei tre continenti e delle tre razze umane, al più giovane si affidò il ruolo di re dell’Africa e si attribuì alla sua epidermide il colore nero. Ma non fu così facile. Fino dalle Passiones dei martiri del II-III secolo, i "neri" (egizi, nubiani, etiopi) erano per il loro aspetto e il loro colore associati al diavolo. Neri erano raffigurati sovente gli infedeli al tempo delle crociate, come si vede in un mosaico di Vercelli e in molte miniature che narrano degli scontri epici tra guerrieri cristiani e saraceni. Anche lì, l’equivalenza nero-infedele-mostruoso-demoniaco era evidente. La Chanson de Roland proclama che i nemici della fede sono «neri e cornuti come diavoli». Solo nel Basso Medioevo ebbe speciale impulso il culto di un gruppo di martiri-soldati dell’età di Diocleziano, la Legione Tebana, che provenivano dalla città di Tebe nell’Egitto meridionale, oggi Nubia. Si trattava quindi di nubiani, dalla pelle nera. Il nome del loro capo, ignoto, fu quindi Mauritius, cioè "il Mauritano", "il Nero". Inoltre, cominciavano allora a circolare notizie riguardanti il misterioso imperatore degli etiopi, il Negus, con il quale s’identificava la favolosa figura del "Prete Gianni", di cui parla anche Marco Polo, ma che fino ad allora era stato situato in Asia centrale. Queste nuove tradizioni, che portavano gli uomini dalla pelle nera all’attenzione della cristianità europea, determinarono l’inserimento di uno di loro nel corteo dei re magi: come re d’Africa e della "razza camita", e in genere il più giovane dei tre. Il giovane "mago nero" è figura costante nelle scene d’adorazione medievali e rinascimentali più celebri. Tra esse, due del Mantegna e una nel "Trittico dell’Adorazione" di Hieronymus Bosch oggi conservato al Prado. Con lo sviluppo del colonialismo e l’avvio della "tratta degli schiavi", anche i "santi-negri" si moltiplicarono, assumendo una funzione di patronato degli sventurati venduti come merce umana. Ma già il mosaico della chiesa dei Trinitari di Roma mostrava il Cristo in trono tra due schiavi, uno cristiano dalla pelle bianca e uno musulmano di color nero. Del resto, le avventure del mago Baldassarre non finiscono qui. La nobilissima famiglia provenzale dei Del Balzo, trapiantata in Italia meridionale, lo assunse a suo capostipite e pose la stella dei magi sulla sua arme araldica. Tra Quattro e Cinquecento, ai magi si conferirono anche – com’era giusto, trattandosi di re – stemmi e bandiere. Nel Cinque-Settecento, i magi si videro abbigliati da ambasciatore turchi persiani, come ancora si riscontra negli splendidi presepi napoletani. Insomma, una tradizione inesauribile ad illustrare un "semplice" testo evangelico che nell’arco dei secoli si è trasformato nella più bella leggenda di tutti i tempi.
 
 
 
 
La leyenda más linda de todos los tiempos
 
 
Sus Majestades los Reyes Magos ...
 
El convertirlos en representantes de las tres razas conocidas en la antigüedad, de las tres edades del hombre y representantes de los tres continentes Asia, África y Europa, son elementos que se agregaron al paso del tiempo. Al principio ni eran reyes ni eran tres. En origen, debieron ser sacerdotes persas con conocimientos de astronomía. Su imagen actual se ha ido fraguando a lo largo de la historia.
 
No, nos referimos a si los Reyes Magos existen realmente. Por supuesto que existen. La cuestión es quiénes eran realmente esos personajes que, según la tradición, acudieron a Belén a adorar al Mesías recién nacido y que en España se han convertido en los visitantes más esperados cada Navidad por los canijos de todo el país. Desde España a todo el mundo cristiano/católico los niños esperan con ansiedad el 6 de Enero de cada año a sus majestades los Reyes Magos,recordamos que el primer pesebre de la historia fue hecho por San Francisco de Asis (Italia).
 
Había una vez ... Gaspar – Melchior - y Baltasar ...
 

¿ De dónde procedían esos enigmáticos personajes ? La aproximación a las fuentes escritas y las manifestaciones artísticas que se refieren a ellos refleja visiones muy diversas de estas figuras míticas y algunas muy alejadas de la ingenua visión infantil que los percibe como meros portadores de presentes y alegría. La historia del arte recoge ejemplos de representaciones en los que los Reyes aparecen como anunciadores del apocalipsis: Los Reyes no solo habrían acudido a Palestina para celebrar el nacimiento del Niño, sino también para señalarlo como el elegido, el futuro hombre que habría de morir para salvar con su sacrificio a la humanidad. Así se explica que San José aparezca en algunas representaciones entristecido ante la visita de los Magos de Oriente.

En la misma lógica entienden algunos críticos el papel simbólico que desempeña la mirra en la iconografía. De los tres presentes que según la tradición los Reyes llevaron a Belén, oro, incienso y mirra, este último es el que aparece más tardíamente en las representaciones artísticas. El significado funerario de este último elemento estaría dando fe del cariz de estos personajes como anunciadores también de la muerte dolorosa y resurrección redentora del Mesías recién nacido. Pero estas connotaciones escatológicas les han importado muy poco a los niños que esa mañana del 6 andan como locos desenvolviendo sus regalos ...

Pero pocos saben la verdadera historia, que en realidad eran Cuatro los reyes magos que debían llegar a belén pero, ¿ Pero qué paso con el cuarto rey mago ?.

Su historia se encuentra en algunos textos antiguos, ARTABÁN ... junto con Melchior, Gaspar y Baltasar, habían hecho planes para reunirse en Borssipa una ciudad antigua de Mesopotamia desde donde iniciarían el viaje para adorar al Mesías.El cuarto rey llevaba consigo gran cantidad de piedras preciosas para ofrecérselas a Jesús, paro cuando viajaba hacia el punto de reunión, encontró a un anciano enfermo, cansado y sin dinero Artabán se vio envuelto en un dilema ayudar a este hombre o continuar su camino para reunirse con los otros reyes. De quedarse con el anciano, seguro perdería el tiempo y los otros reyes lo abandonarían siguiendo su camino. Obedeciendo a su noble corazón, decidió ayudar a aquel anciano. Decidido a cumplir su misión, emprendió su camino sin descansar hasta belén, pero cuál fue su sorpresa el niño ya había nacido, y sus padres José y María habían huido rumbo a Egipto, escapando de la matanza que había ordenado Herodes.
 
Artabán emprendió su viaje siguiendo los pasos del nazareno, pero por donde el pasaba, la gente le pedía ayuda y el, atendiendo siempre a su noble corazón, ayudaba sin detenerse a pensar que el cargamento de piedras preciosas que cargaba, poco a poco se reducía sin remedio en su andar, Artabán se preguntaba: ¿ Qué podía hacer si la gente le pedía ayuda ? ¿ Cómo podría ayudar a quien lo necesitaba ?.
Así pasaron los años y en su larga tarea por encontrar a Jesús ayudaba a toda la gente que se lo pedía, treinta y tres años después el viejo y cansado Artabán llego al monte Gólgota para ver la crucifixión de un hombre que decían era el Mesías enviado por Dios para salvar al mundo.
Con un rubí en su bolsa y dispuesto a entregar la joya pese a cualquier cosa, justo en el momento frente a él se apareció una mujer que era llevada a la plaza para venderla como esclava y pagar la deuda de su padre, Artabán entrego la piedra preciosa a cambio de su libertad.

Triste y desconsolado se sentó junto al pórtico de una vieja casa y en ese momento la tierra tembló y una piedra golpeo su cabeza, moribundo y con sus últimas fuerzas, el cuarto rey imploro perdón por no haber cumplido su misión de adorar al Mesías. En ese momento, la voz de Jesús se escucho con fuerza: tuve hambre y me diste de comer, tuve sed y me diste de beber, estuve desnudo y me vestiste, estuve enfermo y me curaste, me hicieron prisionero y me liberaste, Artabán, agotado preguntó ¿Cuándo hice yo esas cosas? Y justo en el momento en que moría, la voz de Jesús le dijo: todo lo que hiciste por los demás lo has hecho por mí, pero hoy estarás conmigo en el reino de los cielos.

Fuerzas del bien y del mal

Pocas son las certezas históricas en torno a los Reyes. Se sabe que en un principio los Reyes no eran reyes. Según cuenta el profesor de la Universidad de Florencia, Franco Cardini, en unas conferencias organizadas por la Casa Árabe en diferentes localidades españolas, «los textos bíblicos hablan de unos magos que llegaron de oriente; así los menciona el texto griego del Evangelio de San Mateo, que es el que se conserva». De su carácter regio, no se dice nada. Según cree Cardini, debieron de ser en realidad sacerdotes de la religión mazdea, predominante entre los persas en la época en la que según la fe de los cristianos vino al mundo el hijo de Dios. El mazdeísmo se basaba en la oposición entre dos principios divinos, uno bueno llamado Ormuz, creador del mundo, y otro malo, de nombre Ahrimán, que sería una fuerza destructora. Los persas eran uno de los pueblos más hostiles a la dominación romana.

Cardini, que ha seguido la pista de los Reyes Magos a través de los textos y las imágenes, subraya que San Mateo no especifica cuántos fueron los magos adoradores de Jesús ni cuáles los tres presentes que ofrendaron a Jesús. De hecho hay evangelios apócrifos que refieren a cuatro, cuarenta o incluso más magos. Lo que sí cuenta Mateo es que estos brumosos personajes son astrólogos o astrónomos.

La imagen que en la actualidad se tiene de los Reyes Magos se iría perfilando con adiciones posteriores. El ascenso de los magos a la categoría de reyes no aparece hasta el siglo II. Será Tertuliano quien afirme que los sacerdotes astrónomos pueden ser también identificados como reyes de sus países. Es con este autor latino con quien aparece la figura del rey viejo, el Melchor al que admiran muchos niños en la actualidad. La primera referencia al hecho de que los Reyes sean tres la ha encontrado Cardini en las catacumbas de Priscilla, en Roma. En esta necrópolis paleocristiana, excavada a partir del II a. C. aparecen las representaciones de tres figuras que desfilan ante la Virgen y el Niño Jesús.

La leyenda de los tres magos atravesó el periodo difícilmente escrutable históricamente de la Alta Edad Media, en medio de las reflexiones de los sabios de entonces que más huella han dejado en la posteridad, como Beda el Venerable o Isidoro de Sevilla. También tiene raíz medieval la tradición que afirma que los restos mortales de Melchor, Gaspar y Baltasar se conservan en la Catedral de Colonia.

Las diferentes caracterizaciones de los reyes son de aparición tardía. En un principio, las tres figuras presentaban rasgos similares y resulta difícil determinar el momento exacto en que uno de ellos se convirtió en un anciano con barba blanca y los otros dos en un hombre de pelo claro y un negro. De cualquier modo, a partir del siglo XV se encuentran en la iconografía estos tres perfiles ya claramente definidos.

Antes, en 1306 el pintor florentino Giotto di Bondone incorpora al imaginario la estrella fugaz que guió a los inmortales viajeros. Es él quien, según explica Cardini, introducirá la imagen de la conocida estrella de Belén como una estrella fugaz. En realidad, lo que dibujó el artista italiano fue el cometa Halley, que aquel año fue visto en el cielo de Europa, causando una honda impresión que quedó patente en los escritos de todos los cronistas. Giotto, mientras la mayoría de sus contemporáneos interpretaron la aparición del astro como un mal augurio, decidió darle la vuelta a la superstición e introdujo la estrella como signo de noticia jubilosa en su cuadro «La adoración de los Reyes Magos». En la mañana del 6 de Enero ... , siglos después, los niños de “casi” todo el mundo, celebran la que sin duda es para ellos la noticia del año.

En Italia se festeja el Día de la Befana ... pero ésta es otra historia ...



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De: karmyna Enviado: 05/01/2018 01:20

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De: 2158Fenice Enviado: 06/01/2018 05:58

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